Borgo dei Possèri, il richiamo della natura in vini trentini di montagna
Il suo distributore Proposta Vini con acuta analisi tecnica la presenta come “un’azienda di montagna che, con il cambiamento climatico in corso, si trova avvantaggiata per la capacità, data dall’altitudine, di produrre vini freschi, longevi e con le note aromatiche accentuate: seguendo le più moderne tecniche vitivinicole si sono esaltate le caratteristiche di freschezza, aromaticità e longevità sia per i vini fermi che per il suo spumante metodo classico”, perfetta introduzione a questa cantina che nella zona di Ala in provincia di Trento ha impiantato non soltanto 21 ettari vitati ma anche un solido intreccio di istanze culturali e spinte ideali.
L’azienda a sua volta sposa la definizione di “una sorta di pianeta enoico sospeso tra la valle solcata dall’Adige e le cime che portano verso le Piccole Dolomiti, catena montuosa cerniera tra Trentino e Veneto, da dove ammirare la Vallagarina nella sua complessità ambientale, con Ala crocevia di scambi e custode di sfide agricole insolite quanto sconosciute, ingiustamente dimenticate”, come scrive Nereo Pederzolli nelle note pubblicate sulla pagina Facebook della cantina (https://www.facebook.com/BorgodeiPosseri/photos/?ref=page_internal).
Qui, prosegue Pederzolli, “tra zolle che diventano gradatamente rocce” esiste un habitat “scandito da piante alpine che convivono armoniosamente con l’ulivo, tra paesaggi dove i contrasti diventano l’essenza stessa di questo angolo rurale, strappato con caparbietà e intelligenza alla forza espansiva dei boschi e della montagna”.
Si tratta di “campi vitati incastonati su terrazzamenti solivi, piante che tornano a riappropriarsi di spazi e terreni da sempre accuditi con sapienza e caparbietà che soltanto i contadini montanari ancora tramandano”.
Sarebbe questo il germoglio da cui sboccia l’esigenza etica “di far rivivere la storica borgata contadina in quota, sopra l’abitato di Ala” grazie ad una “opzione vitivinicola anzitutto dettata dal cuore”, quella condotta da Martin Mainenti con gli amici e soci Maria Marangoni, Massimo De Alessandri e Margherita de Pilati.
Dal canto suo il gruppo di lavoro si definisce un team “giovane, motivato e altamente qualificato”, i cui vini “attingono alla tradizione trentina, ma reinterpretati in modo che la nostra montagna divenga elemento stilistico”, al fine di “recuperare il passato per renderlo parte integrante del futuro, gustando vini che cercano di raccontare la storia, buoni non solo da bere, ma pure per gioire”.
Per questo in azienda organizzano degli intensi Enotour con i quali desiderano fare conoscere “i sentieri che attraversano la nostra azienda”, per vivere l’emozione di sorseggiare un vino “direttamente tra le radure, i boschi e i masi che lo vedono nascere”
… offrendo un calice ma anche una cartina grazie alla quale seguire un percorso multisensoriale “che ti porterà all’interno di spazi organizzati da noi chiamate Isole”.
L’evidente sensibilità sottesa al progetto si traduce anche in una Descrizione poetica dei vini che abbiamo avuto il piacere di ricevere dall’azienda, in cui i tecnicismi della degustazione lasciano il posto al gusto dell’umanità: per questo abbiamo deciso di riportarne i concetti al fianco della nostra analisi.
Tali note partono dal Müller Thurgau Quaron in quanto rappresenta “il primogenito, quello che ormai è diventato grande, si mantiene e dà soddisfazione alla famiglia, nato da genitori al tempo giovani e che vedevano nel monovarietale di uve Müller la possibilità di fare grandi cose”, tanto che “quando lo bevo penso alla fatica fatta per creare i primi vigneti ed al tempo… volato”.
Un vino adulto che però mantiene la fibrillante freschezza della gioventù, riverberando profumi vicini al gelsomino e sentori che richiamano cedro, frutta tropicale e susine gialle, su un pattern di intensa acidità che contraddistingue lo spirito di buona parte della produzione del Borgo.
Il Furiel è un Sauvignon Bianco “in crescere, una sfida con il territorio e con i nostri primi passi sulle tecniche di vinificazione: lo bevo e ritrovo il varietale, non solo, anche sapidità e mineralità espressione delle nostre stupende montagne”.
Sul piano olfattivo le tipiche note verdi del vitigno sembrano ingentilite dalla suggestiva nota del glicine, mentre alla beva dona echi di pera, yuzu e un cenno di olivello spinoso.
Arliz Gewurztraminer “è sempre poco, ne vorrei di più e per questo lo centellino come fosse oro: cercare la piena maturazione delle uve non è sempre semplice, dovendo combattere con l’ingordigia degli uccelli, ghiotti di quest’uva dal colore dorato”.
Noi vi abbiamo ravvisato un bouquet di mela Golden seguito in bocca da una sensazione di panna fresca accompagnata da ananas, cedro candito e alchechengi.
Seduce il suo carattere zuccherino associato a una travolgente acidità.
Ci si abbandona al suo finale lungo e suadente.
I bianchi fermi chiudono con il Malusel, una sfida in campagna e in cantina scaturita da pressante richiesta di giovani enologi nel cimentarsi “nell’alchimia di una cuvée bianca da interpretare anno per anno”.
Tale blend di Chardonnay (60%), Sauvignon (20%), Müller Thurgau (10%) e Gewurztraminer (10%) sembra un continuo rimando a un mirabolante sunto dei vini precedenti, un prisma sensoriale ricchissimo di sfaccettature dove si ritrovano i citati fiori e frutti, ma elevati in intensità per la parte floreale, mentre ogni tono fruttato suggerisce una maggiore maturazione della polpa: segno peculiare invece è una più decisa impronta speziata che dialoga con l’Oriente.
Per i rossi si inizia dal Merlot chiamato Rocol, da “un vigneto strappato al fondo valle e cresciuto nella nostra azienda a 600 metri di altezza […] su terreni ripidi e tanta fatica ma anche eleganza e complessità: lo bevo soddisfatto dicendovi che anche in montagna possono fare anche grandi rossi”.
All’atteso sottobosco si unisce all’olfatto un misto di muschio e note ipogee, mentre il palato riconosce ribes nero, gelso, radice di liquirizia, corbezzolo, pepe nero e cacao.
Per il Pinot Nero denominato Paradis il produttore invece ricorda “quante tribolazioni!… l’uva è poco in pianta, pochissima, il vigneto è avaro ma noi ci crediamo tant’è che ne abbiamo piantati 8 Ha”, ciò che lo rende “un bimbo in crescita che accompagnato e seguito attentamente ci darà sicuramente infinite soddisfazioni”.
Soddisfazioni che in realtà noi abbiamo ricevuto fin da adesso, già immergendo il naso nell’effluvio di un magnifico profumo di prugna Zucchella e spezie dolci, mentre in bocca dopo un approccio acido e lievemente tannico lascia avvertire visciola, mirtillo, cioccolato al latte e cardamomo.
In chiusura, i due spumanti della casa.
Il Tananai Trentodoc Riserva a Dosaggio Zero, metodo classico che assembla Pinot Nero 50% e Chardonnay 50%, è l’ultimo nato: “lo bevo e mi sento importante, la materia prima è di primissimo ordine […] e allora ecco uno spumante maturo ottenuto da uve di montagna”.
Al naso incanta con i fiori di pesco, mentre ti trascina in atmosfere che mischiano il Mediterraneo con evocazioni esotiche, mandando in visibilio con l’intensità della pompia candita, cui aggiunge screziature di papaya e kumquat.
Fenomenale il suo carattere abboccato quando entra in mirabile osmosi organolettica con una vibrante acidità che scatena una golosità della beva di rara qualità.
E’ ovvio che ne scaturisca una beva scorrevolissima ed entusiasmante.
Per il Tananai Trento DOC Brut la considerazione del produttore è che “siamo trentini e sappiamo raccogliere ciò che di buono la nostra terra dona: convinto dell’eccellenza del nostro Pinot Nero e del nostro Chardonnay è nato Tananai…. la mia espressione del Borgo dei Posseri in Trentino”.
Rispetto alla debordante originalità del precedente, questa versione invece inneggia a un’ispirata classicità figlia del suo terroir, riportando in evidenza ciò che ci si aspetta da tale taglio ma con inarrivabile eleganza: ecco allora le mille sfumature della panificazione, la frutta secca, l’alta pasticceria, senza dimenticare cenni ad agrumi e miele.
Il citato Martin Mainenti, per spiegare lo spirito di questo progetto, ha preferito usare poche parole ma essenziali, per lasciare spazio alle immagini che mostrano il contesto ambientale in cui opera, decisivo per i vini del Borgo dei Possèri: così ha raggiunto i vigneti incastonati tra i monti per mostrarceli in tutto il loro naturale splendore nel video che segue.
Info: https://borgodeiposseri.com/?fbclid=IwAR3N6Ua15hIiRTcziupwW2HboPAwVLW9rXx4hFHEQioU9YH_W0Os6V8cCPc
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/borgo-dei-posseri