Borgo Deodato, un agriturismo tutto da mangiare al centro della Sicilia
Dal cibo al riposo, a Borgo Deodato fanno tutto in prima persona.
La pasta viene dai grani che coltivano loro, anche da una qualità autoctona come la Simeto. Le carni (di tutti i tipi) sono di animali allevati in azienda. Per i formaggi (di tutti i latti) la materia prima viene munta nelle loro stalle e il prodotto finale è opera dei casari interni. Frutta, uova, verdura, tutto è coltivato nei loro campi. Pure il vino e l’olio nascono dalle loro mani con uve e olive di proprietà. Perfino gli alloggi in cui dormire, dalla costruzione fino alle rifiniture, sono opera loro, visto che i proprietari svolgono anche un’attività di impresa edile.
“Loro” sono Antonio Bernanasca e la moglie Sara, cui aggiungere tutti i collaboratori che costituiscono una sorta di famiglia allargata che cura ogni dettaglio di questa tenuta di circa 180 ettari in contrada San Cataldo 1, non lontano dal centro abitato di Villarosa (Enna).
Collaboratori multitasking: può infatti capitare che un muratore del settore edile dell’azienda, quando sono fermi i cantieri, si metta a fare il formaggio, perché la massima preoccupazione di Bernanasca è di non perdere le persone fidate.
I fatti gli danno ragione: le mille attività della struttura vanno a gonfie vele e sono in crescita. Per questo Borgo Deodato è il gioiello di cui l’Azienda Bernanasca va fiera, motivatamente.
Il servizio di ristorazione avviene in una costruzione in mezzo al verde, dalla cui finestre emergono i versi di tanti degli animali che gironzolano nei larghi spazi a loro disposizione.
Il successo di Borgo Deodato sta montando sempre più. Si è sparsa la voce della genuinità dei prodotti, tutti rigorosamente biologici.
Infatti tutto ciò che arriva nel piatto ha sapori e profumi inauditi, a partire da carni e salumi, prodotti da bestie che mangiano bene e sano. I maiali in particolare sono nutriti con favetta, orzo e crusca, metodo tradizionale.
Il risultato è evidente quando ti arrivano in tavola salumi e formaggi. Il piatto d’entrata può comprendere prosciutto di coscia, salame, coppa, tutti di suino nero, tutti da mangiare con il… naso. Sì, perché già i soli profumi appagano. Tra i formaggi svetta il primo sale, con le successive declinazioni del pecorino, mentre la ricotta brillerà di freschezza lì accanto.
Non sottovalutate le verdure in pastella: dentro la doratura ci sono delizie dell’orto a millimetro zero e ve ne invaghirete al punto da non potere smettere. Ma anche il pomodoro crudo a fette è un trionfo di gusto, come lo stesso pane di grano duro dal sapore antico.
Il primo piatto immancabile qui sono i casarecci con il ragù di maiale. Più casarecci di così non si può, visto che nelle cucine impastano a mano le farine del grano coltivato nei loro campi lì intorno, adiacenti a quelli in cui vengono allevati allo stato semi brado i maiali neri.
Lo stesso discorso vale per l’altro primo che vi serviranno: maltagliati con grano e uova dell’azienda, conditi con la ricotta che fanno loro e qualche ciuffo di prezzemolo. La pasta è leggera e delicata, dal sapore di uova fresche così intenso che ti sembra di starle bevendo crude. Potreste mangiarne dieci piatti senza ve ne passi la voglia.
A questo punto soltanto i temerari riusciranno ad approcciarsi al ricchissimo secondo di carni, un tris con agnello, salsiccia e bistecca di maiale o di bovino. Ma anche se starete scoppiando, non ce la farete a sottrarvi. L’agnello ha la consistenza di una crème brûlée, tanto si scioglie in bocca, mentre la carne di maiale è, semplicemente, la più buona che abbiamo mai mangiato fino a oggi.
Per il dolce, la superba bontà dei cannoli di ricotta.
Anche il vino, ça va sans dire, è autoprodotto. Un nero d’Avola da un antico vigneto di loro proprietà che si trova in una zona molto vocata dell’Etna, tra Solicchiata e Randazzo. Due le versioni. In sala preferiscono spingere quella più giovane, con tre mesi di affinamento in acciaio, in cui il vitigno si esprime con insolita delicatezza, rimanendo molto beverino. A noi ha convinto molto di più quello in bottiglia già da un anno, dal frutto maturo e con un corpo convincente.
Fine pasto con un buonissimo liquore di alloro, anch’esso di loro coltivazione.
Se così sazi e soddisfatti non ve la doveste sentire di rimettervi in macchina, potreste approfittare delle ospitali stanze che si trovano nello stesso cortile su cui si affaccia il ristorante. Sono curatissime, arredate con grande gusto vintage, rifinite ad arte.
Se poi volete ancora una ragione per soggiornare a Borgo Deodato, pensate alla prima colazione dell’indomani: salumi e formaggi intorno a una ricotta fatta appena poche ore prima, con la frutta di stagione colta dall’albero al momento.
Storia, filosofia e vita quotidiana dell’agriturismo Borgo Deodato nelle parole di Antonio Bernanasca.
Info: www.agriturismoborgodeodato.it