Bricco Maiolica, vini contadini da quattro generazioni a Diano d’Alba
Se la parola “contadino” ricorre spesso nel definire se stessi o i propri vini, ti rendi conto di quanta sincerità appassionata, umiltà umana e competenza agricola ci sia dentro Bricco Maiolica, Azienda Agricola di Diano d’Alba (Cuneo) che rappresenta una delle fondamenta della cultura materiale del Paese.
“Dal 1928 quattro generazioni della mia famiglia hanno contribuito con il lavoro e la passione alla crescita della mia azienda” si legge sul sito della cantina, nella bella narrazione carica di dignità che parla delle tante fatiche e del duro lavoro di quel “bisnonno Bernardo, mezzadro, che dopo riuscì a realizzare il suo sogno: mettersi in proprio”.
Sulla collina in cui egli acquistò i vigneti, è sorta questa realtà di pregio che oggi offre i classici vini piemontesi con precisa filosofia di produzione, fortemente voluta dal discendente Beppe Accomo che nel 1985 ha preso le redini di questa lunga epopea familiare.
Filosofia che prevede “basse rese ed uva sana e ben matura”, grande attenzione all’ambiente e quindi nessun utilizzo di “anticrittogamici di sintesi né antimuffa”, con l’obiettivo “di operare al meglio nel rispetto della tradizione e di trasferire, quanto più possibile, le mie radici profonde, la mia vocazione, il carattere e la mia personalità dal vigneto al bicchiere”.
In questo percorso si è aggiunta Claudia Castella con cui nel 2013 nasce “l’idea di unirci e unificare le due aziende, Bricco Maiolica e Castella”, creando nuove etichette e affiancando l’agriturismo Casa Castella.
Il manifesto aziendale è contenuto in una frase illuminante firmata da Claudia e Beppe: “alcuni ci definirebbero figli d’arte, ma per noi langhetti, è più usuale il termine figli di contadini, perché solo noi sappiamo e conosciamo i racconti e poi la vita dura che ci hanno scalfiti, poiché è un’arte lavorare la vigna e produrre vino”.
I vini prodotti sono tutti meravigliosi.
A partire dal basico Langhe Nebbiolo, coraggiosamente “affinato in acciaio inox per circa 10 mesi”: ti accoglie con un profumo di nobiltà, mentre al palato il tannino si esprime subito con calore, lasciandosi poi cullare da un’intensa acidità, fino a un lungo finale che ti congeda con note di liquirizia e sentori pepati.
Anche la Barbera d’Alba fa solo acciaio e si avverte dal valore assunto dal frutto nonché dall’inaspettata ma gradita acidità che ti invade al suo ingresso in bocca.
Poco prima il naso aveva avvertito bacche e spezie in maniera avvolgente, mentre dopo il retrogusto fa affacciare mirtilli e ribes, insieme a un soffio erbaceo selvatico, fino a un finale piccante. Evolvendosi nel bicchiere, tira fuori la seta e una patina d’eleganza.
Il Dolcetto di Diano d’Alba ha profumo austero ricco di spezie, mentre il sorso è accattivante fin da subito, grazie ancora a una sensibile acidità.
Il palato intanto si inebria di gelsi neri e radici aromatiche.
E’ tutto un programma poi che il gioiello di famiglia, il Barolo, venga riportato alle sue radici più umili e quindi vere, con un nome programmatico come Contadin.
Bouquet di profondo bosco, dominato dai mirtilli, ha colore intensamente scuro, mentre in bocca l’abbrivio è di organza dall’immensa eleganza. I tannini compatti rimangono nelle retrovie, lasciando che il palco del palato veda protagonisti il melograno e i lamponi maturi, con un sorso pieno ma non invadente, fino a un finale con spruzzata di pepe bianco.
Non potevamo non chiedere a Beppe Accomo di raccontarci il suo progetto enoico e i vini che ne sono il frutto: lo ha fatto nel video che segue.
Info: www.briccomaiolica.it
Distribuzione: www.propostavini.com