Il Brunello e i vini di Montalcino di Corte dei Venti
Il vento è, tra i fenomeni naturali, quello più inafferrabile, indefinibile nel suo essere apoditticamente sfuggente, in grado di stimolare nell’Uomo sentimenti mutevoli in base alla forza che esprime in un determinato momento, quindi amato nella sua dolcezza e temuto quando sviluppa irruenza: per questo assume fascino letterario e perfino mitologico che un’azienda vitivinicola dedichi il proprio nome al soffio di Eolo tanto omerico quanto virgiliano, chiamandosi Corte dei Venti in omaggio alla “particolare confluenza dei venti che costantemente soffiano” nella propria zona, a sud est nel comune di Montalcino, in provincia di Siena.
E’ la più soleggiata del territorio e proprio grazie ai venti gode di “un clima mediterraneo privo di nebbie che favorisce la salute sia delle viti durante la fase vegetativa che dell’uva durante la vendemmia”.
C’era in corso ancora la seconda guerra mondiale quando nel 1943 venivano idealmente piantati i semi imprenditoriali dell’azienda che alla fine degli anni ‘80 avrebbe assunto la denominazione di Corte dei Venti.
A distanza di oltre settant’anni qui sostengono di metterci “un pizzico di follia e tantissima passione” nel coltivare cinque ettari di vigne in cui l’uva viene raccolta “rigorosamente a mano” per essere vinificata e invecchiata all’interno della cantina, con un affinamento che per il Brunello “dura 36 mesi in botti di rovere di Slovenia da 20/25 hl e almeno 8 mesi in bottiglia, mentre la riserva la lasciamo affinare fino a 48 mesi in botte e 12 mesi in bottiglia”.
Il Brunello di Montalcino DOCG di Corte dei Venti si presenta con un profumo intenso di cuoio e selva, mentre in bocca srotola un velluto di rara eleganza, con sentori di more, melagrana, cacao, pepe bianco, fino a un tocco finale di liquirizia.
Il sorso è materico, alleggerito da una buona acidità. Con l’ossigenazione esprime un irresistibile piglio zuccherino.
Il Rosso di Montalcino a un forte impatto boschivo del bouquet fa corrispondere al palato una densità tanninica foriera di more, corbezzoli e un cenno di aneto, con sensazioni balsamiche.
Vino imponente che non nasconde la sua natura possente quanto il nerbo alcolico.
L’azienda propone anche due blend.
Sant’Antimo assembla Sangiovese grosso (60%), Merlot (20%), Cabernet Sauvignon (10%) e Syrah (10%), producendo un cromatismo denso di un carmineo impenetrabile. Profuma di viola e dona evocazioni ipogee, mentre in bocca porta un’amabilità pervasiva intrisa di amarena, cacao e gelso nero, fino a un cenno di liquirizia. Corpo spesso e carnoso, beva carezzevole ricca di sfumature sapide, è un vino irresistibile che merita un pasto importante.
Silvana Igt mette insieme Sangiovese Grosso(60%), Syrah (30%) e un saldo di Merlot e Cabernet Sauvignon, portando al naso percezioni di rovo, mentre in bocca l’approccio è fruttato, leggermente abboccato, con accenni minerali, trasmettendo sensazioni di visciola, carruba, cioccolato bianco, chiudendo con erbe officinali e una nota piccante.
Ci descrive la cantina e i suoi vini Clara Monaci, nel video sottostante.
Info: https://www.lacortedeiventi.it/