Cà de Noci, vini delle colline matildiche di Reggio Emilia
Trent’anni quasi di agricoltura biologica certificata a tutela di varietà autoctone a rischio, rinverdite all’insegna di gusti originali: è la sintesi della vicenda vitivinicola della cantina Cà de Noci che opera in località Vendina a Puianello di Quattro Castella, in un vocato lembo collinare della provincia di Reggio Emilia.
La storia dell’azienda racconta che “le prime vigne furono impiantate nel 1970 dal papà Vittorio, docente di agraria, con la passione per il lavoro in vigna, scegliendo alcune varietà autoctone che ancora oggi resistono e sono mantenute come patrimonio genetico con studi e ricerche: tra queste, la Spergola e il Malbo Gentile e rare varietà di Lambrusco”, cui si aggiungeranno negli anni tra il 1970 ed il ’76 “altre vigne tra cui Malvasia e Moscato, con sistemi di allevamento a doppio cordone tipiche di quegli anni”.
E’ nel 1993 che i figli Giovanni e Alberto iniziano la conduzione diretta dell’azienda “convertendo le vigne in biologico e vinificando direttamente solo le proprie uve”.
Seguono i primi imbottigliamenti, la costruzione della cantina, le vinificazioni di altri rifermentati in bottiglia e di un passito, l’abbandono della chimica, l’incremento degli ettari vitati, l’utilizzo dei lieviti indigeni, la certificazione dell’adozione del regime di agricoltura biologica.
Tutto questo avviene sulle colline matildiche, memori del periodo medievale segnato dalla presenza di Matilde di Canossa e di altre tumultuose vicende storiche che vantano radici etrusche e romane.
Altrettando storici alcuni rari vitigni reggiani ormai quasi abbandonati che invece la cantina sta tutelando e valorizzando, come il Lambrusco Montericco, il Malbo gentile, la Sgavetta e la Spergola, mentre “altri vitigni recuperati dalla nostra collina e dalla nostra storia sono in fase di studio e sperimentazione con vinificazioni dedicate ad ogni vendemmia”, un “impegno continuo di studio e recupero che coinvolge anche ricercatori e tesisti dell’ Università di Modena e Reggio Emilia”.
L’azienda coltiva “cinque ettari di vigneti in piccoli appezzamenti tra terreni di collina sassosi e limosi collocati lungo la valle del torrente Crostolo”, i cui suoli “si inseriscono nelle colline ai piedi dell’Appennino tosco-emiliano, una zona che ha origine da movimenti geologici molto complessi perché legati ai movimenti delle rocce dell’antico oceano ligure”, trasponendosi in “una serie di sedimentazioni molto complesse che portano sedimenti calcarei, marne ma anche fanghi rossi e depositi fini”.
Si tratta quindi di 150 milioni di anni di movimenti e stratificazioni che rendono i terreni molto ricchi di limo e con la presenza di gessi, sabbie e argille che rendono “possibile uno sviluppo profondo delle radici senza eccessi di fertilità e di vigore con una grande salinità dei nostri mosti”.
In vigna “si studiano le piante come elementi singoli scegliendo il sistema di potatura individuale”, adottando tutte le più virtuose pratiche del regime biologico, il quale “sviluppa la capacità nella pianta di reagire naturalmente alle malattie, grappoli di rara struttura polifenolica, si trasformano in cantina in vini intensi e caratteriali” senza aggiunta di anidride solforosa.
Ne consegue che la vendemmia è effettuata rigorosamente a mano, mentre la pigiatura avviene nelle ore più fresche della mattina “favorendo una più lunga e lenta fermentazione sulle bucce in presenza di lieviti indigeni”.
Poiché conosciamo e amiamo l’uva Spergola da anni, siamo partiti nella degustazione dalla sua espressione nell’Extra Brut Defratelli metodo classico, contrassegnato da un originale bouquet di mela cotogna e un fantastico cromatismo opalescente sul dorato scuro, mentre il palato avverte subito un’estrema acidità con il limone in primo piano, insieme a nettarina matura, albicocca, carruba e un tocco di vaniglia del Madagascar.
Denso, dal carattere antico, bollicine italiane di grande personalità.
Bollicine che si ritrovano anche nel Sottobosco Frizzante, blend di uve Grasparossa, Malbo Gentile e Maestri che esplode di profumi di fragolina e la cui deliziosa vivacità cremosa e tannica veicola gelso nero, barbabietola, corniolo e cacao.
Il sorso è materico, la beva piena e appagante, il carattere eclettico e complesso. Vino parecchio intrigante.
Il Gheppio è un assemblaggio di Cabernet Sauvignon e Malbo Gentile che ai profumi di sottobosco associa in bocca pera Madernassa al forno, mirtillo, susina rossa, pepe bianco e un tocco di maggiorana.
Nerboruto, afferma la propria potenza sensoriale con decisione.
Nottediluna unisce Moscato bianco, Malvasia aromatica e Spergola in una sinfonia la cui freschezza e sapidità è irrobustita dalla maturazione di 12 mesi in botti da 500 litri in rovere e acacia, conferendo spessore a una beva che individua pesca di Bivona a polpa bianca, alchechengi, cedro candito e un pizzico di cannella.
La piacevolezza di questi vini conferma la capacità della cantina di tradurre un progetto dai forti connotati intellettuali in referenze altrettanto valide sul piano ludico.
Info: https://cadenoci.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/ca-de-noci/