Calzo della Vignia, l’Ansonica dell’Isola del Giglio di Castellari
Usare il vino come veicolo di istanze sociali, culturali e ambientali non significa annacquarlo, bensì restituirgli tutto quel carico di complessità simboliche che si porta dietro dalla notte dei tempi, con l’Uomo che gli ha assegnato da sempre ruoli mitici e mistici, funzioni ludiche e religiose, facendone metafora elevata e ricovero materiale, tra pulsioni salvifiche e godimenti tangibili: l’esperienza di Castellari Isola del Giglio rientra in questo alveo ancestrale, non accontentandosi di fare un grande vino, bensì spingendosi nei territori della consapevolezza più profonda.
Infatti dichiara come propria missione “la realizzazione di un progetto viticolo, enologico che ha come scopo la valorizzazione di una terra Toscana unica, di antichissima tradizione vitivinicola”: una vicenda aziendale carica di “originalità, passione e, perché no, poesia” che “parte dal Giglio, un’isola fatta di vento, macchia mediterranea e granito”.
Fare vino in tale contesto è “un gesto di amore per questa terra”, perché “la vite e il mare porta a recuperare terreni abbandonati da tempo, terrazzamenti e muretti a secco” fino alla “produzione di un vino ottenuto da uve provenienti da appezzamenti diversi, in modo da conferire maggior complessità e originalità al prodotto”.
“Tutto ha inizio quindici anni fa”, spiega Simone Ghelli che del progetto è il titolare, “quando I’amore per la terra, la vite e il mare ci porta a cercare i primi terreni all’Isola del Giglio, territorio magico dove l’uomo con il desiderio del facile guadagno abbandonò queste terre: un tempo su 2,100 Ha di Isola si contavano circa 500 Ha di vigneto, oggi ne abbiamo poco meno di 15”.
Da qui la decisione di “tornare a coltivare e fare viticoltura in un territorio così estremo”, in quanto massima espressione di rispetto e riconoscenza nei confronti di una pianta che alla famiglia di Ghelli ha dato moltissimo.
Tutto questo “con grande attenzione ai suoli e all’ecosistema dell’isola”, dove “la natura e il mare giocano un ruolo fondamentale, permettendoci di gestire i nostri vigneti con pratiche agronomiche arcaiche ma ancora del tutto attuali”.
Il Calzo della Vignia, da uve Ansonica in purezza, si presenta con un magnifico colore ambrato e profumi muschiati che accennano alla frutta matura, mentre in bocca l’approccio è minerale e il sorso è denso, sviluppando sentori di lievito, albicocca, frutta tropicale, fino a un tocco che ibrida l’abboccato con il vegetale, insinuando una nota di cedro candito.
Da bere con attenzione verso le sue sfumature.
Abbiamo chiesto a Simone Ghelli di parlarci di questa esperienza vitivinicola, le cui radici risalgono agli Etruschi, mentre le evoluzioni storiche hanno unito popoli e grandi personaggi: ci racconta tutto nel video sottostante.
Da sottolineare che questo nettare rientra nel progetto dei Vini delle Isole Minori dell’encomiabile Proposta Vini che distribuisce non soltanto prodotti vinicoli ma anche cultura e responsabilità sociale: infatti con questa iniziativa da anni ha acceso un riflettore su una realtà ritenuta marginale e distante, quando invece in essa risiedono le basi della civiltà enoica, oltre che perle di rara piacevolezza (http://www.storienogastronomiche.it/vini-delle-isole-minori/).
Info: Castellari Isola del Giglio
Distribuzione: http://www.propostavini.com/