Cantine D’Amico, Malvasia delle Lipari e vini biologici di Salina
Un lungo viaggio esplorativo lontano dalla propria terra, quindi il richiamo delle origini e il ritorno in patria per affondare le mani nella terra in cui si trovano le proprie radici: ha potenti suggestioni omeriche la vicenda umana di Salvatore D’Amico, proprio negli stessi scenari mediterranei solcati da Ulisse, magari con qualche tormento epico in meno ma con eguale senso identitario di appartenenza.
Per questo è molto più che un’attività imprenditoriale l’Azienda Agrobiologica di Salvatore D’Amico, una delle più antiche dell’Isola di Salina a carattere familiare, operante nel Comune di Leni soprattutto come un polo culturale che vuole tutelare e promuovere i doni di una terra di grandiosa generosità e un patrimonio storico inestimabile.
In un intervento vergato di proprio pugno per il prezioso catalogo del suo distributore Proposta Vini, Salvatore D’amico sottolinea che “il legame di un uomo con la terra dei suoi padri è certamente costituito da qualcosa di solido, geneticamente incancellabile, ma quando questa terra è un’isola, per lo più di origine vulcanica, allora si parla di dipendenza, di incapacità di sopportare il distacco fisico prolungato nel tempo, tanto da spingere all’inevitabile ritorno tutti coloro che da qui provengono”, esattamente come accaduto a lui che per anni ha lavorato al Nord.
Il richiamo è stato rappresentato anche dai ricordi familiari e dalla storia dell’azienda nel corso di tre generazioni: “iniziò mio nonno Antonino Divola, nei primi anni del Novecento, realizzando la prima cantina in località Valdichiesa e alla sua morte, avvenuta nel 1964, continuarono le figlie Grazia e Nunzia, mia madre; quest’ultima, nel 1972, insieme al marito Raffaele d’Amico ha provveduto a ristrutturare l’attuale cantina di Leni, situata all’interno di una vecchia casa eoliana e ad iscrivere i vigneti al n. 08 nell’Albo DOC del Malvasia delle Lipari”.
Quest’ultimo è lo stesso periodo in cui inizia l’impegno di Salvatore nell’azienda, portando a termine nel 1976 alcuni esperimenti “forte dell’ausilio di vecchi preziosi manoscritti del nonno e delle esperienze maturate dai miei genitori”.
E’ avvenuto così il ritorno alle terrazze con il ripristino dei muretti a secco, tecnica millenaria ricca di testimonianze da queste parti, oggi sempre più oggetto di recupero, con la benedizione dell’Unesco.
Altra associazione tenuta in considerazione da D’Amico è Slow Food che presidia le sue piante di capperi che crescono spontanee assumendo grandi pregi organolettici.
Merito del microclima unico che favorisce anche l’eccellente coltivazione dei vigneti con ceppi di oltre cinquanta anni favoriti dall’esposizione delle vigne a “correnti che attraversano la valle che è al centro dei due coni vulcanici dell’isola, Monte Porri e Monte Fossa delle Felci, entrambi facenti parte della Riserva Naturale Orientata che è vanto della nostra isola, facendole meritare l’appellativo di Isola Verde”.
Non è un caso quindi che la citata Proposta Vini abbia inserito i prodotti della cantina tra i Vini Vulcanici, con il contributo riconosciuto all’esperto Salvo Foti, “oltre che alla meravigliosa moglie Marinella Milillo”.
La produzione vinicola di D’Amico è divisa in due parti egualmente tipiche, per celebrare tradizioni dalle peculiarità specifiche.
La prima è costituita da “un viaggio alla scoperta dei vini di Salina” che sono “biologici certificati, prodotti nel rispetto della natura e della sua storia per arrivare sulle tavole degli appassionati mantenendo intatte le proprietà e i profumi delle isole Eolie”, tratti da uve di diverse varietà che maturano nella località Valdichiesa.
Spicca Ambra, uvaggio di Insolia, Catarratto e altre uve fuori dagli schemi e di grande personalità che si presenta con uno stupendo colore aranciato e profumi di argilla in ambiente marino, offrendo al palato spiccata acidità e intenso impatto zuccherino, mettendo insieme mela annurca, mandarino verde, maracuja, petali di rosa e soprattutto karkadè in evidenza.
Più fruttato e serenamente classico il Salina Bianco Tenuta Valdichiesa che assembla Catarratto al 50%, Insolia al 40% e un saldo del 10% di Malvasia delle Lipari e altre uve autoctone, imperniato su un’esplosione di frutta estiva resa più complessa da venature di pasticceria siciliana alla mandorla.
Il Rosso della casa è il Salina Tenuta Ruvoli da uve di Nerello Mascalese al 50%, Nerello Cappuccio al 40% e Corinto Nero e altre uve autoctone per il 10%: dal bouquet caldo e speziato, cui corrisponde in bocca un carattere tannico e un sorso denso, sviluppa sentori di mirtillo, gelso nero, pepe, liquirizia e carruba; una buona acidità ingolosisce una beva segnata dalla mineralità.
L’altro settore produttivo, particolare motivo d’orgoglio, è la Malvasia delle Lipari DOC “derivata da uve Malvasia in purezza o con l’aggiunta di un massimo il 5% di Corinto nero”, in cui l’uva “viene lasciata maturare sulla pianta e solo dopo la raccolta viene esposta al sole e fatta appassire per perdere l’acqua rimanente”.
Ancora una volta però una produzione D’Amico brilla per originalità, così la Malvasia del Léne non punta sulla proverbiale dolcezza del vitigno, bensì spiazza con un ventaglio aromatico di notevole complessità in cui si intrecciano sì note zuccherine ma avviluppate da venature perfino amaricanti come quelle delle erbe officinali, aggiungendo punte di golosità aspra del cedro e una diffusa sapidità che porta l’impronta vulcanica in maniera inequivocabile, creando una sinfonia degustativa inebriante.
Monumentale invece l’aderenza al mito della Malvasia delle Lipari DOC che attinge sfumature dolci da ogni area del Mediterraneo, dai fichi dottati al miele delle isole siciliane, dalla frutta secca del torrone a quella disidratata, fino all’uva passa: si sorseggia a occhi chiusi, sognando.
La Grappa di Malvasia delle Lipari impressiona perché riesce prodigiosamente a conservare descrittori e sensazioni della materia prima di provenienza, ma quando si legge che essa è firmata di una leggenda assoluta della distillazione come Vittorio Capovilla allora si capisce quanta cura ci sia stata nell’estrazione e sedimentazione dei sapori di un nettare indimenticabile che “riposa circa 2 anni in fustini di acciaio affinché raggiunga alte proprietà organolettiche”.
Abbiamo chiesto proprio a Salvatore D’Amico di riassumerci tutto il suo mondo vitivinicolo davanti alla nostra telecamera: lo ha fatto nel video che vi proponiamo qui sotto.
Info: https://www.cantinedamico.it/vini/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/info-per-ordini