Il Carema di Chiussuma, vino estremo dai terrazzamenti del torinese
La chiamano viticoltura eroica, perché giusto degli eroi possono mettersi a coltivare fazzoletti di terra ostici da raggiungere e arcigni da coltivare, tra pendenze vertiginose e gli spazi angusti dei terrazzamenti, esattamente come si presenta il territorio agricolo di Airale, frazione di Carema, piccolo comune del torinese che va a lambire il confine con la Valle d’Aosta, dove ha impiantato la propria attività la cantina Chiussuma.
A dirigerla, Rudy Rovano e Alessandra Perona, insieme a una nostra vecchia conoscenza, Matteo Ravera Chion, di cui abbiamo già parlato tre anni fa per il suo lavoro nel Canavese e per il contestuale impegno come “restauratore di paesaggio” proprio dei terrazzamenti abbandonati del Carema.
Terrazzamenti che rientrano nella definizione di “arte dei muretti a secco” con la quale sono stati accolti nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO dal Comitato per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale riunitosi tra il 26 novembre e il 1° dicembre 2018 a Port Louis nelle isole Mauritius: tale iscrizione riunisce otto Paesi europei accomunati da questo prodigio architettonico, in cui oltre l’Italia sono annoverati Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
In tale occasione l’Unesco ha spiegato che l’arte dei muretti a secco “consiste nel costruire sistemando le pietre una sopra l’altra, senza usare altri materiali se non, in alcuni casi, la terra asciutta”, pratiche conservate e tramandate “nelle comunità rurali”, nelle quali tali strutture “vengono usate come rifugi, per l’agricoltura o l’allevamento di bestiame e testimoniano i metodi usati, dalla preistoria ai nostri giorni, per organizzare la vita e gli spazi lavorativi ottimizzando le risorse locali umane e naturali”, dimostrando “l’armoniosa relazione tra gli uomini e la natura”, poiché “rivestono un ruolo vitale per prevenire le frane, le inondazioni e le valanghe, ma anche per combattere l’erosione del suolo e la desertificazione” (http://www.unesco.it/it/News/Detail/600).
(http://unescoblob.blob.core.windows.net/img-articoli/UploadCKEditor/muretti.jpg)
Il distributore Proposta Vini sottolinea la determinazione con cui “Alessandra, Rudi e Matteo cercano di (ri)dare, al vino Carema, quel posto che, per i sacrifici e l’ingegno di tante generazioni che li hanno preceduti, gli spetta; ci vuole una visione onirica e tanta forza mentale creativa per rimettere in produzione le antiche terrazze dove si lavora solo con mezzi manuali ma è proprio questo intento e questo agire che può trasmettere un messaggio forte e autentico di quello che oggi viene definita territorialità: per questo e per altre ragioni legate all’oggettiva difficoltà di lavorazione Chiussuma è entrata a far parte, a pieno merito, dei Vini Estremi”.
Si tratta di un progetto di formidabile fascino che “dà spazio e visibilità a piccoli-grandi vignaioli italiani che, in zone sconosciute e impervie, spesso in minuscoli fazzoletti di terra strappati alla montagna, alla roccia e al mare, sanno produrre vini unici e preziosi”.
Nell’ambito in cui viene descritto il progetto i tre vignaioli si firmano come I ragazzi di Chiussuma e spiegano così il proprio impegno: “tanta fatica e tanto sudore per il mantenere e recuperare l’incredibile e immane lavoro svolto nei secoli per plasmare un territorio unico rubato alla montagna.
Passione, innovazione e tradizione nella convinzione di produrre un vino unico nelle sue caratteristiche”.
A ciò nella brochure vengono aggiunte queste note: “… nasce sotto le montagne e in zone soleggiate, talvolta appoggiato ad alberi vivi e produce vini apprezzati anche nelle mense de Serenissimo Duca di Savoia ed aggiunge in piccoli fusti viene esportato fino a Roma, dove è considerato come il Lachrima e […] altri vini generosi di carattere simile” (Andrea Bacci [traduzione di Mariano Corino], De naturali vinorum historia, 1992, ordine dei cavalieri del tartufo e dei vini d’Alba).
Tutto questo avviene in quel di Airale Superiore su 2,5 ettari vitati su terreni morenici coltivati a uve Nebbiolo dalle quali nasce il vino Carema, frutto di vendemmia manuale, macerazione di 15 giorni sulle bucce e affinamento di 24 mesi in botti di legno esauste.
Caldo e avvolgente, ti accoglie trasportandoti nel suo terroir esprimendo un bouquet che richiama il fogliame di bosco, mentre al palato emergono lampone, ribes rosso, prugna e cioccolato bianco.
Ben acido e dalla beva molto golosa, manda in estasi con il fantastico piglio zuccherino.
Un vino monumentale che non manca di farti avvertire tutta la sua importanza durante la degustazione.
A Rudy Rovano abbiamo chiesto di raccontarci l’impegno quotidiano in questa attività ricca di fatica e complessità ma anche di grandi soddisfazioni: ci ha risposto nel video che trova qui sotto.
Info: https://www.instagram.com/chiussumavini/?hl=it
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/chiussuma