Casa Belfi, dalla Marca Trevigiana i vini biologici di Albino Armani e Maurizio Donadi
Vini definibili come naturali, reale applicazione dei criteri biologici e concretezza scientifica della biodinamica sono temi ancora caldi e parecchio dibattuti nel mondo vitivinicolo, con le fazioni divise tra la grande industria che teme di vedere messo in discussione il ruolo nascosto ma per essa fondamentale dell’uso massiccio di artifici invasivi e un gruppo sempre più nutrito di piccoli vignaioli per i quali etica del lavoro trasparente, totale pulizia del prodotto e rispetto dell’ambiente sono invece asset irrinunciabili: in tale contesto un ruolo fondamentale per far pendere la bilancia dalla parte dei vigneron con una morale è stata l’attività rigorosa di Casa Belfi, l’ammirevole progetto di Albino Armani e Maurizio Donadi che a San Polo di Piave in provincia di Treviso nel Veneto sta dimostrando come un altro mondo enoico sia possibile e perfino auspicabile.
Definendoli efficacemente “naturali per vocazione”, Casa Belfi spiega che i propri vini biologici “nascono nella Marca Trevigiana, a San Polo di Piave, dall’incontro fortunato tra due vignaioli appassionati: Albino Armani e Maurizio Donadi; ne è scaturita una filosofia di coltivazione delle uve e di produzione dei vini ispirata alla viticoltura biodinamica di Rudolf Steiner, nel rispetto della tradizione e della naturalità; qui l’uomo, in campagna come in cantina, si misura con la vigna e con l’uva, con i loro ritmi e i loro bisogni, un processo che arriva fino alla bottiglia, seguendo i protocolli della coltivazione biologica e biodinamica”.
Un contesto così limpido negli intenti e puro nelle pratiche non può che scaturire da animi sensibili e in quanto tali permeabili alla Poesia, come dimostra tale dichiarazione d’intenti espressa in termini bucolici: “tutta la Natura sussurra i suoi segreti a noi attraverso i suoi suoni. I suoni che erano precedentemente incomprensibili alla nostra anima, ora si trasformano nella lingua espressiva della natura”.
E’ la dimostrazione della straordinaria vitalità e sorprendente modernità del pensiero dell’immenso Rudolf Steiner, austriaco vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, gigante del Pensiero la cui esuberanza intellettuale si è riversata nelle più disparate discipline, come filosofia, agricoltura, sociologia, architettura, antropologia, pedagogia, politica, medicina, esoterismo, musica ed economia, ambiti uniti dalla sua indagine a tutto campo nello scibile umano sfociata nella creazione della dottrina dell’antroposofia, sintesi della sua ossessiva ricerca di un punto d’incontro tra scienza e spiritualità.
Per il numero di feroci critiche e acrimoniose condanne ricevute ci si sarebbe attesi un rapido oblio di un simile personaggio e una damnatio memoriae nei confronti del suo Pensiero, invece a quasi un secolo della morte eccolo vivo e vegeto attraverso le sue idee non convenzionali quanto provocatorie, nel ruolo di agit prop anche post mortem capace di innescare l’emozionante rivoluzione della biodinamica nel settore del vino, una delle più fibrillanti novità che siano finite in un bicchiere da qualche decennio a questa parte.
Casa Belfi dichiara esplicitamente di sentirsi continuatore di tanta immensità concettuale, come quando afferma di credere che “il rispetto, la tradizione e la riscoperta di antichi metodi siano la via più semplice per ascoltare la musica primordiale della natura: da quest’intima armonia tra terra, cielo, vite e uomo nascono vini semplici, a residuo zero, non filtrati, non chiarificati, sani, autentici e longevi”, ma anche “ricchi di sentori di terra e di radici, materici e densi, perfetti per capire cosa siano davvero i lieviti indigeni e il loro apporto sensoriale”.
Cosa siano questi principi biodinamici è presto spiegato: “Maurizio nutre la propria terra con decotti, infusi e tisane a base di ortica, equiseto, silice e camomilla e la rende fertile grazie al corno letame; per difenderla utilizza solo zolfo, rame e prodotti a base di microorganismi utili a contrastare i parassiti”, metodologie che sono “il frutto di curiosità e ricerca maturate negli anni e studiate lungo i secoli: tra i filari delle vigne suonano le arpe a vento che regalano ai visitatori e alle piante l’equilibrio che, da sempre, vanno cercando; passare da Casa Belfi, assaggiare il nostro vino, basterà a capire come mai, qui, hanno scelto di tornare animali e insetti scomparsi da decenni”.
Qui si staglia ancora di più la figura di Maurizio Donadi, il cui percorso inizia alla fine degli anni Novanta, subito dopo la formazione presso la scuola enologica di Conegliano, quando scopre che l’approccio convenzionale in vigneto e in cantina non va, poiché “dopo ogni trattamento in campagna Maurizio sta male: palpitazioni, febbre, malesseri”, così “va avanti storcendo il naso e stringendo i denti per qualche anno, poi nel 2004 dice basta: conversione totale al biologico, processo lungo e faticoso culminato nel 2016 con la certificazione Demeter, unico produttore di Prosecco in pianura ad averla ottenuta”.
A tanta sapienza il complice Armani ha associato pari profondità interiore aggiungendo elevato talento imprenditoriale sposata con intensa azione di responsabilità sociale d’impresa: Albino infatti è un superbo capitano d’azienda capace di raccogliere l’eredità secolare della famiglia e accrescerne i fasti, ma è anche depositario di una rara intelligenza che lo ha condotto a creare un’oasi per salvare e proteggere vitigni in via d’estinzione come la Conservatoria, il vigneto in cui cura varietà di vite che stavamo per perdere.
Casa Belfi riunisce tutta questa complessità traducendola in ricchezza contadina che si dipana lungo il fiume Piave.
Ma soprattutto Casa Belfi dà vita a vini strepitosi per originalità e gusto.
Il metodo di Casa Belfi si applica magnificamente alla produzione di bollicine, come dimostrano tre referenze della casa.
Il Naturalmentefrizzante sui lieviti bianco scaturito da Metodo Familiare applicato a uva Glera prevede che il mosto fermenti “in acciaio con lieviti indigeni a temperatura controllata utilizzando acqua di pozzo: a fine fermentazione il vino viene mantenuto sui lieviti nei recipienti di acciaio inox per circa sei mesi, con l’avvento della primavera viene imbottigliato in giorni di fiori, seguendo le indicazioni del calendario biodinamico di Maria Thun; in questo periodo, il vino termina la fermentazione alcolica trasformando gli zuccheri residui in alcol e anidride carbonica”.
I profumi agrumati sono il preludio a una trionfale complessità che dispiega al palato mela, pera, pesca, albicocca, pompelmo, arancia e limone, tutto immerso in un’intensa mineralità.
Il Naturalmentefrizzante rosso sui lieviti è ancora un Metodo Familiare ma questa volta impiegato con uve Raboso in cui al naso emerge il sottobosco che arriva in bocca come insieme di lampone, fragola, ciliegia, mirtillo americano, prugna e melagrana, ammaliando con una nota erbacea.
Frizzante anche il Colfòndo Anfora sui lieviti da metodo familiare per il quale “i lieviti indigeni trasformano lo zucchero del mosto in alcool senza controllo della temperatura: il vino rimane in sosta in anfora senza travaso fino a primavera”.
Qui tornano mela, pera, albicocca e pesca, mentre gli agrumi virano verso lime e yuzu, lasciando maggior spazio ai sentori di lievito.
L’uso dell’Anfora si avverte con maggiore protagonismo nel Casa Belfi Bianco che assembla Incrocio Manzoni e Chardonnay, un sopraffino Macerato che si mostra quasi riservato all’olfatto con la sua delicata impronta floreale, mentre al gusto con maggiore decisione suggerisce cedro, pera Williams, avocado e alloro.
Qui la sapidità svetta senza mezzi termini ma senza intaccare una sorprendente limpidezza del sorso.
Anfora anche per il Casa Belfi Rosso che questa volta realizza un blend con Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Raboso per il quale “l’uva viene diraspata e messa in serbatoi dove inizia a fermentare con lieviti indigeni: dopo aver effettuato almeno 30 giorni di macerazione si procede con la pressatura e il mosto termina la fermentazione parte in acciaio inox e parte in anfora; il vino rimane sempre in serbatoi colmi, senza subire alcun travaso fino al memento dell’imbottigliamento, tenendo sempre in sospensione i lieviti” e “trascorre l’inverno in vasca all’esterno della cantina per favorire la stabilità tartarica con le basse temperature naturali”; viene quindi “imbottigliato senza filtrazione: tutte le lavorazioni in vigna e in cantina seguono le indicazioni del calendario biodinamico di Maria Thun”.
L’atmosfera boschiva si impossessa delle narici, mentre la bocca si bea di ciliegia, fragolina di bosco, ribes rosso, mora di rovo e anguria ma anche di una irresistibile nota di cioccolato.
Tante ancora le curiosità sul variegato mondo di Casa Belfi, così abbiamo chiesto ad Albino Armani un ulteriore approfondimento che trovate nel video qui di seguito.
Info: https://www.albinoarmani.com/casa-belfi/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/casa-belfi/