Casalis Douhet, vini marchigiani in Montecoriolano (MC) dal 1899
Una vicenda secolare fatta di intrecci familiari con una terra feconda non soltanto sul piano vitivinicolo ma anche su quello umano, portando il vino a farsi simbolo di tradizione agricola ma al tempo stesso pure di concreta solidarietà: accade con il Casalis Douhet in Montecoriolano, nell’area del comune di Porto Potenza Picena in provincia di Macerata.
Il sito aziendale traccia con precisione la lunga vicenda della cantina, facendo iniziare tutto dal “senatore Bartolomeo Casalis, nato a Carmagnola (To) il 9 novembre 1825, militante dell’Unità d’Italia e seguace di Cavour e Garibaldi” che “nel 1875 assunse l’incarico di primo prefetto di Macerata ove, affascinato dalla bellezza delle dolci valli marchigiane, scelse la collina di Montecoriolano in Porto Potenza Picena per costruire la sua dimora, Villa Casalis che tuttora domina il mare e le colline dell’intero paese”.
Il senatore conosceva le tecniche agricole e decise di realizzare due aziende vitivinicole “con le più moderne tecniche architettoniche ed enologiche dell’epoca”, impiantando nuovi vitigni sia autoctoni che internazionali e abbandonando “il vecchio sistema di allevamento della vite ad alberata in favore di quello più moderno a spalliera, con una produzione più intensiva”.
Di quel periodo sono preziose testimonianze “bottiglie, etichette, contratti e fatture di vendita in Italia, anche per la Città del Vaticano e la Casa Bianca di Washington”.
A proseguire l’attività concorre il matrimonio della figlia Teresa con il “Generale di Aviazione Giulio Douhet, importante teorico militare italiano della guerra aerea e grande conoscitore e intenditore nel campo enologico e vitivinicolo, il quale proseguì nella direzione dell’azienda di famiglia con molto successo, apportando idee nuove ed innovative”.
E’ così che “il marchio aziendale si fregiò anche del nome del Generale e l’azienda divenne Casalis Douhet”.
Le vicende ereditarie hanno portato nel 1970 a una donazione a favore del “Patronato Regina Margherita – Istituto P. Colosimo pro ciechi di Napoli, attualmente di proprietà della Regione Campania”, con il nobilissimo fine di introdurre “giovani non vedenti all’istruzione e al lavoro”.
Oggi la tenuta vanta un’estensione di circa 160 ettari in un unico corpo in posizione collinare e affacciato sul mare.
La missione odierna non può che partire dal cuore, riassunta in queste affermazioni: “consideriamo il vino strumento sociale di integrazione e punto d’incontro tra persone che bevendo con moderazione hanno la delicatezza di apprezzare non solo la bontà dei prodotti ma anche tutto l’amore che mettiamo nel farli”.
I gestori sono infatti sicuri che anche “il riconoscimento da parte del mercato è derivato dalla qualità dei vini e degli oli prodotti dalle nostre coltivazioni presenti nell’azienda agricola della Regione Campania Istituto Colosimo pro ciechi che si coniuga con la vocazione filantropica e con l’amore e il desiderio di aiutare i bisognosi”.
Così gli “elementi chiave della strategia adottata per il costante miglioramento sono il soddisfacimento atteso e desiderato del cliente, la certificazione dei prodotti a garanzia della loro qualità e la garanzia in termini di genuinità, in termini di rintracciabilità e di sicurezza igienico sanitaria delle produzioni”.
Buone intenzioni esaltate da un’area particolarmente vocata per la coltivazione dell’uva come quella di Potenza Picena, in cui il terreno “presenta una tessitura di medio impasto tendente al sabbioso con la giacitura di lieve collina che guarda il mare Adriatico, in modo da essere favorito dalla luminosità e il calore del sole che sono le condizioni migliori per la crescita della vite”.
Le “varietà autoctone ed internazionali di uva coltivate in azienda sono a bacca bianca come, Ribona, Passerina, Chardonnay, Pinot grigio mentre a bacca rossa come Montepulciano, Merlot Cabernet Sauvignon e Sangiovese”.
Nell’offerta della cantina da noi testata, abbiamo individuato il capolavoro nel Ribona Vintage con i suoi profumi di frutta esotica che in bocca divengono sentori di ananas, cedro, albicocca essiccata. Minerale, ha un piacevole retrogusto che propone una punta di aspro agrumato. Vino parecchio goloso.
Interessantissimo il confronto con il Colli Maceratesi Ribona DOP – Villa Casalis che si distingue al naso per un approccio maggiormente floreale, mentre al palato introduce intriganti note erbacee che virano in sensazione amaricante, confermando però il carattere salato.
I bianchi offrono anche una perla come la Passerina IGP – Nua con il suo trionfale bouquet di fiori primaverili e la vigorosa sapidità che si traduce in sentori di albicocca, pera e un cenno di cedro.
Complessità che rende avvincente la beva.
Come rosso identitario eleggiamo il Rosso Piceno DOP Giulio Douhet composto da uve Montepulciano 70% e Sangiovese 30% che scatenano all’olfatto un sottobosco lussureggiante, mentre in bocca si presenta carezzevolmente tannico nel suggerire gelso nero, corbezzolo e liquirizia.
Di buona acidità e con un corpo tenue ed elegante, conquista con un sorso complesso e ghiotto che mette il frutto in grande evidenza.
Abbiamo chiesto di illustrarci questa complessa realtà a Sergio Romano che ha risposto nel video che segue.
Info: http://www.casalisdouhet.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/casalis-douhet