Cascina Bretta Rossa, vini piemontesi di artigiani della vigna
Inneggiare a valori come la passione, il rispetto dei tempi della Natura, il lavoro artigianale, la valorizzazione dei frutti della terra, il legame con la tradizione, vuol dire porre alla base di un’attività le fondamenta della civiltà agricola e tratteggiare la più virtuosa delle filosofie produttive: è quanto avviene alla Cascina Bretta Rossa che dà vita a gemme vinicole piemontesi a Tagliolo Monferrato, in provincia di Alessandria.
“Ci sentiamo di essere gli artigiani che mettono nella bottiglia tutto quello che la vigna regala cercando di perdere il meno possibile di profumi e sensazioni” afferma con fiera umiltà il titolare Giuseppe Ravasini, parlando dell’attrazione immediata con il vino, evocando la suggestiva immagine dell’uva in spalla, icona del lavoro millenario in vigna.
“Alla base delle scelte dell’azienda c’è la tradizione di cantina, arricchita dalla curiosità di scoprire quanto si muove in questo mondo per affinare le nostre capacità operative” precisa Ravasini, ribadendo di operare “nel rispetto del terreno, delle piante e del vino”, al fine “di mettere in bottiglia quanto la vigna ci dà cercando di perderne il meno possibile”.
Una storia famigliare, iniziata con il nonno materno nel 1920, al tempo odierno improntata ai concetti “di rispetto biologico del vigneto e della vinificazione creando un vino rispettoso della salute di chi lo beve”, limitando l’uso di sostanze chimiche in vigna, la quale invece viene lavorata con la cara vecchia zappa e trattamenti biologicamente approvati.
Una storia che parte con la produzione del Dolcetto e da esso facciamo iniziare anche la nostra degustazione.
La base per comprendere il lavoro della Cascina Bretta Rossa è il Colma 14, un Dolcetto di Ovada DOC che al naso accosta al frutto fresco anche sentori di muschio e suggestioni speziate, mentre al palato sorprende in complessità assemblando fichi, un’interessante nota amara e screziature vegetali che ricordano le barbabietole, rendendo la beva per niente ruffiana. Finale di liquirizia, con afflato balsamico che sembra provenire da erbe di montagna. Vino quasi spigoloso, come quelli di gran carattere contadino, il quale conquista proprio per la sua singolarità.
Si alza il tiro della ricerca enologica nel Tajà, “espressione massima del Dolcetto di Ovada, fortemente voluto dall’azienda Cascina Brettarossa per fare conoscere al di fuori dei confini della zona questo grande, nobile ma facile vino”.
I profumi sono molto freschi ed evocano ambienti silvestri, mentre al palato si presenta vellutato e carezzevole, ben bilanciato tra l’espressone zuccherina e una vena amaricante, esprimendo prugne, spezie piccanti, cacao e sottobosco.
Sorso elegante sostenuto da perfetta acidità. Un grande vino.
Escursione nella classicità più nobile con il Barolo Case Nere il cui bouquet richiama l’apporto della botte e le atmosfere boschive. Un tannino importante è tenuto a bada dall’acidità, lasciando emergere more, mirtilli e corbezzoli, con un retrogusto di liquirizia.
Sorso caldo, beva avvincente, ottima espressione del miglior Barolo.
Ha pure valore divulgativo il Piemonte Albarossa che accende un faro su questo vitigno autoctono scaturito da un incrocio di Barbera e Nebbiolo attuato da Giovanni Dalmasso esattamente ottanta anni fa.
I profumi selvatici sono intensi come il suo colore rubino, mentre in bocca è un magnifico velluto sul quale si adagia un’amabile acidità fruttata, tra ribes, mosto di fichi e visciole.
Elegante, equilibrato, dal sorso mediamente denso ma con una grande beva. Si apprezza la delicatezza dei tannini.
L’azienda punta molto anche sulle bollicine, comprese quelle in rosato.
Come il basico Rosé Vivo frizzante che all’apertura si materializza con profumi tenuamente floreali, mentre al palato colpisce subito l’intensa acidità. Le sensazioni sono di una spremuta di melagrana con giuggiole, insieme a una nota di ciliegia. Vivacità sommessa e per questo elegante.
Più strutturato il Brut Voilà Nicola Rosé da uve Dolcetto, metodo Charmat lungo, dal bouquet di roseto così forte da risultare balsamico, impreziosito da idrocarburi.
Una buona acidità veicola piccoli frutti rossi e un tocco di alchermes. Si apprezza il bel tono cromatico rosato tendente al ramato, attraversato da un perlage spesso. Beva materica.
Una produzione di alto livello incastonata nell’Alta Langa Piemontese, “su un’antica stalla di pietra del ’600 collocata su un bricco a 400 slm che domina la valle dello Stura e dell’Orba, la città di Ovada a Ovest e quella del torrente Piota a Est con un bellissimo panorama di vigneti e di boschi che si affacciano sulla pianura e che, nei giorni più limpidi si allarga nell’arco delle Alpi per molta parte dell’anno innevate dal Monviso al Gran Paradiso”.
Pregi ambientali, agricoli e vitivinicoli raccolti nelle immagini del video seguente.
Info: http://www.brettarossa.it/