Castagno dei Cento Cavalli, sull’Etna il più grande e antico del mondo
L’albero più famoso e grande d’Italia, il più antico e più grande d’Europa, perfino il più grande esistente al mondo: vengono attribuiti svariati primati, pure con certificazione da Guinness, al Castagno dei Cento Cavalli che svetta sulla parete a est dell’Etna, sotto la tutela del Parco Regionale del vulcano, ma il dato certo e inoppugnabile è l’immensa emozione scatenata nell’animo di chi lo visita, conquistato dalla sua serena imponenza.
Si trova nel territorio del Comune di Sant’Alfio, sul cui sito si apprende che “la sua età è stimata tra i 2000 e i 4000 anni” da studiosi come il noto botanico torinese Peyronal che gli avrebbe attribuito “un’età di 3000 – 4000 anni”.
Si trova “poco distante dal centro abitato, lungo la provinciale che conduce a Linguaglossa”, costituendo “il grande richiamo naturalistico” della zona.
Intorno all’albero è stata allestita una piacevolissima area che consente di passeggiare nel verde ed eventualmente scegliere uno dei tanti percorsi guidati di trekking, puntellati di pannelli che forniscono interessanti informazioni…
… e delimitati da caratteristici muri a secco in pietra lavica realizzati a regola d’arte.
Riguardo la sua curiosa denominazione, essa è legata “alla tradizione secondo cui, sotto le sue enormi chiome, durante un temporale trovarono piacevole riparo la regina Giovanna d’Aragona e il suo seguito di cento cavalieri”.
La storia narra invece di come sia stato “cantato e descritto da numerosi viaggiatori e studiosi nel ’700 e nell’800”, mentre oggi è “meta di visitatori di tutto il mondo oltre che di botanici per i quali costituisce interessante oggetto di studio”.
Secondo le cronache del passato, soprattutto quelle settecentesche, l’albero ha attraverso lunghi periodi in “mal ridotte condizioni”, dimostrando però enorme resilienza, arrivando ai giorni nostri godendo di buona salute e “ricoperto di una sana e rigogliosa vegetazione”, merito anche dei “diversi interventi sulla pianta consistenti essenzialmente nella potatura delle parti secche e nella cura e manutenzione dell’albero” eseguiti dal Comune, di concerto con docenti dell’Università di Catania e un’apposita commissione tecnica che comprende anche esponenti della Forestale e della Soprintendenza ai Beni Culturali.
Riconosciuto come Monumento Messaggero di Pace dall’Unesco nel 2008, è delimitato da una recinzione metallica poco invasiva che viene scavalcata dagli esuberanti rami dell’albero…
… interrotta da una piccola apertura che consente ai visitatori di avvicinarsi…
… per ammirarlo procedendo in maniera circolare, come circumnavigandolo, per osservare i continui ghirigori delle sue braccia lignee che si proiettano in ogni direzione…
… cogliendo scorci singolari…
… tratti che rappresentano autentiche sculture naturali…
… rimanendo senza fiato innanzi alla sua imponenza slanciata verso il cielo…
… impressionando per l’esibito e trionfante eccellente stato vegetativo, testimoniato dalle lussureggianti gemme che già questa estate annunciavano anzitempo l’arrivo dei frutti.
Dal comune fanno bene a evocare come tale miracolo ambientale abbia toccato anche le vene della poesia, attraverso lo scrittore Vincenzo Consolo che su Specchio del 16/10/1999 lo ha definito “un prodigio della natura, una miracolosa sopravvivenza di un profondissimo tempo”, nonché “superbo orgoglio di una vita che non si spegne”.