Cattivi maestri: dalla stella a una stalla
Da evitare a Milano. Le consulenze degli chef stellati e qualche loro bistrot.
Indimenticabile la delusione da Sadler, quella sera in Giappone, menù creativo elementare, materia prima normale. Prezzi altissimi. Meglio il bistrot da cui sono passato con Battiato.
Visitato più volte Berton al Trussardi, ristorante, non male ma niente di che. La dadolata di cotoletta un gioco da bambini.
Pessimo il Bisacco, manifesto di come si portano amici e giri social in un ristorante alla moda, senza una proposta all’altezza. Parlo di alta cucina, visto il nome, la pubblicità e i prezzi. Non di marketing per palati inconsapevoli.
Berton ci mette la faccia, gli altri le conoscenze. Risultato: un risotto giallo appena decente e la “famosa ricetta del burger Berton” un flop inimmaginabile. Ingredienti standard e molta maionese. Non è da lui.
Non amo la filosofia burger ma vi segnalo due variazioni sul tema. Da Baladin, via Solferino angolo Bastioni. Carne piemontese La Granda, con erborinati e osso buco, alti e succulenti, grande materia prima (presidi Slow Food). Oltre alle mitiche birre artigianali. Il più votato dalla competenza è invece Al Mercato (buon ristorante e Burger Bar), in via Sant’Eufemia 16.
Da poco anche Al Mercato Atomico Noodle Bar in viale Bligny, con noodles, hot dog e fusion orientale. Frutto della passione di due chef, Eugenio, italo americano, gavetta a San Francisco da Alice Waters e con Janine Falvo, Angelo Garro e Michael Tusk, per un’altra idea di biodiversità, e Beniamino, ritrovato a Milano. Al Mercato troverete una sintesi fra cucina internazionale e territorio, burger grattacielo da svenire.
Tratto dal quotidiano Il Giorno del 9 novembre 2013