Cava d’Ispica, memoria rupestre millenaria della Sicilia
Un paesaggio rupestre dove ogni traccia umana è letteralmente scolpita nella pietra, come se volesse consegnarsi all’eterna memoria: per questo visitare il Parco archeologico di Cava d’Ispica è molto più di un’esperienza culturale, agendo in profondità nella sensibilità di chi lo attraversa, al punto da farsi viaggio interiore.
Merito di una stratificazione di impronte antropiche che nel raccontare antiche civiltà finiscono col dirci anche chi siamo noi oggi.
Con il contributo di una natura rigogliosa così avvolgente da creare un diaframma tra la vita quotidiana e il tempo sospeso della Storia, consentendo al visitatore di recuperare istanti preziosi per la riflessione o per perdersi nell’emozione donata da questi luoghi.
Si sente l’atmosfera della vallata in cui si cala il Parco, un’estensione di verde e rocce che nel suo dipanarsi lungo quattordici chilometri tocca i territori di Modica, Ispica e Rosolini.
L’insediamento umano nell’area “si è particolarmente attestato fin dall’età preistorica”, si spiega in una pagina web dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione, aggiungendo che si tratta di “un periodo abbastanza ampio compreso tra l’Antica età del Bronzo ed il periodo medievale, fino almeno al XIV sec., quando viene abbandonata la parte settentrionale, mentre quella meridionale continua ad essere vitale con il sito di Spaccaforno, distrutto dal disastroso terremoto del 1693”.
Il visitatore, una volta fatto ingresso dall’entrata al Parco posta nel territorio modicano, deve lasciarsi andare a un flusso di coscienza, seguendo con fiducia i sentieri tracciati che nei loro sinuosi percorsi toccano “le evidenze archeologiche monumentali”, riconducibili a escavazioni nella roccia riferiti a tre periodi: preistorico, tardoantico e medievale.
E’ possibile vedere insediamenti, necropoli scavate in grotticelle, tombe monumentali, resti di un villaggio, catacombe, piccoli ipogei funerari e ciò che rimane della Chiesa di San Pancrati.
A toglierci il fiato in particolare è stato il Complesso rupestre delle Grotte cadute, scenografica successione di “ingrottamenti di età medievale usati per abitazione”, per il quale si suppone che sia stata riutilizzata un’area cimiteriale, inclusi gli ipogei del camposanto.
Gli ambienti sono disposti su filari che comunicavano tramite scale o botole: davanti a tale sistema di socializzazione strappato alla pietra, scatta l’evocazione del tempo che fu e si rimane ghermiti dalla potenza evocativa.
Si riceve una grande lezione di umiltà e un invito alla semplicità di un tempo, ricostruendo idealmente usi e costumi degli abitanti dell’area.
Nel video che segue, abbiamo documentato questo incanto con alcune immagini realizzate durante una visita che ha lasciato il segno.
Info: http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/database/page_musei/pagina_musei.asp?ID=52&