Cenatiempo, vini eroici biologici dalla natura marina e vulcanica dell’isola campana di Ischia
L’identità come primo ingrediente del prodotto vinicolo, composta da una relazione fortissima con il territorio che intreccia vita e lavoro, all’insegna di un rispetto sacro per le caratteristiche ambientali di un terroir unico e pregiato, in cui le difficoltà geo-morfologiche mutano in elegia della fatica capace di condurre all’estasi dell’eccellenza: commuove ed entusiasma il mondo agreste di Cenatiempo, cantina di Ischia che illumina i bicchieri con spirito enoico autentico e sincero, rinunciando a proclami roboanti e affidandosi con semplicità al proprio mantra “il nostro vino si fa in collina e sul mare”.
L’affermazione “il nostro vino deve esprimere la natura vulcanica e marinara della terra ischitana” è il progetto alla base della fondazione nella prima metà del secolo scorso della cantina Cenatiempo Vini d’Ischia “con una impostazione familiare che conserva il legame con la storia: è rappresentata in modo emblematico dalla nostra cantina del ’600, un’opera stupenda scavata nella collina di Kalimera”.
Al citato progetto si affianca la missione di “rappresentare al meglio il territorio”, per seguire la quale “l’azienda si è dotata di una struttura ampia e articolata: accanto alla gestione diretta, coinvolgente e appassionata del vigneto, ci prendiamo cura della trasformazione delle uve, dalla raccolta fino all’imbottigliamento, e della distribuzione ai clienti, con un canale per la ristorazione delegato a una società esterna”.
Inoltre “interveniamo il meno possibile sui mosti: ci affidiamo al controllo delle temperature di fermentazione, alle filtrazioni meccaniche, e usiamo i solfiti in quantità appena percettibili: la scelta dei collaboratori e dei partner per la vendita dei nostri prodotti avviene tra coloro che condividono questi principi”.
Potente e inestricabile il legame dell’isola con la cantina e chi la detiene, dato che la famiglia Cenatiempo “nasce e appartiene a Ischia da sempre.”
L’azienda “nasce nella prima metà del secolo scorso con una piccola cantina sul porto di Ischia dove Cenatiempo imbottigliava vino sfuso: nell’immediato dopoguerra con il crescente boom economico, anche sull’isola d’Ischia nasce l’esigenza di produrre il proprio vino, si comincia quindi ad acquistare uva da piccoli contadini isolani e trasformarla; successivamente, la cantina si espande trasferendosi in quella che è l’attuale sede di produzione, sempre nel comune di Ischia”.
La cantina passerà al figlio di Francesco, Pasquale Cenatiempo, il quale “incrementa e modernizza la produzione mantenendo ben saldi l’eredità dei valori del passato”, con importanti e virtuosi interventi sulla cantina.
Dalla cantina spiegano che “attualmente le nostre uve arrivano sia dai piccoli conferitori isolani, sia da vigneti che gestiamo in conduzione diretta, per un totale di 6 ettari divisi in circa 15 appezzamenti: la gestione diretta dei vigneti ci permette di controllare fase per fase lo stato dell’uva, il grado di maturazione e i tempi di vendemmia che variano dall’inizio di settembre alla seconda metà di ottobre”, mentre in cantina “le fasi di lavorazione prediligono l’utilizzo di lieviti indigeni, pressatura soffice, minimo utilizzo di solfiti e temperature controllate”.
Cenatiempo racconta che “da sempre la vite è presente dalla linea di costa, a pochi metri sul mare, fino a oltre 600 metri di altitudine e, ovviamente, le vigne ideali sono proprio quelle ospitate su terrazze strette, che ricevono la migliore insolazione possibile”.
Si tratta del “contesto culturale e ambientale di quella che viene definita come la viticoltura eroica: quasi tutte le attività non sono meccanizzabili se non in minima parte e c’è bisogno di un vero e proprio eroe contemporaneo (il vignaiolo), obbligato a quadruplicare le ore di lavoro rispetto ai suoi omologhi che operano in pianura”.
Difficoltà che però hanno generato la “conservazione di vitigni spesso unici, o almeno rari che, adattatisi per secoli in questo habitat, ci danno oggi vini dalle caratteristiche difficilmente riproducibili in altri luoghi: seguendo questa straordinaria tradizione di tutela attiva della biodiversità, nella nostra vigna ci ispiriamo ai principi dell’agricoltura biodinamica per la cura del suolo”.
Emoziona la descrizione dell’impegno della struttura quando dichiara di fare il vino “con entusiasmo rispettando la vocazione antica dei luoghi: abbiamo avuto la fortuna di nascere qui e ci dedichiamo ogni giorno alla valorizzazione di profumi e aromi naturali senza interferire nei processi di fermentazione e affinamento; desideriamo che nel bicchiere si esprima la personalità di un prodotto autentico, l’identità profonda di una terra marinara e verace con il suo clima unico, per questo utilizziamo i vitigni tradizionali dell’isola con i lieviti indigeni quando è possibile e controlliamo con attenzione le temperature”.
Tutti autoctoni i vitigni impiegati nella produzione di Cenatiempo, inseriti in gran parte in ben due progetti del distributore Proposta Vini.
Il primo è quello sui Vini delle Isole Minori perché “l’isola piccola permette alla fantasia l’approdo in un luogo ben definito, delimitato da precisi confini, con flora e fauna caratteristiche, in un clima unico e irripetibile; ma le isole piccole esistono anche nella realtà e, in esse, l’uomo isolano ha dovuto accontentarsi di quanto l’ambiente gli offriva: coltivando con fatica la terra, è riuscito (e riesce) a produrre vini che sono espressione della sua geniale operosità, ricchi di luce, di colori, di profumi”.
L’altro progetto riguarda i Vini Vulcanici poiché “l’attività eruttiva dei vulcani italiani ha dato vita a terreni con caratteristiche del tutto originali e peculiari: infatti le rocce create dalle attività vulcaniche hanno origini e composizioni incredibilmente diverse che portano alla produzione di vini sorprendenti, ciascuno con una storia diversa da raccontare”.
Per conoscere il mondo Cenatiempo attraverso la degustazione si può partire dalle espressioni del vitigno Biancolella, al suo massimo nel magnifico Kalimera con i suoi profumi tropicali e i sapori che richiamano susina gialla, ananas, limone sfusato e mango essiccato. Intensamente minerale, è caratterizzato da una fantastica vena sapida presente in ogni stilla, associata a una spiccata acidità. Ne deriva un sorso brillante dalla spinta sensoriale elevata e con una freschezza impagabile.
Il Kalimera è frutto di quattro mesi sulle fecce fini in acciaio che ne esaltano la complessità, per questo è interessante il confronto con la versione più basica del Biancolella Ischia in cui tutto si riconduce all’essenziale, mantenendo i descrittori ma riconducendo il frutto al centro di tutto e amplificando l’immediatezza.
Altra gloria locale è la Forastera, ancora più strettamente simbolica per l’isola di Ischia, la cui vinificazione fin dal bouquet reca l’impronta della macchia mediterranea, portando in bocca pesca, albicocca, mela e pompelmo.
Di fibrillante salinità, seduce con un delizioso tocco erbaceo.
Biancolella e Forastera le troviamo accomunate insieme a un saldo di altri vitigni territoriali nel Lefkòs in cui primeggiano al naso i fiori con in evidenza il gelsomino e al palato pera, melone, cedro e maracuja.
In questa galleria di bianchi si inserisce la Falanghina Gran Tifeo Bianco dal bouquet agrumato che al gusto riporta kiwi, nettarina, papaya e uno stuzzicante cenno di frutta secca.
Un vino che punta sulla grande beva e l’attitudine a un gradimento ecumenico.
Passando ai rossi, in evidenza il suggestivo Per’ ’e Palummo, definizione tradizionale del Piedirosso, il quale irretisce il naso con la composta di prugne e conquista il palato grazie a lampone, melagrana, cotognata e cioccolato bianco.
Strepitosa la sua esuberanza zuccherina unita a intrigante mineralità e una golosa acidità.
Il finale amabile pressoché infinito contribuisce al suo essere clamorosamente irresistibile.
Il Piedirosso dà vita ancora a due referenze ma in assemblaggio con altre varietà locali.
Una è Epomeo Rosso Mavros che si presenta al naso all’insegna del sottobosco ed evoca al palato ribes nero, ciliegia, mora di rovo e susina rossa, esprimendo con nerbo frutto e personalità.
Il Rosato dell’Epomeo vede emergere invece all’olfatto il carattere floreale e in bocca le sensazioni di fragola di bosco e ribes rosso, facendo leva su una beva estremamente accattivante.
Gran chiusura con sua maestà Aglianico superlativo nel Gran Tifeo Rosso dal formidabile fresco bouquet di sottobosco che suggerisce al gusto lampone, prugna, corbezzolo, barbabietola e cioccolato bianco.
Decisamente tannico, materico, dal sorso quasi cremoso ed estremamente amabile, con un finale segnato da gradevolissima acidità.
Declinazione molto personale e trascinante del vitigno.
Un mondo di raro fascino sul quale vogliamo saperne ancora di più e per questo abbiamo chiesto un intervento a Pasquale Cenatiempo nel video sottostante.
Info: https://www.cenatiempovinidischia.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/cenatiempo/