Per un Cenone senza sole, Cascina Cuccagna e Blue Note
Chiusi per feste (e ferie). Non sarà semplice prenotare per il Cenone di Capodanno a Milano, quasi tutti i ristoranti che amo chiudono e rischiamo di trovare solo pizzerie e sole in agguato. Ve ne segnalo tre.
Un Posto a Milano di Cascina Cuccagna (50-60 euro, ma bevande escluse), via Cuccagna angolo Muratori, la serata con il coro gospel del Blue Note di via Borsieri (200 euro), un cenone più casalingo all’Amarcord di via Stradivari, angolo Abruzzi (55 euro). Perché il budget non è irrilevante.
Nicola Cavallaro è uno chef creativo nel progetto più innovativo della città. Grande materia prima, stagionalità, zero show cooking. Nel menù di Capodanno vi segnalo le Crocchette di baccalà con zuppetta di ceci e peperoncino. Caprino caldo con rape rosse, miele e noci. Le Tagliatelle al ragù d’oca, la Porchetta di coniglio con tortino di patate e salsa al passito e rosmarino. A mezzanotte cotechino, lenticchie e prosecco (entro domenica 29, 50 euro; da lunedì 30, 60, bevande escluse). Prenotazione obbligatoria, acconto del 40 per cento, all’estero è normale (025457785).
Il Blue Note alza la sfida del suo ristorante, mentre cantano gli Angels in Harlem Gospel Choir, alle ore 19,30. Dalle sei idee di Domenico Magistri estraggo le Ostriche al vapore di agrumi, achard del Madagascar, germogli rari e galanga. Royal di astice in aromatica di sedano bianco e piccoli ortaggi profumati al vermouth e tegolina al nero. Il clou con il Lombo di vitello laccato al mosto d’uva, foglioline di santoreggia, essenza di cottura soffiata al pepe lungo e carotine fondenti. Lingotto al cioccolato Amedei, essenza al frutto della passione, croccante di lamponi, pistacchio e oro. Dopo la mezzanotte, zampone e cotechino con lenticchie, classici dolci. Le bollicine Ferrari selezionate da Daniele De Lucia: Maximum Brut, Perlé 2007, Perlé Rosé 2007, Perlé Nero 2006, Riserva Lunelli. Grappa Solera Selezione, Segnana.
Vi consiglio: un sano Amarcord, Zoppi e Gallotti chicche da Super
Normali. Se lo siete, non vergognatevi di andare al ristorante vicino casa, che conoscete da una vita. Se non vogliono fare i fenomeni, vi troverete bene.
Lasciate perdere aragoste, caviale, astici (allevati in Canada), gamberoni (allevati a Como), le marche di champagne per allocchi. Bevete buone bollicine italiane, un grande prosecco. La mia serata normale tipo è all’Amarcord di via Stradivari, angolo Abruzzi. Ci ho mangiato bene, benino, qualche normale incidente di percorso, ma Valentino Marchese, chef cilentano, e Costantino Calicchia hanno passione.
Menù da 55 euro, garantisco per le alici imbottite cilentane, la crema di porro con uova di quaglia e scaglie di tartufo nero, i cappelletti in brodo fatti da Valentino, la faraona in salmì, insalata d’inverno e porcino fritto. L’invenzione di una parmigiana di cardi. Lenticchie, cotechino e panettone dopo mezzanotte.
Se avete un budget medio alto e non volete svenarvi da Peck, Zoppi e Gallotti in via Cesare Battisti è una grande alternativa. Vi troverete mignonne di salsa tartara, scampi o aragoste o gamberi (mono porzione).
Il patè di fegato d’oca della casa, l’aragosta in bellavista o al naturale, tortellini con il brodo a parte, zampone, cotechino e lenticchie, selezione di formaggi, anche fermier, e salumi, ottima cantina, macelleria scelta.
Comprate poche cose ma buone, dividete la spesa: il prosciutto magari non sarà un Rulliano dell’Alta Val di Parma, ma spagnolo mai. Puntate su strachitunt (e taleggio di Taddei), branzi e bitto stagionato di alpeggio. Gorgonzola di Arrigoni o Croce. Granone stagionato Cascina Dedè (Lodi). Occhio a Esselunga e Coop.
Tratto dal quotidiano Il Giorno del 28 dicembre 2013