La pagnotta più leggendaria? Quella “disgraziata” di Don Minico
La pagnotta più leggendaria che esista. Nessuna esagerazione, è un titolo oggettivo quello che si è conquistato Don Minico: in quale altro modo definire un esercizio capace di durare oltre sessant’anni, attirare folle di clienti e diventare famosissimo proponendo una sola pietanza?
Sì, perché da Don Minico si può mangiare una sola cosa, la Pagnotta alla Disgraziata. Roba da Guinness dei primati. Più radicale perfino della pizzeria da Michele di Napoli – la migliore del mondo, checché ne dicano i guasconi estensori di classifichette senza senso –, la quale propone due sole tipologie di pizza, Margherita e Marinara.
Don Minico è ancora più estremo, con la sua esclusiva proposta di questa Pagnotta alla Disgraziata che rappresenta l’esperienza gastronomica più di culto di tutta la provincia di Messina.
Per mangiarla, in tanti si inerpicano sui Monti Peloritani, in direzione Colli San Rizzo, per raggiungere l’incrocio delle Quattro Strade.
Qui si trova la struttura di Don Minico, oggi organizzata, ma un tempo parecchio precaria, come l’avventurosa vicenda dello stesso titolare, scomparso nel 2015.
L’intervista a Don Minico, per lo spessore del personaggio, per noi vale più di tutte le farfuglianti dichiarazioni di tutti gli chef stellati messi insieme. Lo stesso vale per la sua pagnotta, miracolosa, perché non si riesce a spiegare oggettivamente la sua incredibile bontà.
All’apparenza, nulla di più semplice. Il pane è quello di casa tipico siciliano, quindi di grano duro, di impasto solido e fragrante, il la croccantissima crosta che custodisce della mollica fittissima e profumata. La farcitura è composta dal cosiddetto Misto alla Disgraziata che è anche in vendita nel loro piccolo store, in cui si trovano melanzane, carciofi, pomodori secchi, capperi, alloro, origano. Ortaggi e verdure sono tutti prodotti dalla stessa famiglia Mazza nella tenuta che possiede sull’isola di Filicudi.
Salame e formaggio provengono invece dalle zone di eccellenza del territorio, soprattutto dai Nebrodi. Si usa ovviamente olio eccellente, si aggiungono ottime alivi scacciati (olive schiacciate) e poi, l’arma segreta: il peperoncino!
Il risultato è un sapore potente che ti riconcilia con la Natura, tanto è fresco ogni ingrediente, quanto è antica la genuinità estrema della composizione della Pagnotta in ogni suo componente.
Dalla forma vengono create porzioni equivalenti a una quarto del totale: se non si ha tanto appetito, si può fare fatica a finirlo.
Il tutto da mangiare all’aperto, sui sedili in pietra di questo rudimentale luogo di autentico cibo di strada, nel senso letterale della parola che più letterale non si può.
Salumi, formaggio, sottaceti e sottolio, non possono bastare a giustificare il pellegrinaggio di cui è oggetto Don Minico, neanche aggiungendo la fragranza del pane squisito che utilizza.
E’ tutto dire che se ne siano accorte perfino le guidette gastronomiche per snob danarosi, costrette a inchinarsi davanti alla genuinità di Don Minico e del suo prodotto.
Per i messinesi è un’istituzione, per i residenti come per gli emigranti di ritorno temporaneo, per i quali andar a mangiare il suo panino ha lo stesso valore delle rituale visita ai parenti.
E’ così che Don Minico ha fatto la Storia. Una vicenda che ci siamo fatti raccontare nei dettagli da Paolo Mazza, figlio di Domenico, alias Don Minico.
La Pagnotta alla Disgraziata è stata capace di conquistarsi la considerazione delle massime istituzioni, le quali ne hanno decretato l’importanza culturale.
Sono riconoscimenti ministeriali e della comunità europea alla ricetta della pagnotta, molto significativi se si considera cha hanno ritenuto di rilevanza nazionale e perfino internazionale un prodotto così semplice. Parliamo in particolare di un decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che nel 2003 ha inserito la Pagnotta alla Disgraziata tra i prodotti nazionali della tradizione.
Paolo Mazza ci spiega di cosa si tratta.
Info: www.donminico.com