Codice Italia Academy, alla Biennale il nuovo tempo di Trione
Inizierà giovedì 19 la seconda parte di Codice Italia, “ovvero Codice Italia Academy”, secondo tempo della più convincente e personale traiettoria del Padiglione Italia della Biennale di Venezia da molti anni a questa parte, grazie al rigore della curatela di Vincenzo Trione.
Nel primo tempo, in corso fino al 22 novembre, ci si è potuti immergere in un “percorso critico che presenta una selezione di diciassette artisti italiani di diverse generazioni (dalla stagione dell’Arte Povera alle ultime leve) accomunati dal bisogno di porsi in sintonia con gli esiti più audaci della ricerca artistica internazionale e dal desiderio di frequentare in maniera problematica materiali storico-artistici e culturali già esistenti”.
Tra gli spezzoni che più hanno entusiasmato, nel materico film curatoriale di Trione, da segnalare la cappella deformata di Nicola Samorì…
… e la natura morta ripensata da Marzia Migliora.
Tra i tributi di artisti stranieri al genius loci artistico dell’Italia, ha impressionato quello avviluppante di Peter Greenaway, monumentale abbraccio visionario al visitatore capace di creare vertigine centripeta: ne abbiamo filmato qualche appunto.
Il secondo tempo invece si proietterà nella sale di Palazzo Grimani, dal 19 novembre al 10 dicembre, dove si dipanerà il frutto di “una serie di workshop tematici, diretti da alcuni artisti presenti in mostra (Giuseppe Caccavale, Nino Longobardi, Davide Ferrario, Andrea Aquilanti, Antonio Biasiucci)” cui da giugno a novembre hanno partecipato circa cento allievi delle Accademie di Belle Arti italiane, dedicandosi a pittura, scultura, cinema e videoarte, disegno e fotografia.
Adesso arriva a Palazzo Grimani una selezione delle opere realizzate dagli studenti di questi workshop, sotto il titolo di Codice Italia Academy: “quadri, sculture, disegni, fotografie e video realizzati da giovani artisti, incastonati negli ambienti che ospitano opere di maestri come Giorgione, Hieronymus Bosch e Giovanni da Udine, danno luogo a un inedito confronto e a un dialogo tra i capolavori della storia dell’arte e gli episodi dell’arte visiva di Codice Italia Academy, organizzati in sezioni tematiche intitolate Narciso infranto, Scritture del corpo, Elogio dell’informe, Pittori di grafie, Ricordando il futuro, Paesaggio interiore”.
Già sulla carta, sembra centrato l’obiettivo di Codice Italia Academy di intercettare gli indizi del “divenire delle arti” in Italia, proponendosi di “svelare alcune promesse dell’arte italiana che si stanno formando”.
Tutte le info su www.codiceitalia2015.com.
Non poteva esserci più degna conclusione di una Biennale ricca di spunti che ha fatto discutere i teorici e affascinato i visitatori.
Se Vincenzo Trione ha identificato la sequenza genetica del dna dell’arte italiana contemporanea, il direttore di questa edizione della Biennale Okwui Enwezor ha invece riportato l’attenzione sulle implicazioni geo-politiche ed etno-antropologiche dell’arte, creando un allestimento ricco di movimento nei volumi, contrappuntato da tante opere di video-documentazione che aprivano squarci su realtà così lontane così vicine.
Già la prima stanza è una dichiarazione d’intenti: ne abbiamo documentato l’atmosfera.
Tra i padiglioni nazionali, una menzione particolare va invece alla Cina, coraggiosa nel non temere l’approccio popolare, puntando anche su una spettacolarità basica, come in una delle proiezioni che ha proposto.
Ultima nota per il Padiglione Venezia, incentrato sul saper fare delle aziende di eccellenza del territorio e quindi di fatto dedicato alla cultura d’impresa.
Il titolo dell’allestimento è un messaggio di speranza: Guardando avanti. L’evoluzione dell’arte del fare. Racconta “9 storie dal Veneto: digitale – non solo digitale”, gettando uno sguardo originale sulle declinazioni della creatività e arricchendo di complessità una Biennale di cui ci si ricorderà a lungo.
(documentazione videofotografica a cura di Marisa Sculco)