Come si prepara e si beve il Tè?
L’importazione del Te’ in Europa e la sua diffusione nel Vecchio Continente sarebbe avvenuta prima del XVIII sec., se nel 1618 lo Zar Michele III di Russia non avesse rifiutato come inutili alcune ceste di tè provenienti dall’Oriente.
In Francia venne importato dopo il 1643, lo stesso Mazzarino se ne servì per proteggersi dalla gotta. In quell’epoca il tè era considerato una bevanda dei ricchi e degli intellettuali. Per molto tempo restò una merce molto cara, usata essenzialmente come medicinale: nelle Illusiones perdues di Balzac si legge che una delle eroine organizza una serata con il tè in una città dove esso viene ancora venduto in farmacia contro le indigestioni.
Presto la mania si estese in Europa, in Italia però non prese subito piede tra la gente comune, ma rimase a lungo (anche nel XIX sec.) una moda esclusiva dei salotti e dei circoli letterari.
La moda del tè prevedeva diversi tipi di preparazione. Il metodo inglese si effettua riscaldando la teiera con acqua bollente, aggiungendo un cucchiaino per tazza più uno per la teiera, quindi lasciando in infusione per 3 o 4 minuti.
Gli specialisti del tè consigliano di usare acqua a 70° per i tè verdi e bianchi, mentre per gli altri 90-95 gradi.
L’uso dello zucchero è raccomandato per i tè neri, mentre il latte valorizza i tè di Ceylon e indiani: il limone è sconsigliato.
I nobili sorbivano il tè da pregiate porcellane cinesi o tedesche (Meissen, Rosenthal), tazze piuttosto piccole come le nostre da caffè e munite da piattino.
La storia del Tè in Europa è la settima e ultima tappa dell’evento gastro-storico Vediamoci Sottocasa… per Cena, organizzato dalla società di turismo storico-artistico Villago in collaborazione con il MUST, Museo del territorio vimercatese. Una visita guidata del MUST dove a ogni tappa espositiva ne è corrisposta una enogastronomica: l’abbiamo seguita con la guida Valentina Ronzoni.
E per concludere, ecco i suggerimenti di Leonardo da Vinci per una Alimentazione scelta e bilanciata:
L’uomo non può sopravvivere cibandosi di un solo alimento, e non potrebbe vivere in un luogo dove vi fosse soltanto quell’unico alimento; non un solo tipo di grano, né di bacca, né un solo tipo di carne e nemmeno il latte di un unico animale. L’uomo non potrebbe sopravvivere neanche cibandosi di sue soli alimenti. Ci sono però tre alimenti che, non potendo averne altri, sarebbero sufficienti: la polenta, le olive e le zampe di rana. Dovrebbero essere consumati seguendo questa proporzione: sette decimi di polenta, due decimi di olive, due decimi di zampe di rana.
Il mio amico Benedetto Garvi, col quale ho discusso di queste dosi nel corso di molti pomeriggi, ha messo in pratica tale dieta per sei mesi, finché sfortunatamente non è morto.
Materiali tratti dall’evento Vediamoci Sottocasa… per Cena ideato e curato da Villago, svoltosi presso il MUST, Museo del territorio vimercatese (MB).
Info: www.villago.it
Info: www.museomust.it