Il commovente Museo delle Arti Monastiche a Serra de’ Conti (AN), Marche
Una delle esperienze più profonde e commoventi che si possano fare in ambito culturale, grazie a un allestimento di grande perizia scientifica quanto di tangibile delicatezza, capace di musealizzare la spiritualità e il sentimento religioso, divulgandoli ecumenicamente con massima attenzione pure per le istanze della laicità: per questo il Museo delle Arti Monastiche a Serra de’ Conti in provincia di Ancona nelle Marche rappresenta una delle esperienze imprescindibili da fare nel nostro Paese, tanto sotto il profilo cognitivo quanto per la formazione della propria coscienza.
La struttura porta come nome evocativo Le stanze del tempo sospeso, eccellente sintesi poetica e pragmatica della sua essenza architettonica e intellettuale.
Il museo infatti è una sineddoche concettuale che illustra il senso della vita monacale di clausura, con tutto il suo portato di motivazioni intime e necessità materiali, scelte dolorose e adesioni gioiose, un lavorio interiore strettamente privato ma in grado di rivelarsi esemplare per tutti gli altri, in cui ciascun visitatore può trovare una parte del proprio vissuto o almeno un riflesso di un pensiero condiviso.
Tutto questo nei Giardini Mariotti Amelia Puerini, a contatto con le suggestive mura secolari del complesso monastico di Santa Maria Maddalena, dove fino a poco tempo fa hanno realmente vissuto le Clarisse, il cui integerrimo e appassionato stile di vita è al centro dell’allestimento.
Il Museo delle Arti Monastiche infatti si presenta come “un’opportunità per il visitatore che può toccare con mano la vita delle monache e sondare il mistero impalpabile della clausura”, in quanto “egli vi entra non tanto da spettatore, quanto da protagonista, grazie ad un percorso interattivo che gli fa conoscere le tappe fondamentali della storia del monastero, accompagnandolo in una realtà evocativa”.
Da qui l’efficace idea di ricorrere a un percorso teatrale inteso come “un’esperienza individuale che risponde all’esigenza di conservare l’intimità di un contatto non solo conoscitivo, ma anche emotivo con il mondo della clausura”.
Per questo si è scelto di affidarsi a voci registrate di attrici che “rievocano vicende della vita monastica di alcuni secoli fa, entrandovi letteralmente a far parte”.
A questo ricorso alla tradizione orale si affianca un percorso scenografico che si sviluppa tutto dentro una stanza puntellata di stazioni, punti di sosta che sembrano richiamare la via crucis e al tempo stesso divengono metafora della scansione temporale delle nostre vite, mentre la qualità dell’enunciato attoriale fende il silenzio e si insinua vibrante nelle vene dell’ascoltatore, irretendolo.
Ogni tappa racchiude un capitolo di storia trascorsa tra queste mura, come pietra miliare di un’evoluzione nelle pratiche quotidiane e nel comune sentire, affidandosi a reperti che si fanno testimonianza e narrazione, Verità e interpretazione.
Il contatto diretto con gli oggetti offre a sua volta al visitatore “la straordinaria occasione di sentirsi protagonista delle vicende, di conoscere più da vicino il mondo claustrale con le sue regole e i suoi usi e scoprendo, attraverso il racconto della storia del monastero, una dimensione temporale dilatata verso l’infinito”.
Non mancano le opere d’arte, come il dipinto in olio su tela dell’Immacolata Concezione con San Francesco e San Domenico di autore ignoto che lo ha dipinto tra la fine del ’600 e l’inizio del ’700…
… e sono ovviamente presenti le memorie antropologiche del lavoro quotidiano delle monache…
… fino alle missive scritte a mano in cui la grafia sembra il tracciato di un elettrocardiogramma che mostra le pulsazioni del cuore delle protagoniste della vicenda esposta, evidenziandone la forza d’animo e la robustezza della vocazione.
Se in questo tratto teatrale del museo l’osservatore è indotto a una continua interiorizzazione del tragitto che stimola riflessioni endogene e considerazioni paniche, nella successiva area dall’impostazione più classica e fenomenica invece torna a essere quasi soggetto discente pronto ad apprendere i Saperi del piccolo mondo antico, attraverso iconiche collezioni di pezzi di artigianato che confluivano nella vita corrente del tempo, tra suppellettili…
… vasellame di pregio…
… strumenti di lavoro…
… strabilianti dimostrazioni di come la costrizione ambientale non abbia mai intaccato il gusto per l’estetica…
… e pannelli che spiegano la centralità della cucina nel creare comunione interna e relazione con l’esterno, vivendo l’arte culinaria come una celebrazione delle materie prime donate attraverso la natura e un omaggio all’insegnamento degli avi.
Un patrimonio inestimabile organizzato in alcune sale tematiche che così “raccontano la vita quotidiana delle monache e le loro attività manuali”.
Sale che “conservano i nomi degli ambienti del Monastero da cui sono stati tratti gli oggetti: la Spezieria, la Cucina, il Lavoriero”.
Quanto esposto è stato ritrovato “negli ambienti del Monastero di Santa Maria Maddalena che dal 1586 ha mantenuto la sua sede originaria accanto al museo: ceramiche, utensili da cucina, contenitori in vetro per la spezieria, ma anche ricami, pizzi al tombolo e disegni ornamentali per paramenti sacri, sono sopravvissuti alle alterne vicende del monastero, conservando, a volte, quel particolare aspetto d’infinitezza che li caratterizza”.
Corposa quindi la sezione dedicata alla tessitura, tra macchinari perfettamente integri…
… e campioni che dimostrano l’eccelsa manualità delle monache.
Irretisce infine la proiezione di un video “dove sono riprese le monache che ultimamente hanno vissuto nel monastero, intente allo svolgimento delle loro attività ordinarie”, in cui è possibile cogliere sui volti delle protagoniste tutta la prossemica del significato di un’esistenza fuori dal comune, tra sorrisi d’incantevole dolcezza e sguardi illuminati d’immenso.
Il Museo delle Arti Monastiche è un gioiello che meriterebbe maggior fama anche se già rappresenta un esempio per tutta la nostra nazione, poiché è frutto della straordinaria gestione dell’amministrazione comunale di Serra de’ Conti guidata con sincera e potente motivazione dal sindaco Letizia Perticaroli, capace di mantenere lo splendore della struttura malgrado la sua estensione e di dedicarvi continue attenzioni per valorizzarla, grazie a una particolare sensibilità riscontrata anche in altri esponenti del governo cittadino ben rara da trovare altrove e sperimentata di persona: abbiamo infatti trovato infinita generosità nel mettere a proprio agio il visitatore, offrendo sincera ospitalità dall’impronta antica, insieme a umiltà e disponibilità perfino sorprendenti .
Gli effetti di queste qualità umane si colgono anche urbanisticamente, infatti sono ben visibili l’estrema pulizia del bellissimo borgo…
… e il suo essere disseminato ovunque di manifestazioni della creatività, senza dimenticare un notevole scrigno di eccellenze enogastronomiche tutto da scoprire nei locali e nelle aziende del circondario.
Da aggiungere le enormi potenzialità del posto, in possesso di un giacimento di beni culturali anche immateriali così ricco che potrebbe dare vita a imponenti operazioni di marketing territoriale, offrendo opportunità di lavoro ai cittadini e tanti altri spunti di interesse ai viaggiatori.
Lecito dunque attendersi una crescita significativa di Serra de’ Conti nell’immediato futuro.
Per questo il museo e la località che lo ospita rappresentano mete basilari per comprendere la varietà delle eccellenze italiane, tanto da meritare decisamente il viaggio.
Info: http://www.museoartimonastiche.it/joomla30/