Contrà Malini, il coraggio di fare vino all’antica in Valpolicella
“Non sono un enologo, sono soltanto un perito agrario”: che meraviglia sentirlo dire! Che gioia apprestarsi a bere un vino prodotto senza l’arrogante intervento di omologazione degli enologi che puntano al successo. Che conforto ascoltare un produttore che ti dice di fare il vino “come si faceva una volta, come mi ha insegnato mio nonno”.
Altro che scuole di enologia elitarie, altro che pomposi soloni del sedicente “grande vino”: qui si parla di “vino al vino”, di sporcarsi davvero le mani con la terra, di seguire il riscontro empirico e non la corruzione della chimica da laboratorio.
Ma soprattutto qui c’è la storia di un uomo solo che manda avanti un’azienda spaccandosi la schiena in totale solitudine: un vero eroe romantico che corrisponde la nome di Fabio Tezza, titolare dell’omonima azienda agricola che ha dato vita all’etichetta Contrà Malini.
Un uomo che al mattino lascia il figlio piccolo in braccio alla moglie, attraversa la passitaia dove maturano le uve dell’Amarone, apre una porta, varca l’uscio di casa e si trova immerso nei suoi vigneti.
Altro che retorica del chilometro zero e della lentezza contadina: qui l’autenticità è pratica quotidiana, senza fronzoli né ammiccamenti.
Siamo sulla cima di un colle in località Ravazzol, nel comune di Marano, nel cuore della Valpolicella Classica, in provincia di Verona. Una zona che “grazie alla sua favorevole esposizione sud-est, fin dai tempi antichi era chiamata Casa del Sole: è qui che la famiglia Tezza vive da tre generazioni e si dedica alla cura dei vigneti sulle colline circostanti”.
Una tradizione familiare di cui Fabio Tezza è orgoglioso custode. Ogni sua frase è una perla di saggezza popolare: comandamenti di buon senso che andrebbero scolpiti nelle mura di ogni cantina d’Italia (per la Francia e gli altri Paesi non c’è speranza di ravvedimento…), all’insegna di una semplicità bucolica che è l’unica vera rivoluzione possibile oggi.
Per questo, prima di far parlare i suoi vini, vogliamo ascoltare lui: fornitevi di carta e penna, c’è da prendere appunti…
I vini di Contrà Malini.
Lo diciamo una sola volta qui all’inizio, per evitare di ripeterlo a ogni riga: tutti i vini di Contrà Malini sono eccezionali, nel vero senso etimologico del termine.
Non è soltanto la piacevolezza a essere eccezionale, ma anche l’originalità del gusto di ogni prodotto dell’azienda: non ce n’è un suo vino che possa ricordartene un altro, tanto è personale la lavorazione di ciascuna tipologia. In ogni goccia di sente l’amore e la fatica di chi ha lavorato sodo per dare vita a un vino incommensurabile. Non ci resta che andarle a conoscere questi vini.
Valpolicella Classico 2012 fa soltanto acciaio per quattro o cinque mesi: al naso è puro lampone, in bocca è erbaceo e carezzevole, con una punta di acidità che ne amplifica la beva.
Il Valpolicella Classico Superiore 2010 ha meno impatto al naso del precedente ma è più potente al palato, grazie a una notevole presenza tanninica e forte personalità.
Nel Ripasso del Rosario 2010 si ripresenta il sentore di frutta rossa già all’olfatto: anche in questo caso è alta la sensazione del tannino, in un vino meravigliosamente abboccato, per effetto di essere ripassato nel Recioto e nell’Amarone.
Amarone che viene affinato per metà in barrique e per l’altra in botte di rovere: il 2008 esprime una sensazione di marmellata che si avverte già al naso, mentre in bocca è liquoroso; così i suoi 16,5 gradi alcolici danzano con la dolcezza.
L’Ismaere è un passito secco in cui la Rondinella viene sostituita dalla Croatina che dà colore senza aggiungere sapore: potente al naso, ha una nota di liquirizia portata dal legno di Slavonia, un ché di balsamico e un finale che ricorda il succo di melograno.
Il Rosso Malino 2010 è un passito rosso secco che fa gridare al miracolo, mentre ti inebria con i profumi della frutta di bosco fresca; ancor più commovente pensare che questo era il vero Amarone di una volta.
Il Falà 2006, più tanninico dell’Amarone, si trascina al naso il caramello, in maniera suadente, ma con l’austerità di un grande classico
Il Campo de Sampin è un passito rosso che fa soltanto acciaio: dolce ma non troppo, non ha toni da sciroppo, ma tanta natura; eccellente con il formaggio.
Il Recioto del 2006 è più buono della norma, ambrato, ottimo da accompagnare ai dolci.
Il Passito Bianco è un trionfo di pere, al naso come al palato.
Se volete vivere una magnifica esperienza, chiedete di potere andare a provarli direttamente in azienda questi vini, con il produttore che ve li spieghi. Sarà un momento indimenticabile.
Info: www.contramalini.it