Da Chiesina di Lacona nell’arcipelago toscano, il patrimonio vinicolo dell’isola d’Elba
Decenni di un’attività agricola che nel giro di due generazioni prima si focalizza sulle uve identitarie del posto e infine traduce tutto in grandi prodotti vinicoli territoriali: quello di Filippo Alampi è un processo di maturazione umana, familiare e contadina così originale e significativo da essere definito “una storia appassionante” dal suo distributore Proposta Vini che ne diffonde con entusiasmo la produzione.
Siamo nel comune di Capoliveri, sull’isola d’Elba, nell’arcipelago toscano che rientra nella provincia di Livorno.
Lacona è una frazione che si trova a sud dell’isola, dove svetta la chiesa della Madonna della Neve, una pieve romanica del XII secolo che si affaccia proprio sui 9 ettari di vigneti della cantina, dando così lo spunto per il nome all’azienda.
Siamo a 200 metri dal mare, su terreni creati dal disfacimento delle rocce e con la presenza di detriti sabbiosi.
Sebbene ancora non particolarmente nota, “la viticoltura elbana è antichissima e varietà come Trebbiano (in loco Procanico), Sangiovese, Ansonica, Aleatico e Vermentino, trovano un areale di coltivazione perfetto”.
E’ qui che nel 1947 decide di acquistare circa 21 ettari di terreni Carlo Fiocchi, bisnonno materno di Filippo, però soltanto nel 1976 è il padre agronomo sempre di Filippo a decidere “di dare un taglio marcatamente viticolo, ma senza vinificare, bensì soltanto vendendo le uve”.
Filippo in prima persona prenderà le redini di tale realtà nel 2019 determinato a valorizzarla come merita, partendo con la vinificazione di vini a bacca bianca e procedendo a un ampiamento della gamma nell’anno successivo con l’introduzione della bacca rossa e passita.
Non potendo per adesso convertire l’azienda in regime biologico riconosciuto, Filippo ha deciso di svolgere comunque azioni a favore della natura, ad esempio attraverso il packaging, dove ha applicato un occhio di riguardo all’impatto ambientale attraverso l’attenzione per la sostenibilità dell’imballo che è certificato FSC…
… mentre le etichette sono in cotone e i tappi ottenuti dagli scarti della lavorazione della barbabietola da zucchero…
… infine le bottiglie hanno un peso mediamente inferiore a quelle comunemente utilizzate per il vino, ma anche biglietti da visita e carta intestata seguono lo stesso principio ecologico.
Nello stile organolettico alle citate uve viene richiesto di dare vita a vini che si distinguano per l’acidità e ancor di più per un intenso impatto aromatico derivante da importante complessità sensoriale.
Esemplare in tal senso un vino sinfonico come l’Elba Bianco che armonizza all’insegna di acidità e sapidità i vitigni Procanico, Ansonica, Vermentino e Viognier, capaci di restituire un sublime profumo di pesca toscana sciroppata, mentre in bocca evocano bergamotto, albicocca, melone bianco e nespola.
Esile e gentile, ma indimenticabile.
In bianco anche l’Elba Vermentino che in purezza si carica di originalità già dal bouquet che mischia note agrumate con altre terrose quasi assimilabili a echi oleari, portando in dote al gusto richiami di yuzu, alchechengi, frutta secca e mirto.
L’Elba Rosato gioca sull’accostamento tra Sangiovese e Aleatico per creare al naso la scansione più delicata del sottobosco che al palato si traduce in gelso bianco, fragola, ribes bianco e kumquat (mandarino cinese).
L’Elba Rosso è infine un Sangiovese in purezza che all’olfatto vede brillare la composta di ciliegia per poi ritrovarla matura e perfino come amarena sciroppata al palato, insieme a mirtillo, mora di rovo e corbezzolo.
E’ proprio Filippo Alampi a spiegarci il senso complessivo di questa storia appassionante davanti alla nostra telecamera, nel video che segue.
Info: https://www.facebook.com/chiesinadilacona/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/chiesina-di-lacona/