Dalla Romagna, uno spumante Famoso ma sconosciuto
La locuzione latina nomen omen in questo caso non vale, perché, per ironia della sorte, il vitigno autoctono romagnolo chiamato Famoso lo conoscono in pochissimi, almeno per adesso.
Delle esigue informazioni che si trovano in merito, le più affidabili si rinvengono sul sito dell’Enoteca Regionale Emilia Romagna, meritoria associazione che svolge un ottimo lavoro “per la promozione e valorizzazione del patrimonio vinicolo regionale”. Qui leggiamo che il Famoso, “chiamato anche Uva Rambela, è un vitigno romagnolo che, dopo un periodo di abbandono, nell’ultimo decennio è stato riscoperto”, indicando come zone di coltivazione Forlì, Bertinoro, Faenza, Brisighella e Bagnacavallo.
Il terreno prediletto è la marna gialla, roccia sedimentaria in parte argillosa che deriva da un vecchio fondale marino, responsabile della caratteristica sapidità di questa uva.
La storia del vitigno è antica e accertata, visto che “il primo documento che cita il Famoso è rappresentato da una tabella del dazio comunale di Lugo di Romagna (Ravenna), datata 1437: nel XIX secolo, diversi documenti ne testimoniano la presenza sulle colline di Cesena, dove veniva utilizzato anche per la produzione di uva da tavola”. Il momento peggiore queste uve lo vivono nel secolo scorso, a causa di “una notevolissima contrazione che lo portò in un secolo al limite dell’estinzione”.
Ma “nel 2000 venne individuato in due vecchi filari sulle colline di Mercato Saraceno (Forlì-Cesena), il cui proprietario lo indicava, per l’appunto, con il nome Famoso: oggi è prodotto in piccoli appezzamenti da produttori che hanno visto in questo vitigno un patrimonio di aromi e di biodiversità da valorizzare”.
Tra i più convinti sostenitori del Famoso c’è la Tenuta Santa Lucia, “12 ettari di vigneti posizionati ad un’altitudine di 250 m. sul livello del mare, a cavallo tra la Romagna e la Toscana”, nella Valle del Savio, proprio nel citato comune di Mercato Saraceno. Un territorio “depositario di tracce romane, di usanze e dialetti che si sono tramandati nei secoli” che “condensa un crogiolo di mercanti, viandanti e scambi sin dai tempi più antichi, così come lo ricorda il nome”.
Qui Paride Benedetti coltiva in biodinamico il Sangiovese, l’Albana, il favoloso e rarissimo Centesimino e, appunto, il Famoso.
Paride ci racconta che il Famoso si era sempre coltivato e vinificato nella zona, ma si credeva che questo Famous, come veniva chiamato in dialetto, indicasse uve differenti chiamate allo stesso modo: le analisi del DNA hanno invece dimostrato che si tratta di un’uva a sé.
Avendo riscontrato che la raccolta anticipata esalta la spiccata aromaticità del vitigno, Benedetti ha pensato bene di vinificarlo in versione spumantizzata.
Nasce così il Famous Brut Metodo Classico della Tenuta Santa Lucia che matura ventiquattro mesi sui lieviti. Appena accostato al naso, il suo bouquet ti fa strabuzzare gli occhi in espressione di sorpresa, tanto sono inediti i suoi profumi stuzzicanti e complessi. Al palato la sorpresa muta in incanto, con delle bollicine che una volta per tutte fanno carta straccia delle tante sciocchezze balbettate circa la presunta supremazia degli champagne: questo spumante autoctono non ha eguali, chiudendo perentorio il sorso con un tocco aspro che lo rende indimenticabile e unico.
Anche la versione ferma di questo vino gioca tra la coincidenza tra il lemma dialettale romagnolo e quello anglosassone dalla identica pronuncia e grafia, Famous: in questo caso la potenza aromatica, in assenza di bollicine, si esprime in maniera più decisa. Ed è un rimanere annichiliti di piacere a ogni stilla.
Abbiamo chiesto a Paride Benedetti di raccontarci cotanta meraviglia: lo ha fatto davanti alla nostra telecamera.
Info: www.santaluciavinery.it