Dall’esperienza della cantina veneta La Frassina, i vini tipici della zona DOC Lison Pramaggiore
Fare vino nei luoghi in cui è nato ed è stato ambientato un romanzo di un gigante della letteratura mondiale: si può immaginare suggestione intellettuale più elevata? Accade con la cantina veneta La Frassina che coltiva la terra negli stessi stupendi luoghi che hanno ispirato all’immenso scrittore Ernest Hemingway l’opera Di là dal fiume e tra gli alberi pubblicata nel 1950 dalla casa editrice statunitense fondata da Charles Scribner I nel 1846: la sede dell’azienda vitivinicola si trova “sul bordo della Valle Zignago a 6 chilometri dal mare” nel territorio di Caorle, mentre il racconto si svolge nella frazione San Gaetano di Caorle, entrambi rientranti nella Città metropolitana di Venezia.
Incipit straordinario per comprendere la scelta di vita di Lucia e Carlo Pasti quando nel 2000 “hanno deciso che si sarebbero dedicati a tempo pieno all’attività vitivinicola di qualità”, come racconta il loro distributore Proposta Vini, attribuendo la decisione anche al “fascino inalberato del paesaggio di pianura con le Alpi sullo sfondo che fanno da corona”, per quanto “sommesso ed emozionante” ma proprio per questo capace di entrare sottopelle. Pennellata descrittiva finale su Lucia e Carlo è che “coltivano terra bonificata che sta sotto il livello del mare e le loro bottiglie contengono anche le storie di sacrifici e di riscatti che li hanno preceduti”.
E’ la stessa azienda La Frassina a proseguire specificando che la citata bonifica è alla base della sua fondazione nel 1940 “su una estensione di 500 ettari di terra originariamente vallivi recuperati con gli ultimi interventi” di essa effettuati in questa zona (i primi furono compiuti dalla Repubblica Veneta): grazie all’escavo di canali per la raccolta delle acque, all’opera di pompe idrovore, alla costruzione di nuovi argini e al potenziamento di quelli antichi, la bonifica effettuata con capitali privati ha mantenuto alcune fasce confinanti di rispetto per pesci e uccelli autoctoni.
Così “a una decina di chilometri dal mare, l’azienda è racchiusa tra valli, fiumi di risorgiva e di sgrondo e terre coltivate: il Nicesolo, detto canalon, la Valle Zignago misto di agricoltura pesca e caccia, la Valle Franchetti dedicata solo a caccia e pesca, e il Lemene”.
Quindi il ricordo di Ernest Hemingway, il quale nel 1948 “abitò tra Venezia e la laguna dove si recava a caccia e ne trasse ispirazione per il romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi, la storia del colonnello Cantwell diviso tra le emozioni della guerra e la passione per la caccia, il vino e le donne”, scolpito in questo passaggio dell’opera riportato: “… e bevette un sorso del vino rosso leggero e secco che era cordiale come la casa di un fratello, quando si è buoni amici col proprio fratello”.
Dall’epica narrativa alla cronaca quotidiana, Lucia e Carlo da ventidue anni stanno scrivendo di proprio pugno sulla terra madre il sequel di tanto prestigioso contesto, avendo “rinnovato il vigneto e intrapreso la ristrutturazione di una stalla preesistente ricavandone la cantina dove oggi produciamo i nostri vini”, i quali riportano fieri le caratteristiche tipiche della zona DOC Lison Pramaggiore.
Peculiarità dovuta a terreni “alluvionali (calcareo-argillosi), a medio impasto con aggregazioni di carbonato di calcio, preziose per donare tipicità e profumi”
Poiché i titolari partono dal presupposto che “il vino nasce nel vigneto”, hanno “reimpiantato il vigneto mettendo a dimora barbatelle (giovani viti) di Lison, Merlot, Cabernet Sauvignon e Refosco dal Peduncolo Rosso, prevedendo una buona densità di impianto legata a una bassa resa di uva per pianta: nella convinzione che la tipicità sia un valore aggiunto del vino di qualità, durante le fasi di lavorazione del vigneto e dei nostri vini abbiamo scelto di limitare tutti quegli interventi che potessero modificarne le caratteristiche proprie; pur mantenendo la loro tipicità, i nostri vini presentano così, nelle diverse annate, caratteristiche leggermente diverse che sono legate all’andamento stagionale”.
La vinificazione “avviene in serbatoi di acciaio con controllo della temperatura e, a seconda delle tipologie lavorate, può durare dai 7 ai 20 giorni: la fermentazione malolattica che dona una maggiore morbidezza e rotondità al vino, avviene spontaneamente a fine fermentazione o a primavera con il rialzo delle temperature; il vino viene poi mantenuto in serbatoi di acciaio, oppure trasferito per la sua maturazione in botti di rovere”.
La cantina ricavata dalla ristrutturazione di una stalla aziendale “è stata concepita mantenendo il più inalterata possibile la struttura originaria, garantendo, al tempo stesso, un’ottimizzazione di lavorazione: è costituita da quattro locali, il primo adibito alla vinificazione, il secondo e il terzo alla maturazione e conservazione del vino e l’ultimo all’accoglienza”.
Venendo alla produzione dell’azienda, tra i bianchi, profondamente territoriale il vino che porta il nome stesso della denominazione, il Lison, un Tai bianco dal trionfale bouquet floreale primaverile che rivela al palato giuggiola, pera Williams, frutta secca tostata e un tocco di melata. La sua mineralità rende la beva estremamente golosa.
Lo Chardonnay ribadisce i fiori all’olfatto e la ghiotta mineralità di fondo, ma vira su richiami tropicali, tra ananas, avocado, yuzu e pomelo candito.
I rossi partono dal Refosco dal Peduncolo Rosso Lison Pramaggiore con un fibrillante profumo di muschio mentre in bocca suggerisce lampone, fragola, visciola e cioccolato bianco.
Due versioni per il Merlot. Quello base fa soltanto acciaio e sottolinea nel bouquet la freschezza vegetale del sottobosco, evocando al palato lampone, ribes, corbezzolo, liquirizia e carruba. Il Ghebo svolge parte della maturazione in legno e questo porta a maggiore concentrazione del frutto, irrobustendo i frutti rossi al naso e proponendo alla bocca fragola Candonga, amarena sotto spirito, mirtillo e pepe nero dolce brasiliano.
Pure il Cabernet Sauvignon è declinato in due modi.
Quello base, evoluto tutto in acciaio ma a lungo, al bouquet di frutti di bosco affianca in degustazione sentori di lampone, ribes rosso, mora, visciola e genziana, mentre il Ciaro del Turco, con la parte di elevazione in botti grandi di rovere esplode di complessità, stupendo l’olfatto con una nota mentolata dall’afflato balsamico e deliziando il gusto con sorbo, susina nera, mora, pepe di Sichuan e cannella.
Il Rosato aziendale è il Miglio tratto da Merlot e Refosco dal Peduncolo Rosso la cui elegante raffinatezza parte dalla viola al naso e si traduce al palato in marasca, fragolina di bosco e confettura di olivello spinoso.
Molto convincente infine la prova con le bollicine, attraverso il Glera Colfondo Lia Sui Lieviti realizzato con il metodo familiare che incanta subito con un originale profumo di pesca, seducendo il palato con un approccio aspro e amaricante al tempo stesso, tra limone e genziana, cui seguono echi di mandarino verde, susina gialla ed erbe officinali. Acidità spinta, è complesso ma ecumenico nel gradimento.
Diversi i particolari che abbiamo voluto approfondire direttamente con Lucia Pasti, in un video che trovate qui sotto.
Info: https://frassina.it/index.php?lang=IT
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/la-frassina/