Domaine Vico, dal 1901 i sorprendenti vini della Corsica
Si è costretti a ridefinire la propria geografia del gusto dopo avere avuto la fortuna di provare i vini della Corsica, perché malgrado l’evidenza di contatti e parentele delle uve territoriali dell’isola con altri vitigni del Mediterraneo, questo universo ampelografico è comunque capace di esprimere una personalità formidabile, avendo reso uniche e inconfondibili le varietà approdate in tale sorprendente universo vitivinicolo galleggiante: gran parte del merito di un simile miracolo di autarchia enoica va ascritto al Domaine Vico che valorizza tutto ciò traducendolo in grandissimi vini da oltre un secolo, con indefessa passione mantenuta anche nei passaggi gestionali.
Quel Jean Vico che ha dato il nome alla cantina infatti ha avviato l’attività nel 1901, un’eredità aziendale raccolta nel 1987 dalla famiglia Acquaviva-Venturi che in quell’anno “ha rilevato questa magnifica tenuta nel centro della Corsica”.
“Da allora ci siamo impegnati a riportarla al suo antico splendore” spiegano dal domaine, specificando come “la sua particolarità risiede nella combinazione geologia/climatologia della nostra regione”.
“Una geologia tormentata e molto varia” in quanto si ritrova “un clima di contrasti” che permea “quarantanove ettari di scisti, basalti, graniti, ciottoli rotolati tra i 260 ei 360 metri sul livello del mare, ai piedi di vette che raggiungono i 2000 metri”.
Il risultato è un territorio “particolare e atipico delle montagne della Corsica centrale che costituisce la specificità dei vini dei nostri terroir che combinano freschezza e tensione continentale con una certa maturità meridionale”.
In tale contesto viene applicata una filosofia che prevede di “coniugare tradizione e modernità con un’unica idea: rispettare l’uva, materia prima così delicata e essenza stessa di ogni grande vino; nessun dogma, poche convinzioni, in particolare quella di metterci spesso in discussione e di mantenere intatta questa forza che è la nostra passione”.
Tuttavia “valutato per molti anni in modo un po’ empirico, abbiamo iniziato due anni fa un approccio più scientifico, aiutati da geologi e idrogeologi, abbiamo cercato di identificare chiaramente le masse geologiche del nostro dominio: un nuovo studio più preciso è appena iniziato con l’aiuto del CRVI per delineare con più finezza le microtrame con pregi o difetti; questo nuovo passo ci permetterà sicuramente di comprendere meglio i nostri terroir, e ciò che vi interessa: aumentare ulteriormente la qualità e la consistenza dei nostri vini”.
Gli appassionati italiani di meraviglie vinicole nascoste grande merito devono dare quindi al distributore Proposta Vini per avere scovato questo mondo singolare in ogni suo aspetto e averlo fatto con piena consapevolezza culturale. Non a caso, nel presentare il Domaine Vico, l’azienda trentina fa riferimento ad alcuni versi cantati da Jacques Dutronc, compositore francese noto anche come attore di pellicole d’autore firmate da leggende come Godard, Chabrol e Pialat (per cui interpretò Van Gogh), ma capace di rifiutare una proposta di Spielberg che aveva pensato a lui per il personaggio di René Belloq del film I predatori dell’arca perduta dichiarando a Premiere nel 1981 che l’artista parigino “per me è il primo attore al mondo […], potrebbe essere una star internazionale più grande di Robert Redford se volesse imparare bene l’inglese”: il cantante invece l’inglese non l’imparò mai, ma scrisse testi folgoranti come “la Corsica è un piccolo continente, l’Europa è una grande isola”.
Una frase con cui concorda Proposta Vini, anche perché è evidente che “con oltre 2.600 anni di storia la viticoltura corsa si caratterizza – per ragioni climatiche, pedologiche e storiche – come uno scrigno di varietà mediterranee straordinario”, senza dimenticare che secondo i cultori di una sorta di archeologia botanica esistono in Corsica tracce di vitis sylvestris antiche di 6000 anni.
Quindi il giusto plauso a Manu Venturi che con “energia e determinazione guida oggi l’azienda in una logica volta a sviluppare la tutela ambientale e paesaggistica dell’isola”.
La produzione di Domaine Vico contempla soltanto capolavori.
Le Bois du Cerf Blanc ci introduce al vitigno Vermentinu che malgrado il chiaro riferimento semantico sull’isola viene invece affettuosamente chiamato Malvoisie o Malvasia della Corsica: irretisce subito con il suo bouquet agrumato, per poi proseguire nell’incanto grazie a sapori di bergamotto e ruta in evidenza, cui si accompagnano avocado, pera e yuzu.
Diviso tra un’anima minerale e un’impronta erbacea, per nulla ruffiano, mostra un carattere a tratti arcigno che va domato con una degustazione attenta e possibilmente esperta, perché a quel punto porta in territori del piacere del tutto inediti ed esaltanti.
Ecumenicamente magnifico invece a tavola, dove nell’abbinamento con il cibo si rende accessibile a tutti.
(H)Emera Blanc presenta invece un’uva chiamata Genovese che rasenta il rischio di essere un rebus lessicale: è infatti una falsa pista quella che potrebbe fare pensare a una parentela con la Bianchetta o un omaggio al dominio dell’isola da parte della potente Genova che a partire dal periodo medievale ha determinato per 412 anni pure le sorti della vitivinicoltura corsa, dalla produzione al commercio e all’esportazione. Ma la potenza ligure comunque c’entra, visto che le indagini di laboratorio hanno sancito la medesima identità per la Genovese e il Frate Pelato tipico delle Cinque Terre altrimenti (e più correttamente) noto come Scimiscià.
In questa versione tale uva tradotta in nettare è profumatissima nel dispensare richiami floreali, mentre al gusto suggerisce ananas, cedro e genziana.
La spiccata acidità e una buona mineralità alimentano la gradevolezza di un vino ancora una volta poco accondiscendente con le carinerie enologiche e proprio per questo dotato di un furente fascino quasi selvaggio.
Sul versante dei rossi, (H)Emera Rouge ci introduce a una vera gloria autoctona come lo Sciacarello per il quale gli studiosi hanno riscontrato la totale corrispondenza con il Mammolo ben noto in Toscana per il suo contributo al blend del Chianti, ma si parla anche di stretto legame con la meno nota Pollera nera tipica della Liguria, mentre tra gli isolani è chiamato la Muntanaccia.
La verifica olfattiva individua con pienezza l’amarena in sciroppo, mentre in bocca si fanno riconoscere gelso nero, marasca, rabarbaro, prugna e carruba.
Setoso, imponente ma ingentilito da una seducente freschezza, conquista con la sua fantastica impronta zuccherina con innesti erbacei.
Lo Sciacarello è tradizione in Corsica assemblarlo con un altro autoctono come il Niellucciu, sul quale non sembra ancora del tutto placato il dibattito aperto dagli analisti che lo vedono geneticamente contiguo al Sangiovese, stimolando qualche storico a ipotizzare in questo caso un dono di altri dominatori dell’isola, i Pisani, giunti qui ancor prima dei Genovesi. Qualunque sia l’origine, comunque il Niellucciu è dotato di proprie peculiarità che si sposano magnificamente con quelle dello Sciacarello e nel caso del vino Le Bois du Cerf Rouge godono pure dell’apporto del Syrah. L’esito è un bouquet caldo e speziato denso di sottobosco che indirizza poi al palato mora di rovo, melagrana, ciliegia candita e cioccolato al latte.
Denso e materico ma alleggerito da una sensibile acidità, si fa amare alla follia con il lungo finale segnato da una persistente nota zuccherina.
La Corsica del vino è un enorme scrigno di eccitanti narrazioni delle quali il Domaine Vico rappresenta il capitolo più avvincente, un patrimonio così stimolante che abbiamo voluto saperne di più da chi la conosce benissimo, come Gianluca Telloli, Responsabile Selezione e Ricerca proprio di Proposta Vini: ecco il suo approfondimento su tale realtà documentato nel video sottostante.
Info: http://domainevico.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/domaine-vico/