Encry, lo Champagne autentico che porta la tradizione nella biodinamica
Un cuore italiano ricco di sensibilità ambientale che conduce l’assioma assoluto delle bollicine internazionali verso il rigore profondo della Natura, per esaltare i sapori viscerali donati da una terra benedetta: è così che Encry ha arricchito la Champagne di una passione esogena che si è perfettamente inserita in una tradizione secolare, tutelandone lo spirito autoctono con rispetto e aprendo la strada verso il futuro con amore.
Siamo nella località di Mesnil sur Oger, nel cuore di quella Côte de Blancs in prossimità di Epernay ritenuta “ai vertici della classifica dei Cru, in qualità di uno dei 17 villaggi su 319 che possono fregiarsi del titolo di Grand Cru, sinonimo di qualità ed eccellenza nella regione della Champagne”.
Lo si avverte anche alla vista con i vigneti che “adornano le colline circostanti, accanto alle vigne di maison leggendarie”, in cui il terreno di coltivazione “è suddiviso in piccole parcelle (lieux-dits), ciascuna delle quali è curata alla perfezione di generazione in generazione”, presentando un “suolo calcareo gessoso, ricco di fossili marini” in grado di apportare “caratteristiche uniche ai grappoli, consentendo la produzione di vini sapidi e minerali”, grazie anche alla posizione collinare che “garantisce una buona escursione termica durante l’estate”.
E’ qui che si concretizza la visione dei due titolari, Enrico Baldin e la sua compagna Nadia Nicoli, i quali si definiscono “due italiani (un fatto insolito per la zona) che realizzano lo champagne insieme al loro vigneron (Récoltant-Manipulant e chef the cave)”, entrando in osmosi per le lavorazioni in cantina con la competente e prestigiosa maiso
Enrico è stato condotto nella Champagne dalla sua attività professionale nell’ambito dell’ingegneria naturalistica e del ripristino ambientale. Quando ha deciso di dare vita al suo vino ha individuato il vigneto principale “alla sommità delle colline a ovest del villaggio di Le Mesnil sur Oger, preservato e curato di generazione in generazione da una famiglia locale di vignerons”, in una posizione privilegiata che “protegge le radici delle vigne dalle gelate primaverili grazie ad un microclima più secco rispetto ai terreni pianeggianti”, riducendo così la propagazione di muffe e miceti, quindi consentendo la limitazione dell’uso di verderame ed escludendo del tutto i pesticidi chimici.
Da qui l’adozione della viticoltura sostenibile in cui gli insetti potenzialmente dannosi sono invece impiegati in maniera virtuosa.
Si arriva in questo modo a creare il “contesto ideale per applicare varie tecniche di biodinamica, evitando agenti chimici”, ottenendo “un ambiente più equilibrato e salutare, prevenendo le infestazioni di parassiti grazie ad un miglior bilanciamento fra flora e fauna”.
Una volta in cantina, il processo di vinificazione “è calibrato al fine di mantenere gli aromi caratteristici dati dal terroir”, quindi “la pressatura avviene nella tradizionale coquard”…
… “mentre la prima fermentazione si svolge in botti d’acciaio termoregolate per un periodo di 10-15 giorni”: il vino fermo “non viene filtrato, lasciando che i sedimenti precipitino per gravità grazie alla temperatura controllata mentre la fermentazione malolattica viene impedita”.
Il vino bianco fermo (vin clair) “ottenuto dopo la vendemmia viene imbottigliato l’anno successivo per una seconda fermentazione che produce la CO2 necessaria per ottenere l’effervescenza: le bottiglie vengono riempite con vino, zucchero e lieviti selezionati, in seguito chiuse con un tappo a corona contenente un piccolo cilindro in plastica (bidule) che andrà ad ospitare il sedimento dei lieviti morti”.
La maturazione prevede che i vini invecchino sui lieviti “da un minimo di 36/42 mesi per le cuvée fino a 80 mesi per alcuni millesimati”. Per il degorgement, dopo la maturazione “le bottiglie vengono poste su appositi supporti in legno (pupitres) in una posizione che consente al sedimento di essere condotto al collo della bottiglia: quando questa procedura (remuage) è terminata, il deposito concentrato vicino al tappo viene rimosso”.
Essendo la Côte des Blancs reputata il regno dello Chardonnay, esso è la sola varietà di uva coltivata dalla maison.
Encry però non si è fermato a godere staticamente di un prodigio della natura, bensì ha attivato energia e intelligenza per esaltarlo, sforzandosi di farlo arrivare nel bicchiere nella sua forma più rigorosamente intatta e ricca delle caratteristiche dei terreni…
… quindi evitando l’uso del legno in ogni sua forma (niente botti né grandi né piccole) per fare evolvere invece i vini esclusivamente in acciaio e nel vetro delle bottiglie, nonché riducendo al minimo i dosaggi o evitandoli del tutto, affinché il nettare finale risplenda soltanto degli estratti biologici che la terra di questa zona ha sedimentato nelle sue zolle in millenni di evoluzione per poi donarli ai frutti che produce, uve comprese.
La più pura ed esaltante espressione di questa rigorosa filosofia di produzione l’abbiamo trovata nel Zéro Dosage Grand Cru Blanc de Blancs dal potentissimo bouquet floreale con cenno di zagare: in bocca è cremoso e la sua spiccata acidità innesca l’esplosione di mandarino, ananas, avocado e alchechengi.
Potente, di grande personalità, è un vero canto della sua terra.
Blanc de Blancs sono anche il Grand Cru e il Brut Millésime 2012 che giocano su pregevoli sfumature per marcare le proprie distinte e peculiari note di originalità.
Il primo sfodera un sorso più carezzevole e introduce con decisione richiami ad agrumi orientali come Yuzu e Kumquat che vanno a spalmarsi su persistenti note di prodotti da forno a base di grano, aggiungendo una vena sapida che emerge nel finale.
Il secondo stupisce per la complessità del corredo organolettico, in uno spettro molto ampio che passa da scintille aspre a respiri balsamici, con la potenza delle frutta matura a polpa bianca intrecciata a riverberi erbacei, fino a echi di frutta secca tosata.
Il rosato della maison è il Grand Rosé Extrabrut Grand Cru. In questo caso allo Chardonnay Grand Cru è aggiunto un tocco del “celebre e apprezzato” vino rosso Pinot Noir di Bouzy.
Irrompe già all’olfatto il sottobosco che si conferma in bocca nella sostanza di ribes rosso, fragolina selvatica, sambuco, fino a una spiazzante eco di corniolo.
Beva di irresistibile golosità.
Abbiamo cercato dettagli su questa vicenda produttiva e li abbiamo trovati nelle parole di Enrico Baldin, pronunciate davanti alla nostra telecamera, nel video seguente.
Info: https://www.champagne-encry.com/?lang=it
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/encry