Endrizzi, dalla storia dell’enologia trentina ai vini ecosostenibili
Rientrava ancora nel regno austroungarico la Cantina Endrizzi quando nacque nel 1885, tanto da considerarsi con buon fondamento la cantina storica del Trentino, mentre il suo distributore Proposta Vini la ritiene a pieno titolo “testimone della viti-enologia trentina con alle spalle una lunga storia fatta di passione e di uomini che hanno creduto nel lavoro e nel terroir”: da oltre un secolo è sempre la famiglia Endrici a gestirla, producendo vini “da vigneti ubicati nel Campo Rotaliano e sulle pendici del monte che sale verso Faedo”, con le uve lavorate con sistemi ecosostenibili in una suggestiva struttura storica ubicata nella zona nota di Masetto, nel territorio di S. Michele all’Adige, in provincia di Trento.
Parliamo di una tradizione familiare giunta a cinque generazioni. I fondatori della cantina Francesco e Angelo “hanno importato in Trentino le uve Cabernet e Merlot”, mentre tra i successori si annoverano Francesco che fu Presidente della Provincia di Trento e il nipote Franco che presiedette il Comitato Vitivinicolo Trentino.
Oggi la cantina è gestita dalla quarta e dalla quinta generazione rappresentate da Paolo e Christine e dai figli Lisa Maria e Daniele, i quali “si occupano dell’azienda vitivinicola in ogni aspetto: innovazione del prodotto, comunicazione e marketing, architettura e agricoltura sostenibile”.
Il luogo dell’attività della cantina a sua volta ha antica vocazione, poiché “dal medioevo il territorio di San Michele all’Adige è stato un centro di produzione vinicola importante: i monaci agostiniani dell’Abbazia promossero la cultura della vite, iniziando a coltivare gli antichi vigneti ora di Endrizzi”, ricordando anche fonti storiche secondo le quali “Napoleone combatté un’aspra battaglia nel 1797 per la conquista del Masetto”.
Il presente invece è “una produzione all’insegna della sostenibilità” con il “rispetto della natura e dei suoi ritmi”, in cui l’allevamento della vite è in parte ancora tipicamente trentino e la presenza accanto alla cantina e all’enoteca del Giardino dei Profumi: “davanti ai filari dei vitigni caratteristici del territorio trentino, crescono e fioriscono piante che ricordano i profumi che troverete nei nostri vini”, come l’iris nel Teroldego.
Anche la cantina dell’azienda è a sua volta ecosostenibile: per minimizzare l’impatto ambientale “l’edificio dove avvengono le fasi di produzione del vino è interrato”, con il vantaggio che “non invade il terreno e, non essendo esposta alle escursioni termiche, mantiene una temperatura costante”.
Questi presupposti sfociano in vinificazioni particolari.
Come quella del Teroldego Rosato frutto di una particolare ricetta “costituita da un insolito utilizzo congiunto di tre tipi differenti di vinificazione: la prima è una fermentazione con alzata di cappello e successivo salasso di una parte di vino con fermentazione malolattica svolta per ammorbidire l’acidità del vino, la seconda è quella di una fermentazione di uva diraspata e criomacerata in pressa (per circa 24 ore): entrambe conferiscono struttura al vino; la terza è una vera e propria vinificazione in bianco, con pressatura delle uve, senza fermentazione malolattica per conferire stabilità del colore e carattere fruttato dell’aroma”.
Ne consegue una notevole originalità organolettica, con un bouquet che riporta alla mente il gelsomino, mentre in bocca spiccano una buona acidità insieme a sentori di melagrana e fragolina di bosco.
Nel finale si consolidano tanto la diffusa sapidità quanto una certa vivacità zuccherina.
Il Riesling punta su una freschezza fruttata che parte all’olfatto da note agrumate, proseguendo al palato con yuzu, nettarina ed erbe spontanee di campo, il tutto avvolto da una seducente mineralità.
Il Masetto Dulcis Passito nasce da Uve Moscato Giallo, Sauvignon Bianco, Riesling Renano, Chardonnay e Gewürztraminer: “alla raccolta, solo i grappoli ben maturi e perfettamente sani vengono posti in apposite cassettine per l’appassimento in ambiente ventilato e fresco; qui l’uva, costantemente controllata, rimane per almeno quattro mesi fino al raggiungimento di una concentrazione zuccherina di ca. 380g/l”.
Ne scaturisce un portentoso bouquet in cui si ritrovano frutta secca e miele, mentre il gusto riconosce albicocca essiccata, susina gialla, cedro candito.
Ammaliante la sua complessità, irresistibile la golosità del sorso.
Il vino più singolare è tratto dal rarissimo omonimo vitigno chiamato Negron de Orzan, sconosciuto autoctono che fa parte del progetto Vini dell’Angelo di Proposta Vini per il recupero dei vitigni trentini prefilossera.
Si tratta di una vera perla enoica che al naso riproduce tutto il corredo sensoriale del sottobosco, vegetazione compresa, mentre in bocca presenta evidenti impronte minerali e acide che accompagnano more, ribes, melagrana e cioccolato bianco.
Leggero nell’impatto, dal corpo esile e raffinato, è una carezza emozionante al palato sorretta da una grande beva.
Nel finale si accommiata con un’esplosione fruttata.
A svelarci altri dettagli sulla cantina e la sua produzione è Daniele Endrici nel video sottostante.
Info: https://www.endrizzi.it/it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/endrizzi/