Esercenti, mostrate le etichette dei vini ai clienti prima della mescita
La presentazione del catalogo di Proposta Vini rappresenta uno dei più importanti appuntamenti della Cultura italiana, non soltanto per il valore intellettuale di chi conduce l’azienda e per la concreta azione culturale esternata nella propria attività, ma anche per gli spunti di riflessione e dibattito che ogni volta scaturiscono dall’appuntamento che si tiene come da consuetudine ogni anno a gennaio.
Nel 2018 l’individuazione del tema di discussione è stato particolarmente acuto, facendo riferimento alle mancanze di attenzione nel servizio dei vini da parte di troppi locali del Paese.
Un’analisi precisa ma senza dito puntato, come nello stile gentile ed empatico del titolare Gianpaolo Girardi, pubblicata sul cartaceo del Catalogo 2018, ben più di una semplice proposta di vini, bensì un prezioso volume per tutti gli assetati di conoscenza enoica.
Tutto nasce da una constatazione empirica di Girardi, il quale, una sera, assiste alla scena di una normale ordinazione in un bar, con tre amici che ordinano una minerale, un caffè macchiato e un bicchiere di Aglianico. Quando il cameriere torna con il vassoio, “poggia dapprima un bicchiere vuoto sul tavolo versandovi un po’ d’acqua e quindi, a fianco, la bottiglietta; mette poi sopra un centrino ricamato un piattino con un cioccolatino e la tazzina del caffè con la schiuma fatta a cuore e vicino un vasetto che contiene zucchero bianco, di canna e miele; infine posa, alla destra del terzo amico e con una certa teatralità, un ballon di cristallo riempito a metà: mi scusi, chiede quest’ultimo, solo per curiosità, perché la bottiglia d’acqua l’ha aperta al momento e invece quella del mio vino io non l’ho nemmeno vista? Il cameriere lo guarda imbarazzato. Non saprei, qui facciamo sempre così e, nel mentre, si gira allontanandosi per servire un altro tavolo”.
L’episodio stimola in Girardi una riflessione, portandolo a chiedersi “quali strumenti usino i venditori di acqua minerale e di bibite per trasmettere l’importanza di aprire le bottiglie al tavolo e dove sbagliamo noi, venditori di vino che, ahimè, non sempre ne siamo capaci; e quelli del caffè? Ma come fanno a spiegare come servirlo?”.
Le possibili risposte galleggiano nel mare magnum delle ipotesi: mancanza di formazione professionale? Scarsa considerazione generale del prodotto vino? Malgrado i tanti passi avanti nella conoscenza collettiva dei vini, capita effettivamente troppo spesso che nei locali, quando annunci al personale di servizio di volere del vino, ti chiedano genericamente se tu desideri un rosso o un bianco, come se un cliente non avesse la competenza per distinguere vitigni, zone di provenienza, invecchiamenti e lavorazioni.
Tutte informazioni che si trovano nelle etichette, ma che un avventore non può conoscere se nessuno gli mostra le bottiglie.
Infatti Girardi osserva che “da ben prima che la legge imponesse la tracciabilità dei prodotti in vendita le etichette delle bottiglie di vino contengono molti e interessanti dati: la provenienza, il contenuto, il grado alcolico, la denominazione (bianco o rosso, igt, doc, docg, dop), il nome del vino e del produttore, la riserva o selezione, la sede e, cosa non da poco, il lotto d’imbottigliamento; a volte la particella fondiaria o il nome del vigneto; talvolta il codice EAN e, sempre più frequentemente, attribuzioni come vino biologico, biovegan, senza solfiti aggiunti, ecc., oppure il lettore QR Code”.
E non è finita: “qualche volta è presente una breve descrizione del vino, della filosofia produttiva o degli intenti personali del produttore; non mancano su molte bottiglie loghi o simboli che documentano l’appartenenza a una associazione, consorzio o progetto”.
In questo modo “la bottiglia si legge come un ipertesto da prima dell’avvento dell’informatica”.
Per Girardi la causa è una “forma di leggerezza professionale” di qualche operatore che “non coglie l’Importanza di mostrare al Cliente l’etichetta prima della mescita, gesto che invece è un atto di garbo professionale, di cortesia, di rispetto nei confronti del commensale e del produttore”.
Da qui l’invito rivolto con forza alle persone “che per professione servono il vino a rispettare questo semplice dettame (lo stesso dei Sommelier di tutto il mondo) e a viverlo con la consapevolezza di chi può contribuire, con il proprio agire, a promuovere il mondo del vino divenuto, non da molto, una delle autentiche e straordinarie eccellenze italiane”.
Abbiamo chiesto a Gianpaolo Girardi di approfondire questo suo pensiero davanti alla nostra telecamera, nel video che segue.
Info: http://www.propostavini.com/