Extraomnes, le grandi birre artigianali che… vanno solo bevute
Una successione di capolavori sconcertante: mentre godi pazzamente di questi nettari, stai a scrollare la testa chiedendoti come sia possibile che ogni birra sia strepitosa, quale sortilegio renda ciascuna di esse mai men che sublime, intensa, indimenticabile.
L’unica spiegazione possibile dovrebbe risiedere nelle capacità di Luigi “Schigi” D’Amelio, evidentemente di un altro pianeta. Così l’immersione nelle produzioni del birrificio Extraomnes di Marnate (Varese) diventa un viaggio nella gioia che ha del miracoloso, portando la birra artigianale italiana a livelli mondiali.
Del resto qui nessuno tace la netta fascinazione per il mondo brassicolo belga che Schigi conosce alla perfezione, grazie ai suoi innumerevoli viaggi nel cuore di quel mondo.
Appare beffardo e autoironico quindi il claim adottato dal birrificio, secondo il quale “la birra va solo bevuta”, perché quella prodotta da Extraomnes lascia invece un segno profondo in chi le prova, scolpendosi indelebilmente nella sfera emotiva.
Tre le linee di Extraomnes.
Le Birre Classiche chiariscono la magnificenza del lavoro del birrificio.
La Blond è di gradazione contenuta (4,4%) e si annuncia con una freschezza olfattiva che sa di zagara. In bocca è secca e assoluta, dominata dall’asprezza aromatica del bergamotto insieme alle sue magnifiche qualità.
Gist raggiunge il palato gentile e fiorita, con toni agrumati: corpo denso, finale erbaceo.
La Saison è densa e pastosa, pulita e netta, floreale, con un tocco erbaceo: carnoso il finale che si gonfia di lieviti e grani.
La Tripel sembra scavalcare il naso per puntare dritto alle papille gustative, con un meraviglioso retrogusto zuccherino dai tratti caramellati.
La Zest è un trionfo di frutta inconsueta, terribilmente beverina grazie alla leggerezza ma senza rinunciare a una notevole complessità organolettica.
La Brun è una Belgian Dubbel “da conversazione” con il suo corredo di sapori da banco di pasticceria pieno di golosità e una schiuma da assaporare come una crema.
Della Kerst abbiamo già parlato (http://www.storienogastronomiche.it/kerst-a-natale-si-brinda-con-la-birra-artigianale-di-extraomnes/). Della Bière de Garde parleremo in seguito perché merita un discorso a parte.
Da citare la ben curiosa Ciuski con la sua nota di alloro cui si aggiungono erbe officinali.
C’è quindi la sezione che a Extraomnes chiamano Birre Speciali, anche se speciali sono tutte le loro birre.
L’Imperial Zest è una killer application, perché il trionfo di freschezza fruttata è davvero irresistibile e invita a infinite successioni di sorsi, facendo dimenticare che il suo tenore alcolico è del 9,0%.
La Donker è una Imperial Coffee Stout che tra le attese note di caffè e cioccolato innesta una sorprendente linfa di liquirizia.
Interessantissimo il capitolo delle Collaborazioni.
La Migdal Bavel (“Torre di Babele” in ebraico) è una saison con profumate sensazioni mistiche orientali: qui la collaborazione è con Brian Strumke e il suo birrificio artigianale Stillwater negli Stati Uniti.
La Devochka nasce dalla collaborazione con i birrai erranti chiamati Buskers (Mirko Caretta e Marco Chiossi), per creare una meraviglia brassicola che profuma di canna grezza, un sentore che si potenzia in bocca: la sua intensità zuccherina ti porta alla mente i grandi rum della Guyana.
Ma il carico della suggestione della Devochka non si ferma ai sapori, perché il suo nome è un esplicito omaggio all’immaginario kubrickiano confluito nella pellicola Arancia Meccanica: il termine che denomina questa birra, nel film invece indicava il concetto di ragazza facile.
Non potevamo allora resistere alla tentazione di farci spiegare di più da Schigi, il quale non si è tirato indietro: trovate tutto nel video che segue.
Info: www.extraomnes.com