Fattoria Nannì nelle Marche, alle Origini del vino Verdicchio dei Castelli di Jesi biologico
Una cantina quasi esclusivamente dedicata a un solo ma glorioso vino dal fortissimo significato identitario per il territorio, quel Verdicchio dei Castelli di Jesi che segna profondamente storia e paesaggio delle Marche, nel cui cuore opera la Fattoria Nannì con consapevolezza vitivinicola accompagnata a intenso afflato poetico.
Per rendere chiaro il concetto, il suo titolare Roberto Cantori afferma di essere “fortemente convinto che essere marchigiani e nascere in un mondo in modo tellurico e romantico al tempo stesso è un destino; dalle mie parti c’è un monte che protegge la valle e i castelli attorno, è bello avere una piccola cima in lontananza, sbeccata forte da un lato, cupola di tartaruga storta e che ti fa da faro quando non hai il mare: si chiama Monte San Vicino e si affaccia bel bello pure su una grande vigna e la custodisce, nella campagna di Apiro: da questa vigna è nato il vino della giovane Fattoria Nannì, tutto da Nina pittato, balcone verde verso un faro che ha forma di roccia e che ci dice da quando eravamo piccoli che tempo farà, di che colore sarà il cielo, tutto ciò che si vede e non si vede e da che parte troverai la luna.”
Epicentro produttivo di cotanto universo lirico è la contrada Arsicci nel comune di Apiro, piccolo centro di poco più di duemila abitanti in provincia di Macerata, dove “con etica, amore e competenza imbottiglia Origini, un Verdicchio che racconta di tutti gli anni delle sue vecchie vigne, oltre 50 per alcune” come spiega Proposta Vini che ne distribuisce i nettari.
Le lavorazioni di Fattoria Nannì obbediscono a un processo produttivo “volto alla conservazione e al mantenimento del profilo organolettico del succo d’uva da fermentare in vino”.
Così l’uva una volta raggiunta la maturazione ideale per la vinificazione viene vendemmiata manualmente, raffreddata per una notte, quindi pressata per generare il mosto che viene travasato istantaneamente nei serbatoi di vinificazione e lasciato riposare.
Segue la fermentazione alcolica condotta dai lieviti indigeni “presenti sulla pruina delle nostre uve finita la quale il vino ottenuto si travasa nuovamente e si manterrà in affinamento con i suoi lieviti”.
Pietra angolare della produzione della fattoria, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Origini presentato come “l’inizio di un sogno fatto di emozioni tramutate in opera cosi come il Monte San Vicino granello dopo granello ha generato il profilo alluvionale dei nostri terreni ma anche il ricordo volto a non dispendere le azioni del passato, necessarie a ramificare la nostra conoscenza”.
Infatti “Origini è Fattoria Nannì, per questo abbiamo rinunciato a estirpare il vigneto più vecchio che per noi rappresenta il mezzo ideale volto alla tutela del territorio d’Arsicci, grazie alla complessità del terroir di cui si nutre e prende parte da 54 anni, anno nel quale Giovanni Piersigilli il suo padre e oggi nome d’esso, decise di dargli la vita, incamminandosi in un artigianato possibile anche nella viticoltura marchigiana dal lontano 1967”.
Il produttore vi rinviene nel bouquet “ricordi di fiori di sambuco, mandorla e anice, frutta fresca a polpa gialla e sensazioni vegetali di salvia e mentuccia”, mentre “al gusto è sorretto da un’acidità sapida che ne facilita il sorso e rende più leggiadra la struttura che a poco a poco negli anni si addensa e si intensifica un po’ come l’aromaticità che con il tempo si stratifica su note di frutta sciroppata, buccia di limone, zafferano e camomilla”.
Noi aggiungiamo la sensibile presenza di note agrumate che variano dal limone al pompelmo passando per l’arancia, insieme a echi di frutta secca.
La versione Arsicci mantiene l’impronta agrumata arricchendola di complessità, al fianco di mela (la bitorsoluta ma aromaticissima Rosa dei Sibillini, suggerisce intelligentemente il colto produttore), mandorla tostata e pera, con evidente mineralità.
La declinazione Cantore John manifesta diversa personalità introducendo nel consolidato spettro sensoriale sensazioni di melone e suggestioni litiche.
Da citare una chicca diversa di questa produzione con La Visciola e Il Vino Nena e Vincè presentata come “la proposta per il dolce di Fattoria Nannì, partendo dalla tradizione culinaria del nostro maceratese oltre che di casa”, con il nome assegnato “in ricordo dei miei nonni materni”.
Blend di Sangiovese e Montepulciano, è però caratterizzato dalla “raccolta delle visciole a fine maggio e successivo stoccaggio in contenitori di acciaio inox insieme a zucchero di canna per il mantenimento delle stesse fino a fine settembre” cui seguono “diraspatura delle uve e assemblaggio con le visciole dolci, fermentazione alcolica, maturazione e affinamento fino a marzo dell’anno successivo”.
Inevitabile il dominio organolettico della visciola in ogni fase della degustazione, in cui si infiltrano echi di cannella e spezie.
Per completare il ritratto di Fattoria Nannì, ecco le parole di Roberto Cantori nel video che segue.
Info: https://www.fattoriananni.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/fattoria-nanni/