Fedrizzi Cipriano, cinque generazioni di vini trentini all’insegna del Teroldego
La trasmissione della conoscenza agricola e della passione vinicola funziona ancora, per fortuna, così possiamo parlare ancora di esempi virtuosi come la cantina di Fedrizzi Cipriano a Mezzolombardo (Trento), intitolata al fondatore, da cui il figlio Giovanni ha mutuato amore per la campagna e il vino tali da condurre la struttura a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel mondo enoico del Trentino.
E’ soltanto l’ultimo passaggio di consegne della secolare storia di un’azienda a conduzione familiare che vinifica le uve dei propri vigneti da cinque generazioni, una vicenda avviata da un altro Cipriano Fedrizzi, il bisnonno, “verso la metà del 1800”, con una prima vinificazione datata già 1870, quando le varietà coltivate erano Pinot Grigio, Lagrein e Teroldego.
La decisione più significativa dell’azienda è stata presa nel 1994 quando ha operato una categorica scelta di mercato: “puntare alla qualità!”, comportando “la decisione di ridurre le rese ad ettaro, di applicare nuove pratiche agronomiche, di introdurre nuove tecniche di vinificazione e altri accorgimenti atti a mantenere e rendere salubre e migliore il prodotto”.
La scelta si è rivelata oculata e il successo conseguito prosegue fino a oggi sotto la gestione della cantina e dei vigneti da parte di Giovanni, il quale si ritrova a curare una superficie coltivata a vigneto di 6,5 ha situati nella Piana Rotaliana, nelle zone di Entichiar, Teroldeghe e Campazzi “dove ciottoli e limo di origine fluviale garantiscono identità e specificità organolettiche ai vini”.
Qui la forma di allevamento principale è ancora la pergola doppia trentina, applicata per vigne con un’età media di 40-45 anni, la quale “assieme alle tecniche agronomiche di cui l’azienda si è avvalsa negli anni, ha permesso di avere un equilibrio vegeto-produttivo ottimale rendendo possibile l’ottenimento di vini con elevata struttura e delle ottime gradazioni alcoliche e domando, inoltre, l’elevata vigoria della varietà”.
Rigorosa pure la decisione di produrre soltanto due varietà autoctone, dovuta al fatto che “il Teroldego trova nella Piana Rotaliana il suo habitat ideale: anche il vitigno Lagrein, considerato addirittura il fratello non sempre minore del Teroldego, trova nei terreni nel Campo Rotaliano le condizioni ottimali per produrre un vino ricco di personalità”.
Concetto ribadito nel presentare il proprio pensiero sul Teroldego Rotaliano, la cui qualità “inizia in campo, scegliendo sistemi di allevamento diversi come guyot e curando ogni minimo dettaglio del nostro vigneto: si cerca di creare già nel grappolo il miglior equilibrio, limitando al minimo la chimica in cantina, per ottenere un prodotto che esprima l’identità territoriale e tutti i suoi caratteri qualitativi; l’espressione varietale abbinata ad un corretto affinamento in legno di media capacità rende questo vino unico nel suo genere”.
Così il Teroldego Rotaliano Etichetta Blu 2019 esprime un bouquet di evidente sottobosco che al palato si traduce in ciliegia, mora di rovo, prugna, pepe di Sichuan e cioccolato, mantenendo sempre con fierezza la sua peculiare nota tannica.
Poiché tra il monte di Mezzolombardo e il fiume Noce sono situati i pregiati due Vigneti di Teroldego della cantina, ecco che da “una severa selezione dei grappoli più soleggiati e maturi ci permette di ottenere un vino adatto ad essere affinato invecchiando per 12-18 mesi in piccole botti di rovere”.
Il Teroldego Rotaliano Due Vigneti del sottobosco coglie al naso l’ambito più selvatico, suggerendo alla bocca marasca, lampone, ribes nero, liquirizia, fino a una curiosa e affascinante nota di salsa Worcestershire nell’unione di sapidità e dolcezza.
Brilla così per complessità quanto per intensità.
Spiazza e intriga al tempo stesso il Teroldego Rosato che tira fuori con decisione dai descrittori la fragola, mentre al gusto si evidenziano gelso americano, melagrana, mirtillo, pesca e karkadè.
Magnificamente fruttato, si esalta a temperatura fredda senza perdere alcuna sfumatura organolettica.
Rosé corposo e denso come il pantone del suo colore granato, non segue per niente le mode del momento che lo vorrebbero vino da aperitivo, rappresentando un vino vero che semmai si esalta con il suo eclettismo a tavola.
Ma del vitigno finora celebrato Fedrizzi propone pure la versione “antica e verace”, il Teroldigo, inserita non a caso dal 2008 nel progetto Vini dell’Angelo del distributore Proposta Vini per il recupero dei vitigni trentini prefillossera.
Ma è un nome che racconta anche una lunga tradizione della famiglia Fedrizzi, la quale infatti lo vinifica secondo un metodo utilizzato fino agli anni ’50 del secolo scorso “effettuando le fermentazioni in vasche di cemento senza l’aggiunta di lieviti selezionati.”
Il Teroldigo intensifica ancora di più l’ambiente silvestre al naso, mentre porta al palato visciola, lampone, mora, mirtillo e spezie.
Carattere solido, rilascia emozioni procedendo per sensazioni nette, conquistando sorso dopo sorso.
Il vitigno Lagrein trova nei terreni del Campo Rotaliano condizioni ottimali per “la vinificazione in rosso (dunkel) con la prolungata fermentazione in presenza della vinaccia” che “conferisce al vino il colore rosso rubino intenso, un profumo delicato con sfumature di frutta, gusto robusto e corposo”.
Da aggiungere alle note di questo Lagrein il bouquet floreale (violetta) e il corredo sensoriale che parla di susina nera, mora, carruba e chiodi di garofano.
Un’immersione nei vini di Fedrizzi Cipriano è una rara opportunità di approfondire radici ed evoluzioni di vitigni identitarii, modo migliore possibile per il racconto emotivo di un terroir.
Info: http://www.aziendaagricolatrentino.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/fedrizzi-cipriano/