Fonderia Borbonica di Mongiana, stupenda archeologia siderurgica calabrese
Uno dei più emozionanti siti di archeologia industriale di tutta Italia: toglie il fiato fin dalla sua apparizione, la Fonderia Borbonica di Mongiana, con la sua imponente grazia architettonica che fa pensare più a un tempio della Bellezza che a un luogo di duro lavoro.
La successione di archi, il mattonato di rara grazia, le porte monumentali che sembrano richiamare l’eleganza urbanistica degli antichi romani, la perfetta armonia cromatica con la natura circostante, creano un gioiello che dona un’infinita serie di splendidi scorci paesaggistici e suggestioni visive impensabili per un opificio siderurgico.
Una destinazione d’uso d’un tempo che si coglie soltanto dal racconto di chi ti guida, riportandoti a una storia preziosa quanto la sua meravigliosa testimonianza materiale.
E’ la vicenda della trionfante industria della lavorazione dei metalli che nell’800, sotto il governo borbonico, fece di quest’area della Calabria un polo di eccellenza internazionale.
Siamo abbarbicati nella parte rientrante in provincia di Vibo Valentia delle Serre Calabresi, abbagliante intreccio di colline e rilievi avviluppati da boschi lussureggianti, altra ricchezza del posto, con la sua generosa disponibilità di legna. Ma sotto tanto fulgore ci sono altri giacimenti dispensati dalla fortuna terrena, quelli dei metalli che convinsero i Borboni a farne il fulcro di un’attività siderurgica che contribuirà anche all’avanguardistico sviluppo della mobilità ferroviaria.
Abbiamo raccolto sul posto con la nostra telecamera lampi di incanto visivo che vi offriamo nel video che segue.
Anima di questo progetto, uno dei più lucidi e appassionati intellettuali del Paese, esperto di archeologia industriale e storico del territorio, Danilo Franco: è stato lui a guidarci in questo sito che è anche uno snodo fondamentale della nostra Storia, la cui conoscenza è importante per comprendere non soltanto la questione meridionale ma anche l’attualità della nazione.
Abbiamo iniziato col chiedergli di cosa si tratti esattamente.
Ci ha spiegato che “l’area, ora all’aperto, ma in passato tutta coperta, è la grande fonderia Borbonica di Mongiana. La fonderia, rappresentava, prima dell’unità d’Italia uno di più grandi opifici siderurgici presenti nella penisola italiana. In essa erano attivi i più grandi altoforni del periodo pre e post unitario. Il S. Antonio, il Santa Barbara, il S. Francesco, alti 11 metri erano considerati i giganti della siderurgia italiana. Vi erano altri due forni di seconda fusione alla Wilkinson, e a valle del complesso numerose ferriere, ognuna delle quali specializzata in determinate produzioni.”
Cosa racconta oggi quest’area?
“Racconta un grande passato. Racconta pagine di storia strappate dal grande libro della storia italiana. Racconta una Calabria diversa e sconosciuta e molte volte disconosciuta. Racconta di
una Calabria industriale, operosa, partecipe e attiva della vita economica di un regno. Di una Calabria che attirava maestranze dal resto d’Italia e d’Europa che venivano al Sud per trovare lavoro”.
Cosa dovrebbe diventare quest’area? Esiste un progetto?
“Il destino dell’area ex industriale di Mongiana che io definisco una vera e propria cattedrale del lavoro sarà quello di divenire un parco archeo-industriale della siderurgia calabrese che attraverso i suoi resti monumentali e con le proposte culturali che saranno messe in situ consegnerà ai visitatori uno spaccato di cittadella industriale del secolo XIX. Una prima fase di recupero sta per terminare: si è dato corso a uno scavo archeologico che ha messo in risalto quanto la fonderia ha conservato del suo antico passato. Si sono ritrovati i resti degli altoforni, le fucine e numerosi ambienti di lavoro. E’ già in cantiere la successiva fase che farà di quest’area un unicum nel campo dell’archeologia industriale mondiale. Si ricostruiranno a scopo didattico gli altoforni. Si predisporremo aree didattico-documentarie e si curerà la ricostruzione di antiche macchine operanti nella fonderia”.
L’area è già fruibile al pubblico? In che modo è possibile visitarla già adesso?
“Attualmente l’area non è sempre fruibile, in quanto si stanno completando i lavori: è comunque possibile effettuare visite previa richiesta alla locale amministrazione comunale. Che per particolari manifestazioni culturali effettua anche l’apertura notturna, la quale grazie alla bellissima illuminazione consente di immergersi nel patos che traspare dai resti della fonderia”.
Quale rapporto c’è tra quest’area e il MUFAR, il Museo delle Reali Ferriere di Mongiana?
“MUFAR e Fonderia sono le facce della stessa medaglia. La prima è figlia della seconda. La fonderia era il nucleo industriale dove il minerale, la limonite che proveniva dal villaggio minerario di Pazzano, veniva immessa negli altoforni e se ne ricavava la ghisa. Questa poi veniva avviata alle numerose ferriere dell’area che la straformavano in ferro e in manufatti (cannoni, tubi, catene, utensili). Il ferro passava in parte alla fabbrica d’armi, ora sede del MUFAR, dove si allestiva l’armamento leggero per l’esercito Regio (fucili, pistole, baionette)”.
Se già è imperdibile adesso una visita a tale sito, potete immaginare quanto sia stimolante pensare alla futura evoluzione del piano culturale e turistico che lo riguarda, sul quale abbiamo chiesto lumi sempre al professore Danilo Franco, responsabile storico del progetto: ci ha risposto nel video sottostante.
Info: http://www.museorealiferrieremongiana.it/