Fuochi d’artificio per l’Expo ma vorremmo musei gourmet
Gold è una miniera di problemi se il brand è Dolce e Gabbana. Ospiti famosi ma non memorabile cucina. Ci proverà Filippo La Mantia, che lascia Roma e raggiunge Davide Oldani e altri vecchi amici.
Adattamenti tettonici sulla scena milanese, affollata di nuove aperture, turn over di chef e brigate, società di catering ed eventi che fanno le prove di Expo. Di certo è la città in questo momento più attrattiva, con un pubblico gourmet internazionale, meno provinciale di altre piazze italiane.
E i format tv aiutano, da Carlo Cracco a Bruno Barbieri, mentre Joe Bastianich, da vero Restaurant Man, va dove ci sono i soldi veri ma qui pubblica Giuseppino, il suo grand tour da ragazzo alla scoperta delle radici istriane e italiane.
Rilancio anche all’estero della cucina lombarda con Davide Oldani, riposizionamento dello street food, ma aspettiamo un vero progetto di ristorazione gourmet legata agli spazi espositivi. Cominciando dalla Triennale, che meriterebbe uno spazio di alto livello, oltre la carta del Triennale Design Café.
Quando vado a Barcellona, amo pranzare nel bistrot della Fondazione Mirò o nello spazio mensa del Museo di Picasso.
Il Dopolavoro Bicocca, come lo avevano impostato Cesare Battisti e Paolo Casanova (scuola Bottura) era una sfida alla legge di gravità delle installazioni dell’Hangar Bicocca. C’era l’investitura di Identità Golose, i Rubitt d’autore, le maratone con Alice Delcourt, Roberto Okabe e Gustavo Young, Luca de Santi, Eugenio Roncoroni e Beniamino Nespor, Cesare Battisti e lo chef Paolo Casanova.
Il cambio ha portato in cucina Lorenzo Piccinelli, che ha lavorato con Matteo Pisciotta. “L’idea è quella di scomporre la carta classica del ristorante e dividerla in piccoli corner sfiziosi: Dop e Igp, fritti, grill, paste, solo verde, al morso”.
Ma anche la tartare di fassona, il risotto con la salsiccia di Bra e Porcino della valcuvia, il maialino in porchetta, purea di mele golden alla cannella, tagliata di black angus, ossobuco con crema di patatte al parmigiano.
Ci può stare.
Ma alla Triennale per l’Expo vorremmo il meglio del meglio.
Tratto dal quotidiano Il Giorno del 29 novembre 2014