Garrone, vini dell’Alto Piemonte da una cantina immersa in memorie secolari
Un secolo di attività enoica, un’antica cantina del 1598, 700 anni di terroir vitivinicolo, non sono soltanto numeri ma dati incontrovertibili del senso della memoria per la famiglia Garrone che con l’omonimo brand produce vini piemontesi di monumentale qualità e profondo rigore carichi di valori storici, agronomici e culturali nel territorio di Domodossola in provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
Lucidissimo il ritratto di tale realtà tratteggiato dal distributore Proposta Vini che appoggia con passione l’attività dei Garrone: “la realtà viticola Ossolana è antichissima ed è un esempio di viticoltura alpina dove generazioni di viticoltori hanno modellato le montagne con imponenti gradoni scavati nella roccia e costruito km di muri a secco”…
… “è lo scrigno del Prunënt, un biotipo di Nebbiolo coltivato in questa valle di frontiera tra il Massiccio del Monte Rosa ed il passo del Sempione: dei 1000 ettari presenti a inizio 1800 ne rimangono oggi circa 40, ancora vivi grazie al lavoro dell’Associazione dei produttori agricoli ossolani”…
…. “alla quarta generazione di viticoltori la famiglia Garrone, guidata da Marco, con grande determinazione ha ridato vita e prospettiva a questa viticoltura di montagna, dove alcune piante centenarie su piede franco sopravvivono ancora”…
… “l’opera di recupero e salvaguardia, che la famiglia Garrone negli anni ha messo in campo, rimane un esempio preziosissimo di salvaguardia di un paesaggio e di una varietà altrimenti destinata all’oblio, oggi di grande attualità”.
I Garrone sono “una famiglia di viticoltori che con lungimiranza e passione ha saputo rilanciare la tradizione e la storia del vino ossolano, risollevandolo dalla crisi che lo aveva colpito nel 1900 quando a causa della fillossera e non solo, i contadini abbandonarono la viticoltura e i campi per lavorare nelle fabbriche”.
Per questo dalla cantina affermano con motivato orgoglio che “fin dal 1920 siamo noi a custodire i segreti della produzione vitivinicola di questo territorio”.
Oggi alla guida dell’azienda ci sono Roberto, Mario, Marco e Matteo Garrone.
Tutto si svolge “nella parte più a nord dell’Alto Piemonte, esattamente a Oira di Crevoladossola, un piccolo borgo immerso nel verde delle Alpi, sempre esposto al sole: qui si coltiva perlopiù il Nebbiolo o meglio il Prünent, un clone antico del nobile vitigno piemontese”.
Venendo alla missione, questi i presupposti: “cultura, tradizione e passione sono i nostri valori portanti, princìpi solidi trasmessi fino alla quarta generazione della nostra famiglia; oggi cerchiamo di ricavare il meglio da un terroir la cui produzione di vino è documentata fin dal 1309”.
Ci tengono dalla Garrone a sottolineare che “le uve provengono da vigneti di nostra proprietà e da piccoli appezzamenti gestiti da un gruppo di viticoltori aderenti all’Associazione Produttori Agricoli Ossolani – APAO”, mentre informano che “nel 2009 è stata inoltre istituita la Doc Valli Ossolane, che regolamenta la produzione di tre tipologie: Bianco, Rosso, Nebbiolo; le uve impiegate sono Nebbiolo, Croatina, Merlot e Chardonnay”.
La produzione rispecchia l’impostazione del lavoro.
Il Valli Ossolane propone al 100% il Nebbiolo biotipo Prünent nella versione Superiore, ritenuto “il fiore all’occhiello della produzione vinicola locale, la spina dorsale di questo territorio; il Prünent è un Nebbiolo antico di montagna, risale infatti al 1309 il primo documento nel quale viene citato: prodotto perlopiù con uve provenienti da piante centenarie a piede franco, in questo vino in cui si conservano l’unicità e l’eleganza che caratterizzano le produzioni a queste latitudini”.
Il trionfo di frutti rossi parte dal naso insieme a sensazioni balsamiche, confermandosi al palato tra ciliegia, lampone e ribes rosso, con note di pepe, liquirizia e ginepro.
Strepitosa la beva.
Autentico capolavoro la declinazione Diecibrente del Valli Ossolane Nebbiolo Superiore Prünent, le cui uve “provengono tutte da un unico vigneto del 1920 che curiamo a Pello di Trontano: si tratta di una piccola produzione di solo 2628 bottiglie; la brenta era un’antica misura di capacità usata per il vino, un contenitore in legno impiegato di solito per il trasporto”.
Qui a dominare l’olfatto è il sottobosco ma arricchito da funghi e spezie piccanti, mentre il gusto si bea di gelso nero, lampone, melagrana e carruba.
Acidità intensa, tannino morbido, bel piglio zuccherino, magnifico finale quasi liquoroso, concentrato e suadente.
Il Munaloss il Nebbiolo lo mette in relazione con altri vitigni territoriali come la Croatina generando un bouquet silvestre innervato di pietra focaia, mentre la bocca intercetta prugna, fragola, amarena, mirtillo e cioccolato fondente.
Stuzzica la sua vena sapida che alimenta una grande beva.
Il Valli Ossolane Tarlàp si mette invece alla prova con un alloctono, il Merlot, in purezza, le cui uve “sono coltivate in gran parte nella frazione di Calice di Domodossola, dove sorge l’oratorio della Madonna del Tarlàp che nel dialetto locale significa un goccio ed è lei a proteggere i vigneti da ogni sciagura”.
Qui i profumi sono incentrati di nuovo su frutti rossi ma affiancati da erbe aromatiche, mentre tra i sapori si riconoscono ribes nero, mora di rovo, susina rossa e rabarbaro.
Delicati il tannino e la sapidità, più vibranti corpo e beva.
A integrare questo ritratto interviene Marco Garrone nel video sottostante.
Info: https://cantinegarrone.it/it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/cantine-garrone/