La gastronomia dell’Egitto, potenza dei sapori spiazzanti
Capita sovente in Italia di incrociare la cucina egiziana, grazie ai tanti cuochi e pizzaioli che lavorano nel nostro Paese, i quali, pur preparando ormai pietanze italiane, ogni tanto inseriscono piatti del nativo Egitto.
Si tratta però di accenni di un mondo culinario che invece è molto più ricco e complesso, come si è appreso nello spazio gastronomico dell’Egitto a Expo, collocato nel Cluster Bio-Mediterraneo.
L’autentica cucina tradizionale egiziana non fa nessuno sconto sui sapori, i quali infatti sono forti, spiazzanti, in alcuni casi perfino difficili, ma tutti estremamente affascinanti.
Il Koshari (che da solo costa 10 Euro) è un classico primo piatto dell’Egitto che mette insieme riso e pasta, con ceci, lenticchie, cipolle fritte, salsa di pomodoro, salsa di peperoncino e aglio: un tripudio di gusti imperdibile.
Meravigliosamente spiazzante il Ful (da solo a 9 Euro), particolarissime fave con un acidissimo condimento di spezie e tahini, una salsa di sesamo pan-mediterranea.
Buoni ma consueti i Falafel (da soli a 9 Euro).
Strepitosa la Melanzana tajine (da sola a 10 Euro), cotta al forno con pepe e pomodoro: una potenza organolettica che rapisce.
Molto buona la Fattah (da sola, 11 Euro), ricetta di riso con deliziosi trucioli di pane secco, cubetti di carne, salsa di pomodoro e aglio: molto appagante.
Se poi volete davvero fare un’esperienza estrema, c’è la Molokhia tajine con riso (10 Euro): è una stranissima zuppa di erbe verdi con molto, ma molto aglio; colpisce la consistenza gelatinosa, a tratti sconcertante, ma bisogna provarla, se si vuole davvero scoprire un altro mondo gastronomico.
Per i più sbrigativi, ci sono anche panini tra i 6 e gli 8 Euro, da farcire con Falafel, o Kebab, oppure con Salsiccia o Fegato, entrambi all’alessandrina.
Buonissimi i dolci fritti al miele.
Niente alcol, qui si bevono succhi naturali, tutti tendenti al dolce, ma che si sposano benissimo con le pietanze. Come il masticabile Cocco, il soave Karkadè, o soprattutto il Doom, frutto tipico dell’Egitto che ricorda il sapore del dattero.
Una curiosità: questo spazio gastronomico è stato gestito da un ristorante del Cairo, il Del Vento, il quale però nella sue sede in Egitto fa cucina… italiana! Altri piatti del menu nella sede principale al Cairo sono presi dalla cucina internazionale: insomma, tutto, tranne che piatti egiziani. E’ dovuto espatriare a Expo il ristorante Del Vento per recuperare le sue radici etniche identitarie, per nostra (e sua) fortuna.