Gavioli Antica Cantina a Nonantola (MO), un museo e tante bollicine
Se non la conoscete come amanti del vino, allora potreste incontrarla in quanto appassionati di musei d’impresa o della civiltà contadina, o perché parteciperete al tour del Discover Ferrari & Pavarotti Land che collega esperienze espositive e degustazioni nel modenese: sono dunque tante la maniere in cui si può entrare in contatto con l’universo dell’Antica Cantina Gavioli a Nonantola e il suo complesso, lunghissimo portato di storia.
Una storia che l’azienda racconta sul proprio sito, fissandone l’inizio nel 1794, quando “Pietro Gavioli è Mastro Cantiniere dei Marchesi Molza con cantina a Solara di Bomporto”, avvio di “un lungo viaggio nel tempo insieme al Lambrusco” che continua ancora oggi “grazie al rispetto per la tradizione e all’amore per le fertili terre Modenesi”.
E’ proprio per “rimarcare questo nostro rapporto con il tempo” che “sorge presso la nostra sede di Nonantola un Museo del Vino dove abbiamo custodito antichi strumenti, attrezzi enologici, agricoli, macchine per la vinificazione”.
Un percorso espositivo di ben seimila metri quadrati “teso a valorizzare l’appartenenza a “un territorio a cui la famiglia Giacobazzi si è sempre sentita legata e in cui tutt’ora si identifica”.
Un tragitto impostato per essere vissuto attraverso le visite guidate, quindi con pochissimi pannelli e informazioni scritte, ma quando sono presenti appaiono curate con gusto estetico e narrativo.
Scorrono così le inevitabili botti storiche mastodontiche utilizzate in un passato ormai remoto…
… un rarissimo esemplare di torchio orizzontale francese di fine ’700…
… una curiosa pompa a bilanciere per travasi…
… quindi strumenti di lavoro contadino, alla base anche della vitivinicoltura…
… con scenografiche ricostruzioni di taluni sistemi di lavoro…
… e di ambienti bucolici…
… attraversando tutte le fasi della produzione del vino, compreso l’imbottigliamento…
… fino a un pezzo unico come un carro distributore di bicchieri per assaggi ricavato da due carri, il primo dei quali risalente all’800, usato nelle sagre come sorta di antenato dei food truck.
Il museo ricorda anche la costante e intensa presenza di Giacobazzi nello sport come sponsor, per esempio, dell’immenso Gilles Villeneuve…
… e del giovane Marco Pantani…
… con relative memorabilia.
E’ tempo quindi di passare alla degustazione dei vini del gruppo, i quali ci ricordano che siamo nel regno delle bollicine.
Il Lambrusco Brut metodo classico ha profumi di pesca con sentore di lievito e pane fresco, mentre al palato è cremoso: tendente all’abboccato, viene poi sopraffatto da un’acidità che eccede in aggressività.
Il Lambrusco di Sorbara Bollino Oro ha un bouquet di fragole e rose, mentre in bocca si propone fresco e con bilanciata acidità, con una piccola nota erbacea che si estende su un corpo esile e una beva facilissima contrassegnata da piccoli frutti rossi.
Il Castelvetro amabile si propone con un potente profumo di lampone, cui segue una prepotente invasione zuccherina di fragoline di bosco e papaya.
Il più convincente è il Lambrusco ottenuto con rifermentazione ancestrale che al naso richiama netti sentori di forno mentre in bocca imperversano prugna e corbezzolo.
La permanenza fisica in questo ambiente è illuminante per l’intreccio tra echi arcaici e imprenditoria moderna, per la commistione di piccolo mondo antico e grande industria, perfetta sineddoche delle anime complesse che rendono grande questa parte di Emilia.
Info: https://gaviolivini.com/it/home