Ghemme delle Colline Novaresi di Katia Sebastiani, rigore e ricercatezza
Un bassissimo numero di bottiglie prodotte, inversamente proporzionale all’enorme rigore delle procedure di vinificazione, pari all’elevatissimo grado di stima ricevuto da clienti e addetti ai lavori: Katia Sebastiani rappresenta un caso di scuola importantissimo nel mondo del vino italiano, perché dimostra una volta per tutte la differenza madornale tra l’anonima gelida serialità dell’industria e la potente appassionata personalità dell’artigianato, con quella riservatezza contadina che è tra i valori che rendono preziosa l’area delle colline novaresi.
Un’area che ha il suo epicentro nel suggestivo borgo di Ghemme, neanche quattromila abitanti ma un portato immenso di storia, archeologia e antropologia culturale che ne fanno un pezzo pregiato dell’identità del Paese. Un contesto geo-urbanistico di pregio che tra le sue eccellenze vanta anche l’inserimento tra le Città del vino, in virtù di una particolare coltura locale del Nebbiolo che si sposa con saldi di quelle meravigliose uve territoriali chiamate Vespolina e Uva Rara che a loro volta meriterebbero maggiore fama.
Qui tutto è generalmente piccolo nel senso di raccolto, curato, coccolato. Poco è il terreno coltivato, poca la quantità di uva prodotta, pochi gli ettolitri di vino che se ne traggono, ma di queste ridotte dimensioni i produttori della zona hanno saputo fare un punto di forza, spingendo verso l’alto la qualità organolettica e l’aspetto identitario.
Le attenzioni sul prodotto sono testimoniate anche dalla confezione del vino di punta di Sebastiani che comprende un messaggio fuori bottiglia nella forma che evoca i rotoli degli antichi papiri, legato al collo di vetro con la rafia, srotolando il quale si legge che “l’azienda Katia Sebastiani nasce nel 2003, dall’irrinunciabile desiderio di voler mantenere e proseguire le tradizioni dei suoi avi”, spiegando come “l’attenzione al territorio e la cura dei vigneti consentono una produzione che sin da subito si mostra interessante per la qualità e per la contemporaneità del prodotto pur senza dimenticare la tradizionalità contadina”.
Questo perché “l’azienda offre la certezza di un prodotto tipico, costruito piano piano con la fatica, l’amore, la caparbietà e la passione di chi fa della terra con grazie alla natura il suo stile di vita”. Infatti “i vigneti vengono condotti con la lotta guidata e integrata, in modo da usare pochissimi antiparassitari con interventi mirati e si utilizza l’inerbimento del vigneto, per abbattere a zero l’utilizzo di diserbanti”.
Naturalmente “anche in cantina, Katia lavora con metodo antico, i passaggi dell’affinamento seguono la stagionalità senza forzature, il risultato è un vino che rispecchia i sentori della terra di origine e la freschezza della modernità da lei rappresentata”.
Non è un caso che Katia si sia affidata per la commercializzazione al più sensibile e colto distributore italiano, Proposta Vini, sul cui sito si sottolinea come Sebastiani sia diventata vignaiola “per scelta esistenziale”, la quale comporta il perseguire “una filosofia di produzione rigorosa, minimale e nel rispetto delle pratiche tradizionali imparate dal nonno Francesco”, tradotte nel suo Ghemme prodotto “con il 90% da Nebbiolo con l’aggiunta di Vespolina che contribuisce a dare colore e note aromatiche (viola) particolarissime”.
Il Ghemme Docg al naso incanta con piccoli frutti rossi, conquistando poi il gusto con ciliegia, ribes rosso, fragola e un pizzico di carruba. Meravigliosamente fruttato, palesa un bel piglio zuccherino e un tocco minerale intrigante.
L’altra sua referenza, il Colline Novaresi Doc, annunciato dalla produttrice come “fresco e beverino”, limita il Nebbiolo al 60% del totale, aumentando la presenza di Uva Rara e Vespolina, amplificando in questo modo l’acidità, il frutto e perfino la sapidità, fino ad aggiungere l’importante contributo di pepe rosa e cioccolato bianco.
I dati tecnici ci dicono invece che i “vigneti sono situati nell’omonimo Comune, all’interno della zona Classica delle Colline Novaresi”, 2 gli ettari vitati, mentre “le bottiglie prodotte in media in un anno sono 1.300 e questo aspetto contribuisce a rendere questo vino ancora più ricercato di quanto già non lo sia di suo”.
Info: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/sebastiani-katia