Giovi, la distilleria del Sud che ha capovolto l’Italia della grappa
Prima erano le vinacce del sud a prendere la via per le distillerie del nord. Se qualcuno faceva grappa dal Veneto in giù veniva deriso. Le sparute distillerie del Centro-Sud non venivano ritenute credibili dagli addetti ai lavori e anche dagli appassionati. Con buona ragione, bisogna dire.
Con la sola eccezione della Sardegna, titolare di quella magnifica tradizione del filu ‘e ferru, potente acquavite contadina, tutto il resto del territorio sud-insulare sembrava rassegnato a non avere voce in capitolo nella grappa.
Fino a quando non è arrivato lui, Giovanni La Fauci, in quel di Valdina, località Fondachello, a un passo da uno più bei lungomare d’Italia, a ridosso dell’infinita spiaggia libera di Venetico. Trent’anni di lavoro e oggi sono le vinacce di Chianti, Moscato d’Asti e altri vitigni del nord a prendere la via della Sicilia. Un sovvertimento culturale senza eguali, una delle più clamorose azioni di riscatto socio-economico cui si sia assistito nel Meridione.
Opera di un eroe del gusto che fa tutto con le sue sole mani e le macchine che si è costruito o modificato in prima persona.
Tra i capannoni dell’attività imprenditoriale paterna, ha ricavato gli spazi per coltivare il suo sogno di bambino: realizzare il miracolo alchemico che muta un liquido rosso in un altro totalmente trasparente e ben più alcolico.
La grappa La Fauci ha iniziato a farla così, piccolissimo, per passione ereditata dal nonno, non pensando che un giorno sarebbe diventata il suo lavoro.
E ciò non sarebbe accaduto se qualche anno fa il compianto pittore vignaiolo Carlo Hauner non avesse consentito a Giovanni di distillare le sue vinacce, per fare una prova. Il prodotto che ne scaturì fu assaggiato da Veronelli che lo elogiò, a tal punto che La Fauci si sentì indotto a fare grappa sul serio.
Da allora, è stato un tumultuoso accumularsi di clienti per le grappe per conto terzi, nonché di riconoscimenti per i distillati a marchio Giovi.
Giovi oggi è certamente tra le cinque migliori distillerie d’Italia, insieme a Pojer e Sandri, Marolo, Domenis e Beccaris.
Ma se il campo si restringe ai distillati di frutta, allora sale sul podio dei primi tra insieme ancora a Pojer e Sandri e Beccaris.
Il maestro distillatore La Fauci ha un rigore maniacale per la produzione delle acquaviti di frutta. I frutti devono essere tutti del territorio (spingendosi al massimo fino alla comunque vicina Etna) e di eccellente qualità. E’ tale il suo rigore che ha smesso di fare l’acquavite di prugne quando l’albero da cui le coglieva è morto: “non le troverò più prugne così buone” ha detto rammaricato Giovanni e così c’è la corsa ad accaparrarsi gli ultimi venti litri rimasti.
Ma è tutta da provare e da godere la produzione di Giovi: grappe sempre eleganti, prive di aggressione metilica ma ricche di tutti i profumi originari, sia che si tratti di vitigni o di frutti. Massima pulizia al palato, sorso sempre gradevolissimo, fino a cogliere dei sentori che dialogano direttamente con il cuore di chi sta vivendo l’esperienza gustativa di un prodotto di La Fauci.
Bere un distillato di Giovi oggi è uno dei modi più gioiosi di sentirsi orgogliosi di essere italiani.
Distilleria Giovi: www.distilleriagiovi.it