Grandi Vigne dell’Iper
Il vino del supermercato ha alzato la testa. Dopo anni a doversi quasi nascondere dietro il basso prezzo per giustificare una minore qualità, adesso si mostra fiero ai consumatori, grazie alla clamorosa crescita del pregio del prodotto senza intaccarne la convenienza. Il primo esempio di cui vogliamo parlarvi è anche il più clamoroso: Grandi Vigne, creato da Iper “La grande i”.
“54 vini da 15 regioni italiane” selezionati saltando del tutto i distributori, creando invece un rapporto diretto con i produttori che dispongano dell’intera filiera, dalla vigna all’imbottigliamento, passando per tutte le fasi della vinificazione. Tutti vini rigorosamente territoriali, con una ricca rappresentazione di ogni tipologia identitaria. Sono infatti presenti tutti quei vini che si identificano con precise aree del Paese, fino a divenirne elemento culturale.
E culturale è l’assunto di partenza del progetto: “Grandi Vigne è prima di tutto un progetto di valorizzazione delle eccellenze del nostro territorio, nato dalla ricerca costante di quanto di meglio esso ha da offrire. Attraverso una selezione rigorosa delle aziende produttrici, Grandi Vigne offre un’ampia scelta di vini a denominazione di origine, provenienti da vigneti di proprietà a filiera controllata, che rimarrebbero sconosciuti o sarebbero per lo più preclusi al grande pubblico”.
A dimostrazione della fierezza di cui si parlava e della trasparenza dell’operazione, anche quest’anno Iper ha presentato al pubblico i prodotti di questa iniziativa con la Festa del vino Grandi Vigne, svoltasi presso il centro commerciale di piazza Portello a Milano dal 18 al 20 ottobre. Con un’organizzazione che nulla ha da invidiare alle più celebrate kermesse del settore, la manifestazione ha permesso a tutti i visitatori di potere degustare decine di vini, presentati da sommelier o dai produttori in prima persona. Tutto gratuitamente.
Certo, un’iniziativa promozionale, ma senza invadenza coercitiva: nessun imbonitore, niente pressioni per l’acquisto forzato, bensì una vera festa, allietata anche dal buon cibo regionale del marchio Freschi d’Italia. E’ stato molto interessante assistere all’empatia che si è instaurata tra produttori e visitatori: questi ultimi hanno fatto domande a raffica, dimostrando autentica curiosità e vera passione, ricevendo sempre risposte con generosità.
C’eravamo anche noi, a provare i prodotti e a farci spiegare il senso di Grandi Vigne per ciascuno dei protagonisti. Ad accoglierci, l’enologo responsabile della selezione dei vini, Fabrizio Stecca. Ecco come ci ha illustrato l’intera iniziativa.
E i produttori cosa pensano di questo progetto? Come lo vivono? Ne abbiamo incontrati diversi, provando i loro vini. Per la Lombardia abbiamo parlato con Stefano Bottiroli, dell’azienda agricola La Travaglina di Santa Giuletta (Pavia). Vista la zona di provenienza, non poteva che portare alcune meraviglie dell’Oltrepò Pavese. Ha presentato Barbera, Bonarda e Pinot Grigio, tutti sinceri e accattivanti.
Bottiroli si è mostrato entusiasta di far parte di Grandi Vigne e ci ha spiegato il punto di vista dei produttori.
Dal Veneto arriva Lorenzo Riolfi dell’azienda agricola Brigaldara di San Floriano (Verona). Sul suo banco, perle della Valpolicella e dintorni. Il Valpolicella Classico Superiore Ripasso del 2010 è vinoso e beverino, con una bella acidità, senza pesantezze legnose. L’Amarone della Valpolicella Classico del 2008 spiazza: rinuncia al consueto corpo della tipologia, per esaltarne il frutto nudo e crudo, rendendolo avvicinabile anche dal bevitore non esperto.
Ci sorge un quesito. I consumatori sono soliti approvvigionarsi dei vini ritenuti importanti in negozi chic, non avranno quindi diffidenza ad acquistarli in un ipermercato? Ecco cosa ci ha risposto.
Francesco Cucurullo la sua azienda Masseria del Feudo ce l’ha nel cuore della Sicilia, in una contrada di Caltanissetta. Mette subito avanti il suo Nero d’Avola, poco alcolico, così fresco e acido che lo consiglia anche in abbinamento col pesce.
Sono invece lavorati in biologico altri due vini. L’Inzolia-Grillo esalta l’acidità e restituisce un buon frutto, mentre il Syrah-Nero d’Avola non tradisce le aspettative di una simile accoppiata, dando vita a un vino di ottima personalità che spalma dolcezza sulla lingua. Cucurullo ci parla di come sia cambiato il rapporto tra produttori e grande distribuzione rispetto al passato.
Anche una celebrata denominazione come Trento Doc fa capolino sugli scaffali di Grandi Vigne. La propongono le cantine Monfort con ottimo esito: il loro Brut si propone con un buon profumo, si piazza in bocca con equilibrio, ma poi conquista con un’inaspettata personalità. Il responsabile è Lorenzo Simoni che lo realizza in quel di Lavis (Trento): anche per lui il consumatore di vino del supermercato non è da considerarsi di serie B.
L’ultima parola a questo punto a un tecnico, l’enologo dell’azienda pugliese Agricola del Sole, realtà in meritata espansione che da tempo pratica con giusto profitto il dialogo con la grande distribuzione. Alla festa ha proposto il Castel del Monte, vino giustamente fruttato che spicca per sapidità: è un blend, con il 70% di Bombino e il 30% della varietà autoctona Pampanuto.
In merito a quest’ultima, da notare che nel 2009 l’Informatore Agrario riportava che “Verdeca e Pampanuto sono la stessa varietà. […] Malgrado si tratti di cultivar da sempre considerate distinte e pertanto separatamente iscritte nel Registro nazionale delle varietà di viti, lo studio ha indicato che in realtà sono sinonimi. […] Le analisi molecolari effettuate sul DNA hanno confermato le similitudini evidenziate dallo studio ampelografico e agronomico, indicando un identico profilo per i due vitigni” (www.informatoreagrario.it).
Il pragmatico e rigoroso Saverio Menga ci lascia con una riflessione sull’etica del progetto e l’auspicio di una sua durata nel tempo.
Info: Grandi Vigne Iper