Grechetto di Civitella d’Agliano (VT), vite riscoperta da Sergio Mottura
La riscoperta di un antico vitigno autoctono dell’Alta Tuscia come il Grechetto di Civitella d’Agliano, piccolo nei volumi di produzione ma di grande pregio identitario, la si deve all’amore come alla tigna di Sergio Mottura, appartenente a quella schiera di vignaioli illuminati capaci di vivere immersi nella terra che coltivano e di valorizzarla nella maniera più compiuta, facendo di ogni zolla un bene culturale da tutelare e divulgare.
E’ grazie all’opera di Mottura se oggi siamo venuti a conoscenza di questo vitigno caratteristico del viterbese (ma a due passi dall’Umbria) e se lo percepiamo in tutta la sua innegabile importanza.
Il Grechetto infatti era già coltivato nella tenuta Mottura nei primi anni ’60, quando era condotta a mezzadria: “quest’uva ha una maturazione precoce”, si spiega sul sito della cantina, “dunque veniva vendemmiata per primo e ai mezzadri creava un problema, non essendo sufficiente a riempire la tina di cui disponevano; così per praticità veniva dato al proprietario”.
Per una serie di ragioni contingenti, “vinificarlo da solo permise di comprenderne tutta la ricchezza rispetto alle altre varietà”, così “crebbe la consapevolezza della qualità del vitigno e della possibilità di utilizzarlo per vini di grossa struttura e personalità”, attraverso un lavoro di selezione massale in vigna e all’affinamento delle tecniche di vinificazione.
Tra i vini a base di Grechetto in purezza, il Poggio della Costa è quello che ci è apparso paradigmatico per comprendere tutte le sfumature del vitigno: l’intenso bouquet di mela verde si traduce in bocca in polpa di Pera Williams, sviluppando una mineralità evidente quanto l’acidità, mentre il retrogusto restituisce un tocco aspro che ingolosisce la beva.
Grechetto 100% anche nel Latour a Civitella, la cui particolare lavorazione è nata dall’incontro di Mottura con Louis Fabrice Latour che lo spinse ad affinare in legno il vino tratto da questo vitigno, fornendo “barriques della sua produzione già selezionati per vini bianchi e soprattutto il know how per utilizzarli”. Così nel 1994 è nata la prima annata di Latour a Civitella.
Al naso è spesso ma lascia comunque filtrare sensazioni floreali, mentre l’approccio al palato è all’insegna di note minerali e acide, prima che si aprano sentori di albicocca e accenni di vaniglia e cannella. La beva è irresistibile, soavemente leggera malgrado il nerboruto affinamento.
Naturalmente il Grechetto citato è sempre quello di Civitella d’Agliano, poco popoloso comune della provincia di Viterbo, la cui zona in passato ha ospitato Etruschi, Romani e Longobardi. Territorio collinare la cui vocazione vinicola “era nota sin dal 1292, quando sui registri del catasto di Orvieto questa era definita fra le zone più elette per la produzione del vino omonimo”.
La tenuta in oggetto qui collocata appartiene alla famiglia Mottura dal 1933, sempre con la filosofia di scegliere le varietà da impiantare tra quelle indigene, coltivate oggi in regime biologico.
Varietà che confluiscono nei vini della tipologia Orvieto, come il Tragugnano che mette insieme Procanico al 45%, Verdello al 25%, Grechetto al 20% e Rupeccio al 10%: i profumi sono un trionfo di Mela Golden, mentre l’abbrivio rivela subito le consuete caratteristiche di mineralità e acidità, ma alla pari di una potenza aromatica densa e di serena classicità. Il sorso è raffinato, la beva stuzzicante.
Stesso assemblaggio per l’Orvieto Secco che però sfodera striature vegetali inedite, come note linfatiche e radici amaricanti, insieme a sprazzi balsamici da erbe officinali.
Abbiamo invitato Sergio Mottura a raccontarci il suo mondo enoico davanti alla nostra telecamere: lo ha fatto nel video che segue.
Info: http://www.sergiomottura.com/it/default.asp
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=mottura