Guida alla Sagra dell’Anguilla di Comacchio, tra qualche disservizio e belle scoperte
Sta per iniziare il secondo intenso week end di programma per la Sagra dell’Anguilla di Comacchio che si è aperta la scorsa settimana tra qualche falla organizzativa e diverse belle scoperte.
Una manifestazione che scorre nelle vene dei comacchiesi come sangue identitario: la storia e il presente della comunità si specchia in questa sagra, giustamente tra le più famose d’Italia. Un evento atteso tutto l’anno in città, proponendosi ogni volta come epifania di un comune sentire che trascende gli aspetti folcloristici da sagra per elevarsi a Cultura popolare.
Ubriacante il perenne zampillare di eventi a ogni angolo, dove è ammaliante sciamare con gli altri visitatori tra una bancarella, un assaggio e uno spettacolo, costeggiando i reticoli liquidi dei canali che disegnano le loro volute tra splendidi edifici e curatissimo arredo urbano.
La Sagra in sé è foriera di conoscenza sui tanti pregi del Territorio, ma la ricchezza del programma e l’impatto con i tanti visitatori hanno creato all’esordio alcuni incidenti di percorso.
Lo scorso sabato la manifestazione si è aperta con un problema di gestione. All’appuntamento delle ore 9 per La Pesca in Valle si sono presentati due troupe (compresa la nostra) e una famiglia con dei bambini, accolti dalla sorpresa di trovare chiuso e nessuna indicazione in merito. Per un’ora abbiamo atteso dietro un sbarra che qualcuno dall’organizzazione ci dicesse qualcosa. Tutti ci si è ritrovati a chiamare l’ufficio stampa della Sagra, ma senza ricevere alcun supporto concreto: nessuno che si sia mosso fisicamente per venire a verificare cosa stesse accadendo. Fino a quando non si è riusciti e entrare di soppiatto, grazie all’impietosirsi di un’altra persona che lavora nella zona, ignara di quanto stesse accadendo.
L’ufficio stampa si è giustificato scrivendoci che “sulla pesca in valle, purtroppo si è verificata una incomprensione fra il personale presente nella stazione di pesca che ha chiuso all’interno della stessa l’addetto che attendeva i visitatori”, ma rimane il fatto che nessuno abbia avuto cura di compiere la semplice operazione di prendere un’auto e venire ad aprire un cancello, o di chiamare chi stava dentro, visto che all’interno dell’area c’era anche un funzionario del Comune che seguiva una troupe della Rai. Ciò avrebbe evitato magari lo stress dell’attesa ai due bambini piccoli rimasti a lungo lì fuori: la stessa famiglia, incontrata altre volte durante la manifestazione, continuava a scuotere il capo pensando all’accaduto.
Tuttavia, una volta che è stato possibile accedervi, l’iniziativa La Pesca in Valle si è rivelata molto interessante: ottima la parte didattica e dimostrativa curata da Piercarlo Farinelli, dotato tanto di competenza quanto di umana disponibilità. E’ stato sempre lui più tardi a guidarci nella dimostrazione pratica La Spiedatura dell’Anguilla, tra le vette suggestive del programma della sagra, in cui nella splendida cornice della Manifattura dei Marinati si è assistito all’accensione del camino e conseguente cottura allo spiedo della regina delle valli, per la produzione dell’Anguilla Marinata di Comacchio, Presidio Slow Food.
Tornando alle note negative, una riguarda qualche barcaiolo coinvolto in Navigando nei canali di Comacchio: non saremo stati fortunati, ma in quello da noi contattato non abbiamo riscontrato grande cortesia, registrando un’incongrua pretesa di ricevere una mancia alla fine del giro in barca. Non si comprende perché venga comunicato ai visitatori che il giro è gratuito se poi viene chiesto un contributo: sarebbe più trasparente dichiararlo ufficialmente fin dall’inizio che – legittimamente – ci si attenda qualcosa in cambio, così da togliere dall’imbarazzo i visitatori a cui viene presentata la richiesta e che non sanno su quali parametri muoversi per versare l’obolo.
Problemi anche alla Degustazione di Vini & Distillati delle Sabbie d’Italia nell’Atrio Sala San Pietro, dovuti a un deficit di conoscenza da parte di chi gestiva il banco degli assaggi. In pochi minuti di colloquio, abbiamo dovuto correggere per almeno tre volte il nostro interlocutore. Con una perla finale. Chiedendo lumi su un vino chiamato Surliè, ci è stato risposto che si tratterebbe di “un nome di fantasia”: sbalorditi, abbiamo chiesto all’interlocutore se non conoscesse la definizione francese sur lies che qualunque sommelier dovrebbe avere ben chiara, indicando l’affinamento sui lieviti. Per fare questo semplice collegamento logico, sarebbe bastato girare la bottiglia e leggere l’etichetta, sulla quale viene spiegato che trattasi di vino col fondo.
Forse sarà stato effetto dello spaesamento in cui abbiamo trovato tutti i sommelier presenti al banco, i quali lamentavano di non avere ricevuto indicazioni chiare dall’organizzazione e dall’ufficio stampa della Sagra in particolare.
Malgrado le pecche, potere assaggiare buona parte delle tipologie di vino prodotte dalla Doc Bosco Eliceo è una bella opportunità per conoscere i vini delle sabbie, vera chicca dell’enologia nazionale. Consigliamo semmai gli appassionati di studiare questi vini per conto proprio, prima di approcciarsi alla degustazione.
Vanno segnalati anche la mancanza di comunicazione tra i vari soggetti esterni che concorrono ai servizi della manifestazione e qualche carenza di conoscenza nel Servizio Turismo del Comune, ma in un lungo colloquio l’assessore al Turismo Sergio Provasi ci ha spiegato che l’attuale amministrazione sta lavorando alacremente per recuperare alcuni ritardi gestionali del passato e per mettere ulteriormente a punto una macchina dei servizi che già adesso è in grado di reggere l’impatto della marea di visitatori che Comacchio attira ogni anno.
Provasi ci è apparso ben consapevole dell’esistenza di taluni problemi da superare e ci ha snocciolato congrui programmi di intervento che dovrebbero garantirne la soluzione, così da evitare ai visitatori anche quegli sporadici disagi che abbiamo osservato.
Venendo alla parte culinaria della Sagra, dobbiamo sottolineare l’incongruenza dei prezzi praticati allo stand gastronomico ufficiale ubicato in via Fattibello: le portate vanno da un minimo di 7 Euro fino a 13,50 Euro, costi non distantissimi e in alcuni casi perfino pari e superiori ad alcuni ristoranti della zona.
Decisamente poco invitanti in un contesto da sagra, se si considerano anche le inevitabili lunghissime attese per fare le ordinazioni e soprattutto, dall’altra parte, la grandissima qualità dei ristoranti cittadini, diversi dei quali hanno ottimi rapporti qualità-prezzo. Inoltre ci si aspetterebbe in un contesto così specifico sulla cultura gastronomica dell’anguilla di trovare in menu tutte le ricette della tradizione, mentre spicca l’assenza della preparazione forse più difficile ma anche più appagante, l’anguilla con le verze.
Quest’ultima la si trova invece alla trattoria Da Vasco e Giulia ed è strepitosa.
Testimonianza dell’eccezionale livello della gastronomia strutturata a Comacchio: tutti i ristoratori che abbiamo incontrato si sono rivelati preparatissimi, oltre a rivelare una mano sicura e felice ai fornelli, raggiungendo livelli tra i più alti riscontrati in tutta Italia.
Abbiamo provato con massima soddisfazione, oltra quella del citato Da Vasco e Giulia, anche la cucina ricca di tradizione e cuore di Ghibo nel suo Al Cantinon, nonché quella spartana ma sincera di Melixa, cui difetta soltanto qualche ricarico eccessivo con le birre artigianali.
Per uno spuntino, c’è da sbizzarrirsi con Il Pizzicante, dove potere ascoltare i racconti dell’istrionico titolare mentre vi prepara un notevole tagliere di salumi locali.
La Sagra sta confermando anche quest’anno un grosso successo di pubblico, comprensibile e perfino auspicabile per un evento così prezioso.
Cuore pulsante è la sezione Expo e Mercatini. Inevitabile (forse…) la sezione generalista chiamata Il Gran Bazar, utile per fare cassa e folla ma povera di spunti culturali: stridono più che altrove gli espositori dei soliti prodotti di rosticceria siciliana che si vedono in tutte le manifestazioni, visto il forte connotato identitario dei questa Sagra.
Tuttavia, pur tra tanti banchi commerciali poco contestualizzati con l’offerta regionale, si può improvvisamente scoprire la Spianata Bolognese, ricetta di mille anni fa recuperata e riproposta: una sorta di piadina ma molto più consistente e golosa.
Un vero trionfo di eccellenze locali invece nel piazzale Pallotta, dove è allocata la sezione più stimolante del programma, il Mercatino dei Produttori a Km. Zero: “ortofrutticoli di stagione e trasformati, specialità alimentari ed enogastronomiche da filiera corta e provenienti esclusivamente da aziende di produzione del Delta Padano, in collaborazione con la Strada dei Vini e dei Sapori della provincia di Ferrara”.
Una sfilza di scoperte una più emozionante dell’altra: in pochi passi ci si può davvero fare una cultura sull’agroalimentare del ferrarese.
Si incontrano subito i prodotti di Massimo Benini, enciclopedia dei tesori della macelleria territoriale. Imperdibile la Salama da Sugo che meriterebbe maggiore notorietà a livello nazionale. Tanti i succulenti assaggi offerti.
Si fa un passo e si entra nel mondo delle perle enologiche della Ca’ Nova del competente e appassionato Marino Fogli, vignaiolo di rara sensibilità: vini delle sabbie comacchiesi assolutamente imperdibili, i suoi, anche da portare a casa. Vivamente consigliati il rudemente contadino Pampino e il soave Fortana frizzante, oltre al capolavoro del Fortana frizzante dolce.
Ancora un passo e si incontrano i dolci da forno ferraresi del Panificio Moderno: la gentilezza di Anita Parolini è squisita quanto i suoi tanti dolci che profumano di semplicità.
Empatico l’approccio dei gestori dello stand della Pro Loco di Massa Fiscaglia: tra tanta simpatica animazione, ottimi i loro risotti e geniale l’invenzione della cornucoppia ferrarese, reinvenzione del classico pane in funzione del suo riempimento con varie farciture.
Se vi sarà venuta sete, c’è li vicino il birrificio artigianale FM di Pomposa: da provare la speziata Saghé e la ricchissima fragranza della Zsess.
Tra gli ultimi espositori, occhieggia la deliziosa Zucca a violino locale, cotta al forno, di straordinaria bontà.
Da non trascurare però i negozi residenti della città, tutti molto forniti e gestiti da persone preparate. Per esempio, potete fare incetta di tipicità alla Salumeria Treponti, con particolare attenzione ai dolci locali.
La Sagra è anche un volano per la scoperta della meravigliosa Comacchio. Qui, da non perdere le strutture espositive, come il Museo del carico della Nave Romana, elegante e ricco di formazioni, o la Casa-Museo “Remo Brindisi”, al Lido di Spina, straripante di opere e suggestioni.
Ricca l’offerta gestita dalla Cogetur, cui va invece il plauso per la puntualità dei servizi ai turisti: abbiamo riscontrato una precisione quasi cronometrica nel rispetto degli orari, oltre alla serietà di fornire effettivamente ciò che promettono ai visitatori e agli operatori della comunicazione.
Non andate via da qui quindi senza avere vissuto l’esperienza di andare In barca nelle Valli di Comacchio: alla scoperta dei casoni di valle: “un percorso storico-naturalistico, a bordo dell’unica imbarcazione autorizzata dal Parco del Delta, che consente di cogliere, tra natura e storia, gli aspetti unici della Valle”.
A bordo, le spiegazioni suggestive dei gestori del servizio: noi abbiamo avuto la fortuna di assistere all’escursione condotta dal preciso ed evocativo Dario Guidi, di cui vi riferiremo negli speciali su Comacchio di prossima pubblicazione.
Consapevoli che sarà pressoché impossibile restituire attraverso parole e immagini l’attanagliante incanto che ti rapisce una volta messo piede a Comacchio, uno dei luoghi dell’anima più straordinari che l’Italia possa vantare.
Info: www.sagradellanguilla.it, www.comune.comacchio.fe.it