I fanghi di Vulcano, bagni sulfurei che lasciano il segno…
I fanghi sono probabilmente l’attrazione di Vulcano che desta maggiore curiosità. A tutti sarà capitato di vedere immagini di quelle persone ricoperte di melma giallognola che riemergono dalla fanghiglia come figure di un film di Romero.
Lo pozza termale con lo stabilimento costruito intorno si trova a un passo dall’attracco dei traghetti nel porto dell’isola, quindi in realtà rappresenta una meta ideale per chi vuole vivere un’esperienza particolare pur avendo poco tempo a disposizione.
Si tratta del fenomeno vulcanico sui cui da sempre ha fatto leva quest’isola delle Eolie per attirare turisti, soprattutto quelli acciaccati dai mille disturbi moderni ma anche da quelli atavici: per tutto (o quasi) i fanghi sembrano rappresentare un rimedio.
Infatti sono presentati quale “terapia”, come vengono definiti nel volume La terapia termale nell’Isola di Vulcano firmato da Alfredo Basile, citato con evidenza all’ingresso della stazione turistica che offre il bagno nello zolfo.
Un estratto del volume informa su caratteristiche, vantaggi e controindicazioni. Scopriamo che la pozza con i fanghi “è alimentata, ininterrottamente, da innumerevoli polle dalle quali fuoriescono vapori solfurei, acqua salmastra caldissima e fango argilloso ad altissimo contenuto di zolfo”, componenti che renderebbero il bagno qui al riparo dallo “sviluppo di eventuali forme patogene”.
Secondo l’autore del testo, “la sorgente termale di Vulcano può essere senza dubbio utile a tre grandi gruppi di patologie: affezioni articolari, affezioni dermatologiche, affezioni delle vie aeree”.
Da qui una serie di consigli per un lungo “ciclo di cura”, nonché un elenco di patologie per le quali sarebbe sconsigliato immergersi nei fanghi, dallo scompenso cardiocircolatorio alle febbri di qualsiasi natura (www.comunelipari.gov.it).
Nessuno però rende nota un’altra controindicazione evidente: l’immersione in questi fanghi comporta il portarsi addosso l’odore dello zolfo per parecchi giorni, anche una settimana, perché nemmeno ripetute docce riescono a rimuoverlo.
Dal punto di vista paesaggistico il contesto desta meno fascino che sulla carta. Rimanendo all’esterno dell’area recintata, si vede una pozza collocata in un ambiente fin troppo spoglio: quindi potrà essere apprezzato soltanto da chi è innamorato delle atmosfere pauperistiche pasoliniane o ancora meglio dalla desolazione estetizzante di Ciprì e Maresco.
Sicuramente ci saranno dei vincoli ambientali e paesaggistici che impediscono di abbellire il luogo, ma chi si reca qui certamente non è alla ricerca dell’estasi visiva…