I mais De.Co. della Lombardia, simbolo di un lungo legame
E’ il 1573 quando il milanese Giuseppe Arcimboldo dipinge la natura morta Figura seduta di estate: l’America è stata scoperta da meno di un secolo eppure già spicca nella composizione dell’opera la presenza di un dono di quel continente, il mais, a simboleggiare non soltanto esotismo ma anche ricchezza.
E’ stato dunque immediato l’amore tra questo cereale e la terra lombarda.
Partito dallo status di alimento dei poveri, nella forma della polenta, il mais in Lombardia si è ambientato così bene da dare vita a cultivar autoctone.
Come le due De.Co. della vocatissima provincia di Bergamo: lo Spinato di Gandino e il Rostrato Rosso di Rovetta.
Il primo è simbolo della riconversione agricola di Gandino, un tempo dedita all’industria tessile e oggi polo di produzione di gastronomia a base di mais, dal pane ai biscotti passando per pasta e pizza.
Il comune di Rovetta invece con la De.Co. ha salvato il Rostrato dall’estinzione, visto che era rimasto un unico produttore, l’ottantenne Giovanni Marinoni. Dalla sua farina rustica cotta a lungo viene fuori la polenta più buona del mondo: densa, profumata, dai potenti sentori arcaici.
Da segnalare poi l’appassionato lavoro di Pierino Mandarino di Gallarate che nel varesotto coltiva il Mais Marano, De.Co. di Marano Vicentino (Vicenza), diffondendone le farine.
Tutte cultivar inserite nel Network Internazionale dei Mais Antichi che tutela la biodiversità.
Senza dimenticare l’opera meritoria della Stazione di Maiscoltura fondata da Luigi Fenaroli nel 1920 non a caso a Bergamo, proposta come capitale europea del mais.
Oggi si chiama Unità di ricerca per la maiscoltura e conserva centinaia di antiche varietà locali provenienti da ogni parte d’Italia, anche quelle non più coltivate: così chi volesse ritrovare e reimpiantare un mais storico tipico del proprio territorio, può farlo rivolgendosi a questa struttura.
Un modo per resistere all’eccesso di coltivazione del mais per fini speculativi dannosi per l’ambiente e lesivi del suo valore culturale, come la produzione energetica o di mangimi.