I ravioli poveri del plin in Langa, le voci della memoria in cascina
Belli da mangiare. Punto di incontro fra Comieco, quelli che fabbricano gli imballaggi alimentari, si occupano di raccolta, riciclo e recupero, e Slow Food.
All’Osteria del Treno di Milano, storico presidio milanese dei Bissolotti. Con Carlo Montalbetti, Carlin Petrini e il rettore dell’Università di Pollenzo Piercarlo Grimaldi, che ha presentato il docuvideo sulle Raviole al plin.
Esempio di avanzi che tornano a nuova vita nella Langa più povera, quella dei racconti di Fenoglio: un ripieno, il contenuto, e un contenitore, la sfoglia di pasta all’uovo, frutto dei pizzicotti (plin) sapienti di donne e comunità allargate. Diversi dall’agnolotto fatto al quadrato del Piemonte più ricco.
La campagna, la cucina e l’aia, le donne che descrivono questo gesto affettivo verso l’uomo e la famiglia, i ricordi dell’infanzia, lo show cooking vero di oggi. “Il bello è che non ce ne è uno uguale all’altro”. “E’ come dire un rosario”.
La valle del Belbo e della Bormida, “ai tempi si faceva solo lì (oggi, con varianti, in quasi tutto il Piemonte). Ma solo per Natale, Carnevale, Pasqua e la Festa del Paese. Per i parenti e i gli amici in visita con la cottura di carne dal fresco. Poi c’erano i ravioli degli avanzi, con la carne avanzata e le verdure dell’orto”.
Ogni paese, ogni famiglia aveva la sua ricetta. “Mia nonna ci metteva le frattaglie di coniglio, altri gli spinaci e la salsiccia. È una catena di montaggio a due mani, il plin ben fatto somiglia a una caramella. Quando li mangi con le mani, si ritorna bambini”.
La lunga preparazione. Le varianti. “Il papà e i nonni in una scodella col vino”. “Bolliti e serviti su una tovaglia di canapa grezza, acqua e sale”. “Si radunavano le donne di casa e le vicine, più si chiacchierava e si andava veloci. Il ritmo delle dita è musica”. Farli piccoli li valorizza. “Si contava una dozzina a persona: ci vuole tempo e costavano cari, come oro”. Il video è uno sguardo pudico nell’intimità delle cascine, ricorda Soldati e Veronelli, è antropologia del cibo come atto d’amore. I ravioli del plin del Treno sono magnifici come il menù a tema.
Tratto dal quotidiano Il Giorno del 19 settembre 2015