I vini campani storici della secolare cantina Regina Viarum, declinazioni del millenario Falerno
Cento anni di storia per l’azienda e migliaia per le origini del prodotto possono bastare per comprendere il percorso storico e la profonda consapevolezza identitaria che segna l’attività della cantina Regina Viarum, non a caso a sua volta nome che indica una strada di enorme importanza strategica per gli antichi Romani ma anche veicolo di cultura sedimentata nel codice genetico di un nobilissimo territorio della Campania, premesse a una produzione capace di porsi in continuità con una monumentale tradizione di cui va fiera tutta Italia.
Parliamo di una cantina dalle radici antiche, fin da quelle evocate dal nome, essendo Regina Viarum “ispirato all’antica arteria Via Appia che collegava Roma ai territori conquistati del Sud Italia: attraversava, quindi, l’Ager Falernus dove i Romani ottenevano il vino più pregiato dell’antichità, il vino degli Imperatori, il Falerno, decantato nelle opere di molti poeti latini, Cicerone, Virgilio, Orazio, Plinio il Vecchio e Marziale che ne hanno più volte tessuto le lodi”.
La sede della cantina è collocata “alle pendici del Monte Massico, tra il Vulcano spento di Roccamonfina e il Litorale Domitio: qui in località Barone, in Falciano del Massico, prendono forma i vigneti e la Cantina Storica di Regina Viarum, dove la straordinaria posizione e il costante soleggiamento danno vita ad un terroir unico”.
Condizioni ideali grazie alle quali l’azienda “produce, vinifica e commercializza i vini propri, tipici del territorio, curando al massimo la selezione, la cernita e la vinificazione soltanto delle uve sane e mature”.
Questo è il regno del Falerno, una “leggenda nel bicchiere” la cui origine è avvolta nel mito: “il suo nome era associato strettamente al dio Bacco, il mito racconta infatti che sulle falde del monte Massico, vicino a Mondragone e precisamente a Falciano del Massico (nell’attuale provincia di Caserta), comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio agricoltore di nome Falerno chiedendogli ospitalità il quale, nonostante la sua umile condizione, lo accolse offrendogli tutto quanto aveva, latte, miele e frutta; Bacco, commosso dalla sua generosità, lo premiò trasformando quel latte in vino che Falerno bevve, addormentandosi subito dopo: fu allora che Bacco, trasformò tutto il declivio del monte Massico in floridi e lussureggianti vigneti”.
E’ conosciuto anche con la definizione di “il vino degli Imperatori”, nonché il “più noto, più apprezzato e più costoso dell’antichità, leggendario per eccellenza” come attestato da filosofi e scrittori dell’epoca come Marziale: “se vuoi bere del vino spenderai un sesterzio; del buon vino te ne costerà due; ma se vorrai il magico Falerno dovrai essere pronto a pagarne sei”.
Ma di storia nobile ne vanta anche la cantina in sé, visto che per essa tutto è iniziato “verso la fine del XIX secolo, per continuare e rafforzarsi intorno all’anno 1936, quando il capostipite della famiglia, Michele Maddalena, vignaiolo appassionato a tempo pieno, coltivava con forte dedizione, tenacia e peculiare esperienza i vigneti di famiglia posti alle pendici del monte Massico, da cui otteneva il suo amato primitivo il Falerno, un vino destinato a soddisfare il gusto e le esigenze locali e tradizionali dell’epoca”.
La nascita della cantina è frutto della “forte volontà e autentica passione dei fratelli Maddalena, Elda e Pasquale, del nipote Michele e del genero Pasquale Angelino, quarta generazione della famiglia di vignaioli, i quali decidono anche di ammodernare e valorizzare i vecchi vigneti di famiglia attraverso un progetto che unisca alla fase di produzione anche la trasformazione e vinificazione”.
La situazione odierna invece è ben sintetizzata dal distributore della cantina, Proposta Vini, il quale spiega come “con entusiasmo e determinazione Amalia, accompagnata dalla mamma e dal fratello Francesco, oggi riesce a coniugare la gestione dei vigneti (volti a preservare alcuni ceppi su piede franco) in una logica di sostenibilità ambientale con la vinificazione in anfora nel segno di continuità stilistica che da 2.000 anni caratterizza la produzione di vino ai piedi del Monte Massico”.
Due le declinazioni del Falerno del Massico da vitigno Primitivo.
Il Vigna Barone parte da un bouquet che mette insieme erbe officinali e muschio per poi veicolare al palato mora di rovo, gelso nero, olivello spinoso, liquirizia e carruba. Denso, cremoso, tannico, carezzevole, colpisce per l’originalità del suo approccio zuccherino. Incanta il finale lungo e di infinita eleganza, segnato da ricordi di mosto cotto.
Lo Zer05 vira invece verso un tripudio di frutti rossi tanto al naso quanto in bocca, dove si riconoscono lampone, ciliegia e ribes rosso, facendosi notare per note minerali e vanigliate.
Del Falerno del Massico c’è pure la versione in bianco del Drusilla da uva Falanghina in purezza che si presenta olfattivamente con un trionfo di zagara, mentre al gusto evoca limone, ananas, pera e un cenno di ruta, fino a un tocco agrumato capace di pulire il palato.
Finale di intensa sapidità.
Per completare il nostro ritratto di Regina Viarum abbiamo chiesto ad Amalia Angelino un intervento davanti alla nostra telecamera che possiamo seguire accedendo al video sottostante.
Info: https://www.reginaviarum.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/regina-viarum/