I vini dell’Istituto Bonafous di Chieri (TO): Freisa e rari autoctoni
Di passaggio a Pessione, frazione di Chieri, pensavamo di trovare chissà quante versioni contadine della Freisa locale, delizia enoica che meriterebbe maggior fama. Entrati nel Cafè 105 di via Martini e Rossi 105, il titolare, alla nostra richiesta di una bottiglia di Freisa dal carattere veracemente autoctono, ci porta in sala, apre un armadio con fare riservato e tira fuori una bottiglia trattandola come fosse un’ampolla preziosa con dentro qualche filtro magico.
“Questa ce l’abbiamo soltanto io e gli Agnelli!” è la battuta con cui sottolinea che trattasi di produzione limitata e ben rara da trovare. “La fanno in una scuola enologica qui vicino”, mi spiega, ma sono molto riservati ed è difficile procurarsi qualcuno dei loro vini.
La scuola è l’istituto Bonafous che si trova “poco distante da Chieri in direzione di Pecetto sul versante Sud della Collina Torinese”, nato nel 2002 dalla collaborazione tra il Comune di Torino e la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della città (oggi Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari): “è stata realizzata una moderna cantina di microvinificazione dedicata alle sperimentazioni scientifiche e alla realizzazione di un vino di rappresentanza”, spiegano sul sito, “successivamente hanno partecipato altri enti come la Provincia di Torino che contribuisce alla ricerca vitivinicola provinciale”.
L’attività didattica si sostanzia nell’essere “sede per lo svolgimento delle tesi di laurea della Facoltà di Agraria, in particolare del corso in viticoltura ed enologia e delle esercitazioni degli studenti dell’Istituto per Agrotecnici di Chieri che ha sede all’interno dell’Istituto”.
Dal vigneto dell’Istituto Bonafous che si trova sulle colline a est di Torino nasce il vino che siamo riusciti a procurarci a Pessione, La Borbogliosa – Freisa di Chieri DOC 2012.
L’etichetta conferma che la produzione è limitata, mentre la vinificazione segue pratiche locali “ma adottando i criteri della moderna enologia”, con un affinamento in legno giudicato “moderato”.
In effetti la sensazione legnosa della vanillina non è invadente e lascia esprimere l’importante acidità di questo vino, i cui echi selvatici trascinano la degustazione lungo vie sterrate e tortuose, rendendo l’esperienza interessante, alla ricerca di sentori che appaiono e sfuggono in continuazione, senza allontanarsi però da un sottobosco ricco di piccoli frutti maturi.
Dal 2008 questa parte della produzione che viene venduta ha lo scopo di concorrere al finanziamento della struttura e quindi alle sua attività di ricerca.
La sperimentazione dell’istituto è “finalizzata ad approfondire le conoscenze e le attitudini alla vinificazione dei vitigni della Collina Torinese avvalendosi del patrimonio ampelografico presente nell’Istituto, in particolare il Freisa di Chieri DOC, il Bonarda e il Cari, vitigni della DOC Collina Torinese”.
Molto interessante la “collezione ampelografica di vitigni minori e rari per la conservazione della biodiversità genetica” che comprende gli sconosciuti “Montanera di Perosa, la Slarina, entrambi a bacca nera e un vitigno bianco valsusino, il Baratuciàt”, insieme a Bian ver e Malvasia moscata.
Un vero gioiello della cultura enologica italiana, la cui discrezione alimenta il fascino consolidato della propria serietà.
Info: www.cantinasperimentale.it