I vini di Castello di Uviglie, dalla famiglia Bonzano storia e autenticità del Monferrato Casalese
Una famiglia con la passione enoica totalizzante impressa nel codice genetico, capace di mettere grande cuore nel coltivare il sogno condiviso da più generazioni di un’imprenditoria agricola etica e romantica, ma al tempo stesso depositaria di sapienza e intelligenza analitica tali da permettere di comprendere la profonda e preziosa attitudine vitivinicola del proprio territorio d’elezione, con massimo rispetto per il passato ma assumendosi la responsabilità di concorrere a riprogettare il futuro: per questo i Bonzano rappresentano una di quelle realtà che mettendo insieme legami parentali e attività aziendale fanno grande il mondo del vino dando pure un contributo alla crescita reale del Paese, come dimostra nella parte più recente della loro lunga storia il lavoro svolto sotto la nobile egida secolare del Castello di Uviglie, monumentale realtà di quelle colline del Monferrato riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Del maniero, con sede in quel di Rosignano Monferrato in provincia di Alessandria, i Bonzano vogliono celebrare un’attitudine vitivinicola che affonda le radici nella sua fondazione datata 1491, consapevoli di un’eredità aziendale che conta ormai più di cinque secoli, quelli trascorsi dalla messa a dimora della prima vite all’interno delle proprietà del Castello di Uviglie: “oggi, come allora, questa coltivazione preserva l’identità del castello e di un territorio, lo stesso che si caratterizza per un terroir d’eccezione fatto di bricchi solitari, terre bianche e millenarie cave sotterranee”, spiegano i produttori.
Gli attuali gestori se ne prendono cura dal 2020, nel loro consueto modo illuminato, quindi portando la struttura a essere “una dinamica realtà produttiva in regime di sostenibilità che opera all’insegna di una promessa: vedere il Monferrato tra i territori prestigiosi del Piemonte, salvaguardandone i vitigni autoctoni e affiancandoli ad una sperimentazione d’eccellenza, lo Spumante Metodo Classico”, perché Castello di Uviglie “è la Storia di chi l’ha abitato e l’ha reso un punto di riferimento enoico per il Monferrato, la tradizione di chi, come la famiglia Bonzano, coltiva e rispetta ciò che è stato, all’insegna delle nuove tecnologie produttive”.
Il rispetto e l’identificazione con il Monferrato è dovuto al riconoscere a tale area la capacità di dispensare insegnamenti naturali da applicare nell’attività vitivinicola, tanto da elevare a missione la traduzione dei vini di Castello di Uviglie in specchio del territorio in cui dimorano.
Un rapporto speculare concretizzato nella scelta di valorizzare la tradizione, ponendo massima attenzione a vitigni autoctoni quali Barbera, Albarossa e Grignolino, ritenuti a ragione “espressione più autentica delle colline del Monferrato Casalese”.
In questo modo una produzione tra le più antiche del Piemonte “oggi è valorizzata grazie a un completo rinnovamento degli spazi e all’utilizzo delle ultime tecnologie: le stesse sono pensate per dare valore alla Storia e a un territorio che sa e deve distinguersi, attraverso la propria identità e le abilità di imprenditori competenti, dinamici e appassionati, come la famiglia Bonzano”.
La serietà d’azione di questa realtà è stata vergata anche nella forma di un Manifesto in cinque punti: “saper interpretare e quindi valorizzare; a ogni terra il suo vitigno così come a ogni uomo la sua vocazione: i nostri vini hanno storie e destinazioni differenti, ognuno pensato e fatto nascere per accompagnare il suo momento”…
… bilanciamento generazionale, per cui “il passato custodisce la tradizione ma è nel presente che vive il futuro: il progetto Vino della famiglia Bonzano è infatti espressione di una perfetta collisione generazionale dove, l’esperienza imprenditoriale di Massimo, Enrico, Stefano e Simonetta sposa la visione e l’entusiasmo di Francesca, Beatrice e Davide, le nuove generazioni già attive in azienda”…
… con arte e vino che si incontrano all’interno della cantina e identificano l’approccio della famiglia: “garantire esperienze autentiche, dove i cinque sensi si completano, nuove emozioni prendono forma e si costruisce un ricordo”…
… con l’obiettivo di essere un modello “perché capaci di raccontare il Monferrato al Mondo: abbiamo così solcato una strada che oggi è un modello da seguire”…
… infine “per dare valore alla terra e all’uva: le nostre radici affondano nella storia di queste colline di cui, da sempre e in maniera differente, ci siamo presi cura, ne conosciamo l’attitudine e ci impegniamo per tutelare la biodiversità, un patrimonio che abbiamo il compito di poter condividere con le prossime generazioni”.
Tra i patrimoni in gestione ai Bonzano, uno si trova sotto “i nostri piedi, destinato a meravigliare”: si tratta delle antiche cave sotterranee di pietra da cantone del Castello di Uviglie…
… le quali “con i loro 10.000 metri quadrati, raccontano di un fondale marino, antico 17 milioni di anni: le nostre viti affondano così le loro radici attraverso la Storia”, ma non è tutto, perché “la pietra da cantone è la stessa che ha disegnato le geografie urbane del Monferrato Casalese, infatti si tratta del primo materiale utilizzato per la costruzione delle case che ancora oggi si abbarbicano tra i pendii delle colline”.
Le Cave “sono visitabili al pubblico e destinate all’affinamento dei vini: nello specifico, qui riposano i nostri Metodo Classico”.
L’Extra Brut Le Cave è un metodo classico che assembla Pinot nero al 65% e Chardonnay al 35%, inondati del fascino di un’elevazione in cave di tufo del Castello d’Uviglie originarie del secolo XI, con una permanenza sui lieviti di 44 mesi: l’olfatto è subito invaso dalla fragranza degli agrumi con una nota di gelsomino, mentre in bocca si manifesta una preminenza dell’impronta golosamente aspra del limone, la quale si arricchisce istante dopo istante di ananas, pera Williams e yuzu, fino a un delicato tocco di tè verde.
E’ tutta uno spettacolo la sua evoluzione tanto nel dato cromatico quanto nel palato, partendo dal fascino di quel suo perlage etereo e proseguendo con l’accelerazione della salivazione che testimonia lo sviluppo di una beva entusiasmante.
Passando ai rossi, il Bricco del Conte si pone come base in tutti sensi delle varie declinazioni di Barbera del Monferrato per il suo mantenere la maggiore fedeltà possibile alle caratteristiche intrinseche dell’uva di partenza, svolgendo fermentazione malolattica in cemento e maturando in vasche d’acciaio: l’assenza di passaggio in legno consente al vino di scatenare tutta la sua esuberanza fruttata, pienamente avvertita nel bouquet, mentre la bocca viene subito conquistata da un potente impatto zuccherino che rapisce la lingua, con lo sviluppo di sentori di fragola, gelsi e cioccolato bianco. Grande bevibilità, per un nettare molto seducente.
Tra i diciotto e i venti mesi di fermentazione malolattica in tonneaux francesi invece per la Barbera Superiore del Monferrato chiamata Pico Gonzaga che parte da note olfattive di terra boschiva, passando al palato da cacao, amarena e prugna. Il corpo è snello, la beva agevole, con un’amabilità che nasconde elegantemente il possente piglio alcolico. Con l’ossigenazione, diviene via via carezzevole.
Il Barbera del Monferrato Superiore Le Cave è un trionfo olfattivo di sottobosco che mantiene tale impatto anche al gusto dove riporta mora di rovo, fragola e ribes rosso insieme a prugna e amarena, inebriando di esultanza fruttata un sorso felice come non mai.
Il meraviglioso Grignolino del Monferrato Casalese si esprime in purezza al suo massimo nel San Bastiano Terre Bianche che porta all’olfatto l’ambiente silvestre insieme a cenni di prugna disidratata, mentre alla bocca suggerisce gelso nero, fragolina di bosco, susina di Dro, amarena sotto spirito e l’acidità suggestiva del karkadè.
La beva è strepitosa, in linea con un finale impagabile imperniato su una fantastica impronta zuccherina.
Grande attenzione da riservare all’Albarossa, fortunato e felice incrocio di Nebbiolo e Barbera firmato da Giovanni Dalmasso nel 1938 e da diversi anni ormai in costante ascesa nella reputazione come nel gradimento generale: qui viene consacrato dall’eccellente interpretazione del Monferrato Rosso 1491 che già al naso manifesta enorme personalità innestando la vezzosa violetta in un turbinio di spezie, mentre in bocca si riconoscono mirtillo, lampone, marasca, fragola Candonga caramellata e pepe di Sichuan.
Grande struttura, raro equilibrio, tannico nella maniera più piacevole possibile, dispone di una complessità sensoriale fantasmagorica che si lascia cullare in un finale di infinita persistenza.
Come bianco si fa parecchio valere l’irresistibile Chardonnay Piemonte Ninfea che incanta con il suo bouquet di frutta esotica, per poi incuriosire il palato con il bell’ingresso amaricante di ruta capace di arricchirsi di cedro, avocado e ananas candito.
La costante gradevole acidità in sottofondo rende ghiotta la beva e ingentilisce l’importanza alcolica.
Vino dalla rara forza di seduzione.
Il Bricco del Ciliegio ottenuto da uve appassite 50% Chardonnay e 50% Sauvignon stupisce con un inatteso bouquet di mandorla ed erbe officinali, mentre in bocca è un susseguirsi di mela cotogna, zeste di arancia candita e camomilla.
Denso, spudoratamente zuccherino, dal finale balsamico, incanta con il suo colore oro dalle suggestioni bizantine.
Suadente e spiazzante la sua capacità quasi ossimorica di scatenare l’entusiasmo dei sensi e al tempo stesso indurre in meditazione.
A parlarci del grande progetto di Castello di Uviglie è Francesca Bonzano, Marketing & Communication Manager dell’azienda.
Info:
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/castello-di-uviglie/