I vini di Tenute Sella, dal 1671 arte del Nebbiolo tra Lessona, Bramaterra e Coste della Sesia
Una cantina che come un secolare tralcio di vite affonda le radici nel terreno profondo dell’identità del Paese per poi intrecciare la storia aziendale con quella nazionale come fossero viticci che si avviluppano vicendevolmente, traendo la prima linfa dal Rinascimento fendendo le nebbie medioevali con l’illuminazione dell’impresa pionieristica per poi spargere vitalissimi germogli dai primi vagiti della rivoluzione industriale all’appena conclamata Unità d’Italia, per fornire soddisfazioni a grappoli dal ’900 in poi tra premi, riconoscimenti formali e soprattutto il plauso di chiunque abbia assaggiato anche un solo sorso dei suoi monumentali vini: rivaleggiano sentimenti di rispetto e stima nel parlare delle Tenute Sella che con quell’anno 1671 associato al nome più che mai riversano nelle loro bottiglie un portato culturale dalla densità unica.
Siamo in Alto Piemonte, con una sede significativamente fissata nell’iconica Lessona in provincia di Biella, vocato regno del Nebbiolo in una delle sue classificazioni più amate.
Le prime tracce narrate dall’azienda sono del 1436, secondo una data riportata sull’atto d’acquisto di una vigna in Lessona da parte della famiglia de’ Bulgaro presso la località al Zoppo che ancora oggi rientra tra i possedimenti della famiglia Sella, la cui attività tessile è invece iniziata nel 1570 nel settore delle stoffe facendo produrre tessuti dagli artigiani della lana e finanziando gli imprenditori della comunità locale.
Il 1671 individuato come data di nascita delle Tenute Sella è stato ricavato da un atto notarile in cui si riporta che Comino Sella in quell’anno acquistò delle vigne proprio in Lessona, ritenuta già allora un piccolo ma significativo territorio vinicolo grazie alla sua lunga tradizione di vini rossi di pregio “frutto di nobili terre e sabbie di un antico mare”. Si è trattato di un visionario investimento “di eccedenze di cassa provenienti dalle attività industriali tessili della famiglia” che ha condotto alla creazione di un mito imperituro del mondo vitivinicolo, un progetto portato avanti nei decenni anche dai discendenti della medesima famiglia che tra il XVII e il XIX secolo hanno stipulato numerosi atti di compravendita frutto della determinazione a proseguire nell’attività investendo in terreni vitati a Lessona.
E’ avvenuta così una crescita sistematica con particolare slancio nell’800, quando la Tenuta si allarga alla regione del Bramaterra e realizza una cascina mentre un altro ramo d’azienda fonda nel 1886 la Banca Sella, senza dimenticare sul piano del prestigio che nel 1870 il ministro delle finanze Quintino Sella brindò all’unità d’Italia con un bicchiere di Lessona.
Il ’900 si apre con i primi premi alla produzione, mentre nel 1941 il Lessona conquista il plauso della Commissione Enologica Nazionale che lo inserisce tra i vini più pregiati d’Italia. Negli anni ’70 grazie anche all’impegno di Tenute Sella giungono le attribuzioni delle Doc a Lessona e Bramaterra.
In mezzo, l’ulteriore ampliamento aziendale alla zona Coste della Sesia e la fondazione da parte dei rami della famiglia di un’importante tenuta vitivinicola in Sardegna.
Il presente è fortemente segnato da un approccio alla sostenibilità ambientale che “si sostanzia attraverso la tutela del suolo, viticultura integrata e tutela della biodiversità”, evitando “un accumulo di inquinanti tutto ciò permette di migliorare nel tempo l’equilibrio della vigna” e cercando “soluzioni olistiche ai problemi viticoli con una visione d’insieme dell’intero processo produttivo ed ecologico”.
In questo composito panorama sono sempre state mantenute le peculiarità di ogni singolo terroir, con la consapevolezza che natura e composizione del suolo concorrono a determinare le differenze in grado di arricchire la ricchezza della proposta di Tenute Sella, ben argomentata da studi e profonde analisi.
Da queste si apprende come nel Lessona la mistura che compone la terra “è estremamente caratteristica: sulle colline l’amalgama è costituita da antichissime e fertili sabbie plioceniche, intervallate da chiazze di loess argilloso, i fondi valle invece sono ricchi di giacimenti fossili di conchiglie”, mentre il terreno è tra i più acidi sul panorama vitivinicolo europeo.
Per il Bramaterra invece “l’origine geologica dell’area risale al lontanissimo Permiano, quando si formarono le caratteristiche isole di porfido quarzifero dal processo di raffreddamento di magma ricco di gas, oggi trasformato in preziose sostanze nutritive”.
Il Coste della Sesia infine è frutto di “terreni composti da argille caoliniche, scheletro anche di media dimensione, sabbie marine e marne”.
Così ogni porzione della tenuta “ha una storia da assaporare”, come testimoniato dai vini prodotti.
Tre le espressioni del Lessona da noi valutate, tutte scaturite da un blend di 85 % Nebbiolo e 15% Vespolina.
Abbiamo individuato nel clamoroso San Sebastiano allo Zoppo la pietra angolare di questa serie: di immensa personalità già il bouquet che si apre su note erbacee, ambiente di selva ed echi di cuoio, mentre sul palato dopo le iniziali sensazioni di clorofilla giungono con nerbo susina di Dro, olivello spinoso, corbezzolo, barbabietola e un cenno di aneto.
Dal rigore classico, un nettare privo di ruffianeria che ricongiunge con lo spessore sensoriale tipico di questa terra.
Nelle altre due versioni, quella base si accosta con più dedizione alla purezza del frutto, partendo dal sottobosco all’olfatto per giungere al gusto proponendo fragola, ciliegia, mirtillo, chiodi di garofano e carruba, in un trionfo di succosità che alimenta una beva irresistibile.
Il Lessona Omaggio a Quintino Sella si distingue dai precedenti per una decisa impronta speziata che dispensa tra il naso e la bocca liquirizia, pepe nero, bacche di sambuco e rabarbaro, distribuendo cenni di mineralità e impressioni balsamiche.
Tutto questo per giungere a una complessità consolidata dal tempo di maturazione fino a essere monumentalizzata.
Il Bramaterra scaturisce da un assemblaggio di 70% Nebbiolo, 20% Croatina e 10% Vespolina, portando il naso a inseguire la violetta tra tabacco e torba, mentre al palato si impongono lampone, visciola, mora di rovo, prugna essiccata e tarassaco.
Domina ogni eccesso trattenendo tanto i tannini quanto le spinte amaricanti e al contempo quelle zuccherine, giungendo a un ammirevole equilibrio.
Tre referenze da Coste della Sesia.
Orbello è un Nebbiolo al 90% accostato a Vespolina per il 5% e Cabernet Franc sempre per il 5% che al sottobosco del naso affianca gusti di gelso nero, ribes rosso, marasca, cioccolato fondente, spingendo con decisione sulla seduzione aromatica.
Nel Majoli il Nebbiolo in purezza si esprime in un rosato dall’ammaliante carattere agrumato, tra zagara associata alla rosa nel bouquet e pompelmo rosa che impreziosisce in bocca un insieme che contempla pure melagrana, arancia rossa sanguinella, yuzu, fragolina di bosco e karkadè.
La rappresentanza del bianco è affidata al Piandoro, unione di Erbaluce e Riesling che al naso lascia individuare vaniglia e alta pasticceria, mentre riserva al gusto limone femminello, susina gialla e alchechengi, entusiasmando subito con un goloso impatto di acidità intensa mista a uno stimolante tono aspro, dando vita a una beva in grado di alimentare continuamente la golosità.
Tanta ricchezza di valori storici, culturali e organolettici merita un approfondimento: lo abbiamo affidato alle parole di Riccardo Giovannini, nel video che segue.
Info: https://tenutesella.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/tenute-sella-1671/