I vini mantovani: le aziende del Lambrusco
Esiste un Lambrusco istrionico e dalle mille personalità ancora da svelare appieno, destinato a conquistare fette sempre maggiori di pubblico, adesso che se ne sta diffondendo a dovere la conoscenza: è quello mantovano, sempre più amato, come dimostra il successo riscosso nello spazio che si è ricavato a Expo.
Sarebbe più corretto parlare di lambruschi mantovani, per la pluralità di tipologie organolettiche, con differenze spesso marcate dovute al contributo di vitigni e terroir ben diversi tra loro.
Stupefacente la qualità media di questi vini vivacissimi e intensi, capaci di controllare e indirizzare abilmente certe tendenze zuccherine e di esprimere un’inattesa struttura solida e decisa in fase di degustazione.
A dir poco avvincente quindi esplorare tutto lo spettro cromatico di questo arcobaleno di sapori: lo approfondiamo in questo secondo articolo sui vini mantovani.
La Cantina Virgili (www.cantinevirgili.com) è un baluardo del territorio enoico del mantovano, forte della sua fondazione nel 1900.
L’azienda produce Lambruschi, vini fermi, bollicine e distillati.
Il Pjaföc Imperiale (nome omen…) è un sontuoso blend dei vitigni nativi della pianura padana che danno vita al Lambrusco Mantovano, come Ruberti, Salamino e Ancellotta: elegante il suo bouquet di fiori di campo.
Il Loghino Dante intreccia Lambrusco Ruberti, Marani, Maestri e Ancellotta, per raggiungere un’immediatezza fatta di acidità fruttata.
Da decenni la Cantina di Carpi e Sorbara è sinonimo di aggregazione contadina in nome del Lambrusco.
Simbolo della vitalità dei suoi nettari, La Torre Rosso, un Lambrusco Mantovano dalla spuma di straordinaria persistenza che rende cremoso il sorso, conquistando ogni tipo di bevitore, anche il meno esperto.
Esuberanza che si ritrova nel 1946, pure questo contrassegnato dalla suggestiva dicitura “Dalla terra dei Gonzaga”: un’occasione da sfruttare per conoscere un’altra declinazione del Lambrusco Ruberti, qui in purezza.
Della Cantina Sociale Cooperativa di Quistello (www.cantinasocialequistello.it) è nota la vivacità gestionale: spesso la si incontra tra fiere e manifestazione enologiche.
Frutto della convinta promozione di un lambrusco autoctono molto particolare, il Grappello Ruberti, insieme a un florilegio di altri vitigni territoriali come Marani, Maestri, Salamino, Ancellotta, Fortana e Uva d’oro.
Il Monovitigno Lambrusco Ruberti si esprime con pienezza nell’80 Vendemmie; è un vino cangiante che reagisce con estrema sensibilità alla temperatura di servizio: basta qualche grado di variazione per alimentare o fare sparire del tutto una naturale propensione all’abboccato.
Tutto si ammorbidisce invece nell’80 Vendemmie Rosato, versione tenue e ancora più beverina del Lambrusco Ruberti, attorniato da altri vitigni locali.
Lo stesso vitigno lo si ritrova nel Lambrusco Mantovano Rossissimo (con Maestri, Salamino e Ancellotta) e nel Gran Rosso del Vicariato di Quistello (con l’ Ancellotta): un invito a una sorta di verticale, per cogliere le diverse sfumature, da quelle floreali del primo all’impronta fruttata del secondo.
Il tipico abboccato locale si propone anche nel GranBianco di Quistello, Chardonnay in purezza, mentre è una felice curiosità l’assaggio del Trebbiano di cui è composto il Bianco di Quistello.
La Cantina Sociale di Gonzaga (www.cantinagonzaga.it) già dal nome echeggia il nobile passato del suo territorio, oggi contrassegnato da un felice presente vitivinicolo. La Cooperativa ha una gamma di prodotti copiosa come i suoi soci.
Citazione per lo Spumante Mantè Extra Dry, singolare miscela di Lambrusco e Chardonnay che spiazza e conquista al tempo stesso, tra profumi di zagara e sentori di frutta esotica.
La Cantina Sociale di Viadana (www.cantinaviadana.it) mette in bottiglia un’antica propensione al lavoro in comune dei vignaioli locali, sparsi per i comuni della stessa Viadana e di Sabbioneta, Pomponesco e Dosolo. La cantina consente di conoscere una storica varietà autoctona che meriterebbe decisamente maggiore fama, tipica dei filari tra Viadana e Sabbioneta.
Ne è eccellente espressione il Cavalcabó, decisamente un Lambrusco altro, dall’identità unica e inconfondibile, per la raffinata fragranza dal garbo agreste.
La quintessenza territoriale si avverte poi nel VS, Lambrusco Mantovano DOP Viadanese Sabbionetano, in cui l’autoctono si manifesta in vesti eleganti che profumano di campo.
Ulteriore declinazione del vitigno, il Krasì, versione rosè che ne rivela la più intima anima delicatamente carezzevole.
Altre potenzialità da esplorare con Il Salico, in cui il Lambrusco Viadanese (al 40%) rivaleggia con il Lambrusco Marani (60%), in un singolar tenzone di percezioni tutto da godere per il palato.
Le Cantine Giubertoni (www.cantinegiubertoni.it) sono espressione di una saga lunga cinque generazioni che ha attraversato la storia dell’Oltrepo Mantovano, tanto da raccontarla con i suoi vini, come nel caso del Lambrusco IGT Vecchio Ponte che ricorda proprio un ponte di San Nicolo Po distrutto durante la seconda guerra mondiale: è un corposo assemblaggio di Salamino, Ruberti e Ancellotta in grado di affrontare anche piatti impegnativi, con la tempra da grande rosso.
Il Lambrusco Mantovano DOC punta sul sottobosco del Salamino (85%), infiorettato dall’Ancellotta (15%), mentre il Lambrusco Mantovano DOP dall’abbraccio di Salamino e Viadanese tira fuori florealità complesse e composte di frutti rossi.
Spiazzante il Sole d’Inverno, rara ma tutt’altro che proditoria vinificazione in bianco del Lambrusco (80% Marani, 20% Salamino): bellissima sorpresa l’intensità vinosa che esprime, insieme a un insospettabile corpo.
Zero fa riferimento all’assenza dei solfiti, percepibile nell’estrema pulizia di questo Lambrusco Maestri in purezza che si fa ricordare per un’originalità fuori dal comune. Da provare la versione Lambrusco Rosato
dello stesso vino, in cui il frutto si fa più acerbo e l’acidità amplifica la beva.
Alle Cantine Lebovitz (www.cantinelebovitz.it) si coccolano quei terreni che il fiume Mincio nella sua corsa verso il Po rende di grande fertilità.
Vino di punta, il Rosso dei Concari, la cui importanza è sottolineata dal pregevole design di una bottiglia a slanciata piramide smussata. Il blend di Viadanese 50%, Maestri 30% e Marani 20% versa nel bicchiere una robusta consistenza materica che sembra di provenienza ipogea.
Più sfumato e complesso Al Scagarun, uvaggio di Ruberti 45%, Maestri 30%, Marani 20% e Ancellotta 5%, molto affabile, fino a una ruffianeria da cui ci si lascia sedurre.
Il Rosè è una rarità da non perdere, per chi interessato alla spumantizzazione delle uve di Sorbara: la gentilezza di un bouquet di fiori con la forza olfattiva di un roseto con i boccioli schiusi.
La Vinicola Decordi da quasi un secolo presidia il buon vino della Bassa Padana cremonese.
Il Cortesole, definito in etichetta senza mezzi termini “Il Lambrusco”, assolutizza l’incastro di Maestri, Marani e Lancellotta, spargendo stimolante sapidità su un’intrigante dolcezza di fondo.
Gli stessi vitigni rendono amabile un Rosato che si lascia bere con grande semplicità.
Coraggiosa poi la vinificazione in bianco di Lambrusco Marani, Maestri, Salamino e Ancellotta: rinunciando a vagiti tanninici, non perde rotondità né corpo, portando sentori agrumati che rinfrescano il palato.
La coscienza ambientale poi si traduce in vino con il SuperBio, vino biologico che sostiene le attività della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli).
Ce n’è abbastanza per fare uno o più tour per le cantine del mantovano, uno dei pochi territori ancora di grado di regalare sussulti inediti agli amanti del vino.
Info: www.vinimantovani.it