I vini mantovani: le cantine dei Colli Morenici
La reputazione dei vini mantovani è in vorticosa crescita, ma la loro notorietà non è ancora elevata quanto la qualità che esprimono.
Un gap probabilmente dovuto allo spirito contadino di diverse aziende che hanno sempre pensato soprattutto a lavorare sodo e a far parlare i loro prodotti, prima di accedere ai volani promozionali dei media.
Volani che oggi si sono messi in moto e stanno consentendo ai consumatori di scoprire un mondo enologico molto composito ed estremamente affascinante, fatto di vini capaci di dare grande soddisfazione sul piano del piacere, ma appagando anche l’intelletto con le loro storie antiche.
Il terreno recuperato è già tanto se si considera che soltanto da tre anni esiste un Consorzio Vini Mantovani, scaturito dalla convergenza “di esperienza e capacità dei tre preesistenti consorzi vinicoli mantovani, allo scopo di potenziarne l’azione e razionalizzare le risorse”.
Molto intelligente la suddivisione in due aree di produzione: il Lambrusco Mantovano e i vini delle Colline moreniche mantovane.
Un modo per razionalizzare l’esposizione di gamma molto ampia di vini che all’immancabile Lambrusco Mantovano affianca “rosati, rossi, Cabernet, Merlot, Chardonnay, Pinot bianco e grigio, Sauvignon, compresi Passiti e Spumanti”.
Ci vorranno quindi due articoli per tratteggiare un accenno a tanta ricchezza: un invito ad approfondire una realtà capace di regalare parecchie sorprese.
In questa prima parte, ci occupiamo delle Aziende dei Colli Morenici del mantovano. Come annuncia la terminologia fisica utilizzata, sono territori nati da depositi glaciali preistorici: materiali che mettono insieme elementi pietrosi, sabbiosi e limosi, creando terreni fertili in grado di apportare nutrienti particolari alle piante, in grado di contribuire alle caratteristiche organolettiche delle viti e quindi dei vini che se ne traggono.
Andiamo a conoscere le aziende che fanno parte di questo raggruppamento e alcuni dei loro vini.
L’Azienda Agricola Bertagna (www.cantinabertagna.it), appartenente all’omonima famiglia, ha i vigneti collocati nel parco naturale del Mincio, tra Solferino e Castellaro Lagusello.
Filosofia della struttura, l’utilizzo di tecniche tradizionali “tramandate di padre in figlio” e la pratica dell’affinamento dei vini in botti di rovere.
Esplosiva la mineralità del Montevolpe Bianco, Chardonnay in purezza di grande beva. Singolare il Montevolpe Rosso, da vitigni Merlot (40%), Cabernet (40%) e Corvina (20%): il brio iniziale muta in spessore tannico, senza perdere una spiccata acidità ed evidenziando un abboccato fruttato con note di pepe. Dallo stesso blend scaturisce il ben nerboruto Passito rosso Dolce Volpe.
L’Azienda Agricola Montaldo (www.cantinevirgili.com) è una realtà che la cantina Virgili ha acquisito “da viticoltori del basso mantovano credendo nella potenzialità della zona collinare”. Un’acquisizione vissuta come culturale, trovando conforto nei versi del conterraneo Virgilio: “… e in alto sulle balze sassose dei colli, diventa dolce, maturando, l’uva” (Georgiche II 522).
Prodotto simbolo, il Rays: si presenta in bottiglia emiliana compatta, preludio di un Lambrusco solidamente radicato nella tradizione, con le uve Ruberti, Marani, Maestri e Ancellotta, echeggiante ancora distese di prati con fiori di colori accesi.
L’Azienda Agricola Ricchi (www.cantinaricchi.it) con la sua cantina è tanto attenta nella comunicazione quanto nel prodotto da versare nel bicchiere. Da generazioni asseconda e gestisce le condizioni climatiche che rendono particolarmente vocati i suoi terreni vitati.
Nelle Vigne del Mincio vengono coltivati Tocai, Merlot, Cabernet e Sangiovese.
Il Rosso Cornalino 50/50 è un taglio bordolese con la perfetta condivisione tra Merlot e Cabernet. L’utilizzo di sole grandi botti di legno di secondo uso e per un breve periodo, permette al blend di esprimere le sue qualità varietali con un frutto fresco accompagnato da buona acidità.
Il Bianco Mandorlo racconta la storia ancora poco nota del buon acclimatamento del Tocai in terra lombarda (è presente anche in alcune aree del bresciano): il nome annuncia l’effettiva predominanza della mandorla, tanto nell’aroma fresco quanto nel tocco di amaro di quella tostata.
Di grande pregio i Cru Stefanoni, da uve Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Chardonnay, Merlot, Garganega e Moscato giallo.
Il Meridiano, Chardonnay in purezza, presenta un corredo olfattivo irrobustito da un breve appassimento delle uve e dalla maturazione in botti di legno di rovere, rendendo corposo il sorso.
Il Ribò, 75% di Cabernet Franc e 25% di Cabernet Sauvignon, è ispessito dalla lunga macerazione che ne potenzia la percezione muscolare.
Tra i cru, pure il Passito Le Cime, 50% Garganega e 50% Moscato giallo, due uve estremamente portate a esprimersi al meglio nella vinificazione dolce: qui offrono un bel campionario di composte e gelatine di frutta.
La produzione di bollicine ha invece il suo apice in Essenza 0, metodo classico pas dosè a prevalenza Chardonnay, ma con un 25% di Pinot nero in grado di conferire la classica nota di crosta di pane tra le maglie di una gradevole complessità.
La Cantina Borgo la Caccia (www.borgolacaccia.it) è incastonata nella zona collinare morenica di Pozzolengo, nel bresciano. Nella sua Tenuta si applica una responsabilità sociale che prevede difesa della natura, anche nei metodi di coltivazione, nonché il sostegno di comunità di recupero.
La selezione è varia. Il Poggio del Piviere è un Pinot Grigio che punta decisamente sulla mineralità, senza arretrare nella consueta gradevolezza beverina donata dal vitigno.
Il Carmenoire, da tempo coltivato in zona, assume carnosità con l’affinamento in barrique per sedici mesi.
Molto convincente Aurelio, un Merlot in un’inedita versione speziata tutta da scoprire.
Il Nerone, Cabernet in purezza, pur possente, non lesina un caleidoscopio di sensazioni di frutta con screziature piccanti.
La Cantina Colli Morenici (www.cantinacollimorenici.it), incastonata tra i castelli di Ponti sul Mincio, intercetta il microclima del vicino Lago di Garda per produrre i vini tipici della del Garda Colli Mantovani DOC.
Il Bolero è un Cabernet Sauvignon invecchiato parte in acciaio e in prevalenza in legno, di spessa consistenza e aromaticità.
Inevitabile in questa zona produrre un rosato, come il Due Rose, blend di Merlot, Cabernet e Rondinella che attinge agli effluvi linfatici delle uve, donando un fresco dinamismo nel bicchiere.
Sorprende l’intensa personalità del Mezzo Secolo, Lambrusco che mette insieme le qualità Salamino, Maestri e Marani: pur nell’estrema bevibilità, si impadronisce del palato profumandolo come una fruttaia.
La Fattoria Colombara dei Fratelli Gozzi (www.fattoriacolombara.com), quartier generale in località Olfino a Monzambano, dagli anni ’20 a conduzione familiare, ha una produzione variegata che permette di spaziare tra diverse tipologie di vinificazione.
Superbo il cru Vigna Magrini, da attenta selezione di uve Merlot e Cabernet Sauvignon, austera applicazione del taglio bordolese.
Di grande temperamento anche Le Falme, Moscato Giallo in purezza che la vendemmia tardiva innerva di gradevoli tinte abboccate.
Il Chiaretto dell’azienda esplicita le peculiarità di freschezza floreale del rosato prodotto nei Colli Mantovani del Garda, annunciate da profumi insinuanti.
Il Rubino è la vinificazione in rosso del precedente, con uve Merlot, Rondinella, Rossanella e Sangiovese, dove si affacciano delicati tannini.
Terre di Olfino, uvaggio di Garganega (40%), Trebbiano Giallo (30%), Chardonnay (20%) e Riesling Renano (10%), porta il bevitore a individuare il contributo aromatico di ogni singola bacca, con una beva stimolante.
Destinato a sicuro crescente successo lo Spumante Rosa che l’insieme di Pinot nero e Rondinella rende contemporaneo nel gusto.
Più intransigenti le bollicine dello Spumante Rugiada, da Chardonnay in purezza, perfetto vino per un pasto importante.
La famiglia Cobelli a Bande di Cavriana prosegue l’attività di sempre, con i vini definiti con il soprannome del bisnonno Sebastiano, Bastià (www.cantinacobellibastia.it).
Da provare il suo Tocai in purezza, nel Bianco dei Bastià, il quale non teme di aggiungere alle note più semplici anche un tocco di gusto amaro.
Dalla stessa uva creano l’eccellente passito Sebastiano, la cui pressatura con tutte le raspe consente di mantenere l’intero arcobaleno gusto-olfattivo, con un sinuoso alternarsi di dolce e amaro, contrassegnata da un vena agrumata in cui si evidenzia il bergamotto candito.
La Tenuta Maddalena (www.tenutamaddalena.it) si pregia della suggestiva collocazione nell’Oasi del Parco Naturale del Mincio, dove sfrutta i pregi pedologici di terreni calcarei.
Se ne ha un saggio nei vini.
Il Monte Cervo, Merlot in purezza, si fa notare per la sapidità diffusa in un ordito masticabile di frutta e spezie.
Nel D’Alloro invece è lo Chardonnay a esprimersi in purezza, irrorando la lingua con rivoli di sentori e profumi che sembrano attraversare la natura stessa del Parco, tra fiori ed erbe, creando un ventaglio di sensazioni che prolunga il piacere della degustazione.
La prossima settimana questo emozionante viaggio nei vini mantovani proseguirà con le aziende del Lambrusco.
Info: www.vinimantovani.it